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Giù il sipario sul processo Octopus: cinque assolti dall’accusa di riciclaggio

Ambra Prati
Giù il sipario sul processo Octopus: cinque assolti dall’accusa di riciclaggio

Per Omar Costi prescrizione dopo la riqualificazione del reato da bancarotta fraudolenta a semplice

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Reggio Emilia Cinque assolti con formula piena (perché il fatto non sussiste) dall’accusa di riciclaggio, riqualificazione del reato da bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice quindi non luogo a procedere per avvenuta prescrizione per Omar Costi, per tutti prescrizione per la falsa fatturazione (quest’ultimo punto era notorio, ma non ancora sancito). Questo il verdetto – emesso venerdì pomeriggio dal collegiale (presidente Luigi Tirone, a latere i giudici Sarah Iusto e Francesco Panchieri) – del processo Octopus, una delle prime indagini sui “tentacoli” nell’economia reale, quando di questa specializzazione cutrese-reggiana si sapeva ben poco.

Nulla di fatto per l’accusa: il pm Francesco Rivabella Francia aveva chiesto condanne da 3 a 4 anni per ciascuno dei cinque imputati, mentre per il sesto – il 56enne Antonio Silipo da Cadelbosco, condannato in Aemilia così come altri due imputati – la stessa accusa ha chiesto l’assoluzione, non essendo mai nominato agli imputati. L’indagine – risalente al 2011 e condotta da carabinieri e Guardia di Finanza, scoprì un’imponente triangolazione di fatture false ed evasione fiscale tra Napoli, Roma e Reggio – nell’iter giudiziario ripreso nel 2019 ha perso parecchi pezzi e imputati (su 70 ne sono rimasti sei). L’associazione a delinquere finalizzata ai reati fiscali è caduta, lasciando alla sbarra l’ex giornalista televisivo Marco Gibertini, 59 anni (difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti, sostituito da Costantino Diana); Piersandro Pregliasco, 55 anni (avvocato Enrico Scolari); Gianluca Mussoni 53 anni e Valerio Villani 40 anni (avvocato Pina Di Credico); Omar Costi 51 anni (avvocati Vincenzo Belli e Chiara Carletti). I primi cinque dovevano rispondere di riciclaggio in relazione alla bancarotta fraudolenta documentale della Minimum Srl, una società di prodotti di telefonia che fallì nel 2013 (dagli atti non si è potuto ricostruire nulla) quando era socio unico e legale rappresentante Costi. Nessuna parte civile, né sono comparse le persone offese. Nella requisitoria il pm Francesco Rivabella Francia ha chiesto le seguenti condanne: 4 anni e 5mila euro di multa per Gibertini, 3 anni 6 mesi e 3mila euro per Villani, 4 anni e 7mila euro per Pregliasco, 3 anni e 2mila euro per Mussoni, 3 anni e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per Costi. Tutti le difese hanno chiesto l’assoluzione perché «il reato di riciclaggio non è stato provato, è stato solo ipotizzato sulla base del sistema della falsa fatturazione», ha detto l’avvocato Di Credico per Villani, finito nei guai per aver ricevuto 28mila euro da Gibertini, dal quale transitavano i contanti “in nero”. Più colorito l’avvocato Belli, che ha parlato dello «stigma rimasto addosso al mio assistito dopo Aemilia: chi vive a Reggio sa cosa vuol dire». Costi (l’unico imputato presente in aula) sarebbe stato «coinvolto da Giuliano Debbi e Mirko Salsi, dai quali comprò le quote societarie. Il suo comportamento processuale parla da solo: ha collaborato, ha consegnato i documenti dei quali disponeva e soprattutto ha cercato in ogni modo di salvare la ditta. Manca la volontà della bancarotta fraudolenta». Da qui la richiesta dell’assoluzione o in subordine la riqualificazione da bancarotta fraudolenta a semplice, che determina la prescrizione automatica. Così è andata. l © RIPRODUZIONE RISERVATA