Gazzetta di Reggio

Reggio

L’allenatore

Carlo Ancellotti: «La mia prima lingua è il dialetto mantovano»

Carlo Ancellotti: «La mia prima lingua è il dialetto mantovano»

Ospite del podcast Poretcast di Giacomo Poretti nei giorni scorsi ha raccontato aneddoti del calcio e delle sue origini a Reggiolo. Dove, ha evidenziato, più che dialetto reggiano si parla mantovano

2 MINUTI DI LETTURA





Reggiolo Carlo Ancelotti, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio mondiale, nei giorni scorsi si è aperto in un’intervista a "Poretcast", il podcast di Giacomo Poretti. Un viaggio nei ricordi d’infanzia a Reggiolo, nel suo rapporto con i calciatori e nel valore del rispetto, con un aneddoto curioso sulla sua lingua madre: il dialetto mantovano.


L’infanzia semplice ma felice

L’allenatore del Real Madrid ha ricordato con affetto i suoi primi anni di vita, trascorsi in una famiglia umile ma serena. «Ho dei ricordi spettacolari della mia infanzia. Non c’era una lira, ma si stava da Dio. Il tema economico non saltava mai fuori, non c’era preoccupazione, l’importante era avere sempre qualcosa in tavola e c’era sempre», ha raccontato Ancelotti, sottolineando come la serenità familiare fosse indipendente dalle difficoltà economiche. Nato e cresciuto in una famiglia contadina di Reggiolo, ha ricordato che suo padre «lavorava nei campi» e sua madre lo aiutava, oltre a occuparsi della cucina con la nonna. Una famiglia numerosa e affiatata, composta dai genitori, dalla sorella e dalla nonna paterna. Ha ricordato che il nonno lo chiamavano Carlin.


Il rapporto con i giocatori e il valore del rispetto

Nel suo lavoro di allenatore, Ancelotti si è sempre distinto per la capacità di creare un rapporto solido con i calciatori, considerandoli una vera e propria famiglia. «Ho molto rispetto della persona, questo non è una strategia. Nasce dagli insegnamenti che ho ricevuto dalla mia famiglia, da mio padre e da mia madre. Il rispetto profondo per gli altri è qualcosa che oggi vedo meno nei giovani». Secondo Ancelotti, le nuove generazioni riconoscono meno l’autorità: «C’è poco rispetto per i professori, gli insegnanti in generale, i carabinieri e la polizia. Lo noto anche in casa».

Il dialetto

Alla domanda su quante lingue parla, Ancelotti ha risposto con un aneddoto curioso: «Io parlo il dialetto mantovano. Anche se Reggiolo è in provincia di Reggio Emilia, da noi si parla mantovano, perché siamo molto vicini a Mantova. È una vera e propria lingua. Con mia sorella parlo dialetto, con i miei genitori parlavo dialetto». Un dettaglio che racconta ancora una volta il legame profondo di Ancelotti con le sue radici e la sua identità, rimaste immutate nonostante il successo internazionale.