Gazzetta di Reggio

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«I libri seducono ancora i ragazzi, la “Città del lettore” lo dimostra»

Diego Casolaro*
«I libri seducono ancora i ragazzi, la “Città del lettore” lo dimostra»

L’intervista al suo ideatore Daniele Castellari, presidente dell’associazione culturale “Teatro l’Attesa”

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Dalla cattedra di scuola ai nostri cuori. Daniele Castellari, presidente dell’associazione culturale “Teatro L’Attesa”, che gestisce il Piccolo Teatro in Piazza di Sant’Ilario d’Enza, e ideatore de “La città del lettore” al liceo Moro di Reggio Emilia, iniziativa ormai arrivata alla sua settima edizione, da professore (è andato in pensione a giugno 2024) ha sempre cercato di diffondere la passione per la letteratura tra i giovani e di rendere la loro istruzione originale e stimolante.

Castellari, cosa l’ha spinta a diventare un insegnante? Come è stata la sua esperienza di professore al liceo e cosa le ha lasciato?

«Sono diventato un insegnante nel 1985 e, appena uscito dall’università, ho avuto la fortuna di vincere il concorso che mi ha mandato di ruolo a 25 anni nella scuola media di Gattatico per un anno. Nel frattempo era in corso la selezione per le superiori e ho vinto anche quella: così il liceo scientifico Moro è diventata la mia sede per 38 anni. Ciò che mi ha spinto a diventare un insegnante è sicuramente stato il mio amore per la letteratura, ma non in un modo razionale: la mia passione nasce da qualcosa di istintivo che sentivo nel sangue. Mi sono da sempre trovato bene con i ragazzi, aspetto che mi ha molto aiutato. Ho iniziato la mia carriera al Moro con una quarta e fin da subito mi sono sentito bene con loro, forse perché ho sempre vissuto in ambienti frequentati da giovani –ho fatto anche l'allenatore di calcio–, e alla fine mi è bastato unire le mie competenze con il mio amore per la letteratura per riuscire a creare un clima sereno in classe».

Lei fa parte di una cooperativa chiamata Creativ, potrebbe spiegarci in che cosa consiste?

«Creativ è una cooperativa che ha sede a Reggio Emilia e si occupa di formazione a tutti i livelli rivolgendosi a insegnanti, imprenditori, educatori e genitori. Il metodo di Creativ ha come criterio la creatività cioè ricercare delle soluzioni che vanno al di fuori delle nostre abitudini cercando di ristrutturare o distruggere metodi o soluzioni che secondo la nostra prospettiva sono efficaci, mentre in realtà sono stereotipi».

Che cos’è la “Città del lettore”? La racconti a chi non la conosce. E che progetti ha per il suo futuro?

«Il progetto si basa su tre elementi principali. Il primo auspica la centralità dei ragazzi, quindi la realizzazione di cose fatte con le loro mani e la loro testa, il secondo propone una scuola che di notte si trasforma in una città e della quale gli studenti diventano cittadini. Il terzo elemento è la centralità della letteratura, che in questa città viene usata come una valuta di scambio e come una soluzione ai tipici problemi della vita giornaliera dei cittadini o delle persone esterne che vengono a visitare la “Città del lettore”.

Ormai le sere sono animate da 500 studenti e da 1000 visitatori che, incuriositi, entrano in città a dare un’occhiata e partecipano alla vita della “Città del lettore”, che a sua volta si è ispirata a un’altra esperienza del 2005: lo “Spaccio di poesia”, da un’altra idea, che consisteva nel mettere una poesia dentro una bustina di farina ed andare in giro a darla come se fosse della merce di spaccio. All’inizio, ci hanno cacciato fuori da diversi negozi e la questura aveva telefonato allarmata al liceo Moro. Dico questo perché uno dei capisaldi della “Città del lettore” è quello che la letteratura può avere un commercio, essere desiderata e non essere qualcosa di forzato. Il futuro del progetto è un’incognita, siamo sempre di più e riscuote sempre più interesse...vediamo!».

Com’è nata la sua passione per il teatro? Come funziona il “Piccolo teatro in piazza” di Sant’Ilario D’Enza e, in generale, la scelta e la gestione degli spettacoli che entrano nella programmazione?

«La mia passione per il teatro nasce da mio nonno, che durante la guerra andava nelle stalle a fare spettacoli con burattini. Da giovane andavo in parrocchia a esibirmi, a fare scenette comiche per divertimento e col tempo ho iniziato a interessarmi molto di più al mondo dello spettacolo. Mi sono laureato con una tesi di storia del teatro e ad un certo punto presentai un progetto alla parrocchia per trasformare il vecchio cinema, che ormai era dismesso, in un teatro che oggi è il Piccolo Teatro in piazza.

Tutto ciò è stato reso possibile da un’associazione di volontari, chiamata “Teatro L’Attesa”, e finalmente nel 2011 riuscimmo ad aprire il teatro, che oggi propone diversi spettacoli che si suddividono in: cartellone serale per adulti, incontri con artisti della musica, diversi spettacoli per famiglie e, alla mattina, incontri per le scuole che vengono da tutta la provincia».

Essendo lei uno scrittore, ha in programma di scrivere qualche nuovo libro?

«Vorrei scrivere un racconto per bambini e bambini-adulti sulla scuolanotte dopo l’inizio della scuola. Poi ho in mente di scrivere un libro sul teatro per discutere, con l’utilizzo di due drammi di Pirandello, due drammi di Brecht e un dramma di Beckett, della visione del teatro come un luogo con la funzione di esercizi spirituali, che è un pensiero di Pirandello».

*Studente dell’istituto Silvio d’Arzo di Sant’Ilario d’Enza