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La decisione

Brescello, ex sindaci Vezzani e Coffrini: il giudice decide il non luogo a procedere. Erano accusati di concorso esterno: fine della vicenda giudiziaria

Ambra Prati
Brescello, ex sindaci Vezzani e Coffrini: il giudice decide il non luogo a procedere. Erano accusati di concorso esterno: fine della vicenda giudiziaria

Il processo era nato nell’ambito dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna che puntava a fare luce sulle presunte relazioni tra il livello politico e il radicamento della ‘ndrangheta

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Brescello Si è conclusa questa mattina martedì 18 marzo con un non luogo a procedere la vicenda giudiziaria degli ex sindaci di Brescello Giuseppe Vezzani e Marcello Coffrini, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Bologna, che ha stabilito l’assenza di presupposti per il rinvio a giudizio, ponendo così la parola fine alle accuse nei loro confronti.

Il processo era nato nell’ambito dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, coordinata dal pm Beatrice Ronchi, che puntava a fare luce sulle presunte relazioni tra il livello politico e il radicamento della ‘ndrangheta a Brescello, unico Comune dell’Emilia-Romagna sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2016. In particolare, la Procura aveva contestato ai due ex amministratori una presunta connivenza con la cosca Grande Aracri, ipotizzando che le loro condotte avessero in qualche modo favorito il rafforzamento del clan nel tessuto economico e sociale del paese.

Durante la precedente udienza, i legali degli ex primi cittadini hanno ribadito l’assenza di un contributo concreto, consapevole e volontario alla criminalità organizzata, elementi necessari per configurare il concorso esterno in associazione mafiosa. La difesa di Giuseppe Vezzani, sindaco dal 2004 al 2014, ha sostenuto che all’epoca non fosse ancora chiara la portata dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nel territorio e che, anzi, Vezzani stesso avesse adottato le misure a sua disposizione per contrastare il fenomeno. A sostegno della sua posizione, gli avvocati hanno citato alcune dichiarazioni pubbliche del 2009 e una lettera aperta ai cittadini in cui il sindaco invitava la popolazione a denunciare eventuali pressioni o fenomeni sospetti.

Per quanto riguarda Marcello Coffrini, che di Vezzani fu assessore all’Urbanistica prima di diventare sindaco fino al commissariamento del Comune, la difesa ha insistito sulla mancanza di elementi concreti a sostegno dell’accusa. Gli avvocati hanno sottolineato come non vi fosse alcun atto amministrativo o comportamento che potesse configurare un effettivo sostegno alla criminalità organizzata. In particolare, è stata contestata l’interpretazione della nota intervista rilasciata da Coffrini all’associazione Cortocircuito, in cui definiva Francesco Grande Aracri una persona educata e gentile: un’uscita infelice, secondo la difesa, ma non sufficiente a dimostrare un atteggiamento di complicità con la ‘ndrangheta.

Il giudice ha ritenuto non sussistenti i presupposti per il processo, pronunciando il non luogo a procedere per entrambi gli ex sindaci. Una sentenza che chiude definitivamente la vicenda giudiziaria di Vezzani e Coffrini, ponendo fine a un capitolo lungo e complesso per il comune reggiano. Salvo che la procura non impugni il provvedimento.