L’Esercito in zona stazione: ormai è questione di giorni
Reggio Emilia: presto una riunione col prefetto ad hoc. I militari attesi già per il prossimo fine settimana
Reggio Emilia Ancora pochi giorni, e “la sporca dozzina” più attesa di sempre atterrerà a Reggio Emilia. I dodici militari chiamati a presidiare la zona attorno alla stazione ferroviaria di piazza le Marconi dovrebbero essere operativi già dalla fine della prossima settimana e e, comunque, sicuramente prima di Pasqua. La prefetta Maria Rita Cocciufa avrebbe avuto in queste ore la conferma dagli uffici del ministero degli Interni: nel giro di qualche giorno, anche Reggio Emilia entrerà nella mappa delle città italiane ritenute “bisognose” di beneficiare dell’operazione “Strade Sicure”. Prima però, la prefetta ha intenzione di convocare una riunione ad hoc del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che periodicamente affronta i problemi legati all’ordine pubblico in città. Ne fanno parte, oltre al sindaco anche i vertici delle forze dell’ordine che operano in città. E proprio con loro, la prefetta di Reggio ha intenzione di verificare come potrebbero cambiare, con l’arrivo dei militari, i compiti delle altre forze dell’ordine.
I poteri
Invero, le regole d’ingaggio dei militari impegnati nell’operazione “Strade sicure” sono codificate da quando nel lontano 2008, i militari fecero per la prima volta nelle città italiane e non per una parata o un qualche evento commemorativo, bensì con funzioni di deterrenza contro la criminalità e di controllo del territorio. È scontato che queste regole d’ingaggio che da anni valgono indipendente dalla città in cui operano i militari saranno le stesse che contraddistinguono l’azione di questo distaccamento dell’esercito nelle altre città d’Italia. Ma quali sono, nello specifico, i compiti assegnati a questi militari? Per quello che riguarda Reggio i militari saranno impegnati come presenza in grado di agire da deterrente in una zona che ogni giorno di più assomiglia a una terra di nessuno. Entrati in azione in tutte le recenti emergenze nazionali, dalla Pandemia ai terremoti fino al crollo del ponte Morandi, i militari che fanno parte di questo contingente hanno la qualifica di agente di pubblica sicurezza e nella loro azione di perlustrazione e controllo del territorio. «La preparazione dei militari impiegati nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure – si legge sul sito dell’esercito italiano – attribuisce specifica enfasi all’impiego nel contesto urbano, alle procedure di interazione con la cittadinanza, nonché a quelle capacità che consentono, laddove indispensabile, l’esercizio proporzionato, discriminato e legittimo della forza. Vi è un grande sforzo nel contemperare una presenza e una postura equilibrata sul territorio con l’esigenza di fronteggiare una minaccia particolare, imprevedibile e spesso portata con lo scopo deliberato di coinvolgere la popolazione civile. Le pattuglie miste, di solito due militari e uno due appartenenti alle Forze di Polizia, si muovono esclusivamente a piedi, proprio per essere "visibilmente" presenti».
Ecco quale sarà l’ordine del giorno della prossima riunione del Comitato che è presieduto da Maria Rita Cocciufa: stabilire esattamente le mansioni di questa squadra, questo pezzo di un plotone che si formerebbe soltanto mettendo insieme i militari impiegati a Parma con la stessa missione – presidiare il territorio – e in altre città emiliane. E la discussione non sarà soltato di facciata, dal momento che l’annuncio dell’arrivo dell’esercito a Reggio ha scatenato scene di giubilo sul versante dei residenti riuniti in comitato ma anche molte critiche da parte di chi teme una deriva securitaria.
La conquista
La faticosa conquista del sindaco Marco Massari a cui va il merito di aver infranto l’ipocrisia del tutte balle che però per anni è stato recitato come un mantra dalla sua stessa parte politica, parte da lontano e con il tempo ha rischiato di minare la credibilità del primo cittadino succeduto a Luca Vecchi. Massari, si ricorderà, chiese ufficialmente che Reggio fosse inserita nell’operazione «Strade sicure» già nel luglio dello scorso anno, ovvero poche settimane dopo l’elezione a sindaco. Poche settimane che gli erano comunque bastate per rendersi contro che nè i precetti evangelici nè la sociologia d’accatto, e men che meno gli annunci fini a se stessi, bastavano più per la zona stazione , dove è diventato un problema girarci anche in pieno giorno, dove i residenti vanno a letto la sera senza la sicurezza di ritrovare integra l’utilitaria parcheggiata sotto casa. Da qui l’idea di chiedere l’intervento dell’Esercito e di portare questa richiesta “in dote” agli incontri con i comitati dei residenti, sempre più fiaccati da anni di promesse al vento. Le misure Sempre a volerla vedere con l’occhio del primo cittadino, l’arrivo dell’Esercito, va inserito in un pacchetto di misure che insieme possono oggettivamente rianimare un pezzo di città da troppo tempo in agonia. E di questo pacchetto di misure fanno certamente parte il giro di vite sul fronte del decoro e della lotta all’abbandono di rifiuti per strada, altra piaga del quartiere; oltre a un servizio di grande valore su cui il Comune investe da tempo con buoni risultati come è quello rivolto ai minori non accompagnati. Last but not least, la creazione di un presidio socio-sanitario rivolto alla cosiddetta grande emarginazione adulta. Un presidio che inizialmente doveva sorgere all’interno di un’area di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana, tra via Eritrea e i primi binari della stazione storica, ma che poi le vibranti proteste dei residenti hanno spostato più a est, in via Paradisi, ma pur sempre dentro alla zona calda. I militari andranno fino là nelle loro ronde? Lo faranno da soli o in pattuglie miste, assieme alle altre forze di polizia? Tutte domande a cui darà risposta il summit in prefettura che dovrebbe tenersi la prossima settimana. © RIPRODUZIONE RISERVATA