Medici di base sempre meno e più anziani: in Emilia ne mancano 536 all’appello
Grazie ai corsisti si coprono i posti vuoti: la metà dei dottori sfora il numero massimo di assistiti previsto, che è di 1.500
Bologna Il medico di base, figura da sempre punto di riferimento per intere comunità, sta diventando sempre più raro e quando c’è è obbligato a prendersi cura di un numero sempre maggiore di pazienti. È quanto emerge dall’ultimo rapporto elaborato dalla Fondazione GIMBE che stima 2.900 medici di famiglia mancanti all’appello e prevede che entro il 2025 se ne perderanno oltre 3.400. Dal 2019 al 2023 il numero dei medici di medicina generale in Italia è diminuito del 12,7% con il calo più significativo in Sardegna (-39%) e considerato il rapporto di 1 MMG ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000), al 1° gennaio 2024 in Emilia-Romagna mancano 536 medici di medicina generale. Sempre secondo il rapporto Gimbe, l’Emilia Romagna è al quarto posto tra le regioni italiane dove il problema è più sentito. In cima alla classifica c’è la Lombardia con 1.525 medici mancanti, seguita dal Veneto con 785 e dalla Campania con 652.
Stima del numero di MMG mancanti al 1° gennaio 2024
Regione | Medici Mancanti |
---|---|
Lombardia | 1525 |
Veneto | 785 |
Campania | 652 |
Emilia-Romagna | 536 |
Piemonte | 431 |
Toscana | 345 |
Puglia | 267 |
Lazio | 254 |
Friuli Venezia Giulia | 151 |
Sardegna | 136 |
Marche | 136 |
Liguria | 112 |
Prov. Aut. di Bolzano | 86 |
Calabria | 66 |
Prov. Aut. di Trento | 57 |
Valle d'Aosta | 14 |
Abruzzo | 9 |
Problema nazionale
A livello nazionale la carenza di medici di famiglia ha raggiunto livelli critici: mancano all’appello 5.500 medici di medicina generale, mentre il 52% di quelli in attività supera i 1.500 pazienti. Per legge infatti occorre un medico ogni 1.300 pazienti: questo è il rapporto ritenuto ideale per garantire l’assistenza. Tuttavia il limite sale in genere a 1.500 pazienti proprio a causa della carenza di personale. Per periodi limitati e in casi eccezionali è concesso un aumento provvisorio dei pazienti a 1.800. Eventualità che in passato si verificava di rado e che oggi invece è sempre più frequente. Il numero viene infatti spesso superato attraverso deroghe disposte dagli Accordi Integrativi Regionali, per esempio sale fino a 2.000 nella Provincia Autonoma di Bolzano, o deroghe locali per indisponibilità di MMG e scelte temporanee del medico come nel caso di extracomunitari senza permesso di soggiorno, non residenti. Il numero medio di assistiti per ciascun medico in Italia è aumentato a 1.374 con variazioni regionali che vanno dai 1.100 del Molise ai 1.548 della Provincia autonoma di Bolzano, portando a una difficile accessibilità dei medici soprattutto nelle aree periferiche e rurali. In Emilia-Romagna questo sovraccarico riguarda oltre la metà, ovvero il 57,6% dei medici. E non si tratta solo di avere più pazienti. «I criteri per definire il numero massimo di assistiti per ciascun medico di medicina generale non hanno mai considerato l’evoluzione demografica degli ultimi 40 anni, né oggi tengono presenti le proiezioni per il prossimo decennio» ha spiegato nei giorni scorsi Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
L’allarme sulla carenza dei MMG oggi riguarda tutte le Regioni per motivi diversi: mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione delle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un medico nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute. «La percentuale di residenti di età 65 anni – spiega Cartabellotta – è quasi raddoppiata, passando dal 12,9% (7,29 milioni) nel 1984 al 24% (14,18 milioni) nel 2024. Ancora più marcato l’aumento degli over 80, la cui prevalenza è più che triplicata: dal 2,4% (1,4 milioni) del 1984 al 7,7% (4,5 milioni) nel 2024. Questa tendenza è confermata dalle previsioni Istat per il 2034, quando gli over 65 rappresenteranno il 29,4% della popolazione (17,04 milioni) e gli over 80 saliranno al 9,1% (5,28 milioni)». Dunque pazienti più anziani e, preannuncia l’Istat, sempre più malati. L’Istituto di statistica rileva inoltre che nel 2023 11,1 milioni di over 65 (77,6%) erano affetti da almeno una malattia cronica, di cui 7,8 milioni (54,5%) con due o più cronicità.
Percentuale di MMG con oltre 1.500 assistiti
Regione | Percentuale |
---|---|
Lombardia | 74,0% |
Veneto | 68,7% |
Prov. Aut. di Bolzano | 65,1% |
Valle D'Aosta | 61,6% |
Sardegna | 61,4% |
Campania | 58,8% |
Emilia-Romagna | 57,6% |
Prov. Aut. di Trento | 55,1% |
Marche | 54,7% |
Piemonte | 52,4% |
Friuli Venezia Giulia | 52,4% |
Italia | 51,7% |
Liguria | 50,7% |
Toscana | 40,3% |
Lazio | 38,7% |
Calabria | 37,2% |
Puglia | 35,0% |
Umbria | 33,0% |
Abruzzo | 31,5% |
Basilicata | 25,5% |
Sicilia | 25,1% |
Molise | 21,6% |
Verso la pensione
Se la situazione attuale è tutt’altro che rosea, nei prossimi due, tre anni è destinata a peggiorare ulteriormente in relazione all’alto numero dei pensionamenti attesi che non saranno coperti dall’ingresso di nuovi medici. Entro il 2027 in Italia andranno in pensione più di 7.300 medici e nel 2024 il 15% delle borse per la scuola di formazione in medicina generale non sono state assegnate per mancanza di candidati. È evidente che le soluzioni “tampone” attuate dal Governo con il Decreto Milleproroghe (innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni) e dalle Regioni servono solo a nascondere la polvere sotto il tappeto, senza risolvere la progressiva carenza di medici di medicina generale. «È necessario mettere in atto una strategia multifattoriale: adeguata programmazione del fabbisogno, tempestiva pubblicazione da parte delle Regioni di bandi per le borse di studio, attuazione di modelli organizzativi che valorizzino il lavoro in team, piena implementazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Case di comunità, Ospedali di comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), allineamento degli accordi sindacali ai reali bisogni della popolazione» conclude Cartabellotta. Inoltre, secondo Gimbe, la professione di medico di base non attrae più come una volta. Questa “desertificazione” lascerà scoperte migliaia di persone con conseguenze sempre più rilevanti per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e, soprattutto per la salute della popolazione, in particolare gli anziani e i fragili.l © RIPRODUZIONE RISERVATA