Cambio dell’ora: l’Europa aveva detto stop, ma l’abolizione è ancora lontana. Quando scatta
La Commissione Europea aveva proposto l’abolizione, ma i Paesi membri non hanno mai trovato un accordo
Bruxelles Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo torna l’ora legale. Intorno alle 2 di notte bisognerà spostare le lancette avanti di 60 minuti. Ma il cambio d’ora non doveva essere eliminato in Europa? E poi: meglio il risparmio energetico (lo scorso anno furono 75 milioni i risparmi in 7 mesi secondo i calcoli di Terna) o la salute psicofisica? Cosa è successo Nel 2018 la Commissione europea a guida Jean-Claude Juncker presentò una proposta di direttiva per lo stop, motivandola con i risultati di una consultazione pubblica che aveva avuto un record di 4,6 milioni di risposte, di cui l’84% favorevoli all’interruzione dei cambi semestrali dell’ora. La Commissione aveva anche presentato studi sui danni alla salute psico-fisica provocati dal cambio di orario e sottolineato la scarsa rilevanza in termini di risparmio energetico. La proposta è però naufragata e non è stata adottata alcuna decisione definitiva. Per adottarla occorre l’ok sia del Consiglio sia del Parlamento europeo. Il primo non aveva concordato una posizione, per la quale è necessaria una maggioranza qualificata mai raggiunta. I 27 infatti non si erano mai trovati concordi, con i Paesi del Nord Europa tendenzialmente contrari, perché soggetti a una variazione di luce tra inverno ed estate più marcata, e i Paesi mediterranei per i quali invece il cambio risulta vantaggioso. L’Eurocamera dal canto suo aveva adottato la sua posizione nel 2019 e votato a favore dell’abolizione nel 2021.
A che punto siamo
Venendo a oggi, a febbraio in una bozza del programma di lavoro della Commissione era stato inserito il ritiro della proposta, visto che dal 2019 non ci sono più state discussioni sul tema e tra i 27 non è mai stato trovato un accordo. Il punto è poi stato ripreso tra le proposte in sospeso. Stando a quanto si apprende, poiché l’Esecutivo Ue ha deciso di non ritirare la proposta, si sta pianificando una consultazione informale degli Stati membri per verificare se sia ancora fattibile portare avanti il tema. Le origini In Europa il cambio dell’ora in primavera e in autunno è un’abitudine che risale a un’epoca precedente all’Ue: è stato introdotto per risparmiare energia durante la Prima guerra mondiale ed è stato poi reintrodotto negli Anni ’70 in molti paesi. L’Ue ha legiferato per la prima volta nel 1980, con una direttiva per coordinare le prassi nazionali esistenti per contribuire a garantire il buon funzionamento del mercato unico. L’attuale direttiva è entrata in vigore nel 2001. Conformemente alle disposizioni, tutti gli Stati membri passano all’ora legale l’ultima domenica di marzo e tornano all’ora solare l’ultima domenica di ottobre. Gli Stati membri sono liberi di decidere il fuso orario in cui vogliono rientrare. Attualmente nell’Ue esistono tre fusi orari: Europa occidentale (Irlanda e Portogallo), Europa centrale (17 Stati membri, tra cui anche l'Italia), e ’Europa orientale (Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania e Romania). l © RIPRODUZIONE RISERVATA