Il libro del toanese Marco Giunzioni: «Io sopravvissuto al naufragio della Costa Concordia»
La presentazione della pubblicazione: l’uomo era con la famiglia sulla nave da crociera finita contro uno scoglio dell’isola dei Giglio
Toano Dopo oltre 10 anni dal naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio del 2012, quella drammatica notte continua a suscitare interesse e approda al Cavolaforum, a Cavola di Toano, con la presentazione – sabato 12 aprile, alle 17 – del libro “Una crociera indimenticabile”. È scritto dal reggiano Marco Giunzioni ed edito dalla casa editrice “LudovicaGreta Editore” di Firenze. Protagonisti della vicenda sono l’autore stesso, Marco, e la sua famiglia, in vacanza nel Mediterraneo con l’itinerario “Profumo d’agrumi” di Costa Crociere. Hanno appena trascorso sette giorni indimenticabili all’insegna del relax, del buon cibo e del divertimento in completa sicurezza, pensano. Ma la sera del 13 gennaio 2012 accade l’inimmaginabile, quello che non si vedeva dai tempi del Titanic.
La nave da crociera su cui si trovano, la Costa Concordia, con a bordo oltre 4mila persone tra passeggeri ed equipaggio, urta uno scoglio in prossimità dell’Isola del Giglio, s’inclina e inizia a imbarcare acqua. Per Marco, sua moglie Michela e i loro figli, Gioele e Gabriele quella che fino a quel momento era una vacanza si trasforma in un vero incubo. Nel libro Marco fa rivivere quel tragico evento, il naufragio, attimo dopo attimo, sensazione dopo sensazione, dalla presa di coscienza della situazione di emergenza all’imbarco sulle scialuppe di salvataggio, dall’arrivo sull’isola del Giglio all’incontro con la signora Rosalba, che offrirà loro un riparo per la notte. Fino al ritorno, un anno dopo, sull’isola, per ringraziare la signora che così premurosamente li ha ospitati. I fatti di quella notte, Marco e sua moglie Michela li raccontarono anche alla Gazzetta di Reggio, il 16 gennaio 2012, tre giorni dopo il naufragio. «Quella notte ha segnato un’esperienza unica, per me e la mia famiglia, nel bene e nel male – afferma oggi l’autore –. Ho voluto scrivere questo libro perché mi sembrava una storia bellissima, pur nella sua tragicità, per il fatto di esserne usciti indenni e per le amicizie che abbiamo intessuto. Volevo fissarla per sempre sulla carta per non dimenticarla». «L’ho buttata giù di getto – prosegue – , poi l’ho tenuta chiusa nel cassetto per molto tempo. Rileggendola non credevo alle mie parole, non mi sembravano vere. Mi sono accorto che era una storia interessante, che meritava essere letta e ricordata, così ho cercato di pubblicarla. Inoltre ci tenevo a parlare di tutte le persone buone e oneste come mio padre, a cui è dedicato il libro, e Rosalba, che ci ha aiutati quella fatidica notte, affinché il loro ricordo rimanesse fissato sulla carta per sempre». © RIPRODUZIONE RISERVATA