Nuova sede della polizia locale di Reggio Emilia: serviranno ancora due anni
Tra battaglie legali e bonifiche complesse i tempi si allungano per recuperare lo spazio i viale IV Novembre
Reggio Emilia Il cantiere è aperto, anche se magari chi si aspetta di assistere al classico via-vai di mezzi pesanti, deve per il momento metter giù le voglie. In viale IV Novembre, dove oggi sorge per vedervi sorgere la nuova sede della polizia municipale si dovrà attendere ancora. Forse serviranno addirittura un paio d’anni prima che nell’area in cui sorge oggi lo stabilimento della Enocianina Fornaciari sia operativi gli uffici del nuovo quartier generale dei vigili urbani cittadini. E di certo non è questa la risposta che si sarebbe aspettato Giovan Battista Felici, uno dei portavoce del comitato dei residenti di viale IV Novembre che proprio da queste colonne, nell’edizione in edicola ieri aveva accusato la giunta di immobilismo sul fronte della sicurezza, aggiungendo poi: «Vorremmo sapere quando si inizia davvero con la costruzione la nuova sede della polizia locale». La risposta a questa legittima curiosità (che va oltre la mera curiosità) non è per la verità una risposta semplice e nè può esserlo perché di semplice, in questa vicenda che affonda le sue radici nel lontano 2011, anno a cui risale la prima esecuzione immobiliare sui beni immobili della Enocianina Fornaciari, storica azienda che in viale IV Novembre produce colorante naturale che nasce dal trattamento delle uve di ancellotta. Come accade in molti casi di aggiudicazioni immobiliare, anche in questo caso, diverse aste vanno deserte fino a quando i beni non vengono in un primo momento aggiudicati a due privati cittadini. E sulla validità di queste esecuzioni la famiglia Fornaciari– che fino al 2022 ha continuato ad abitare nella casa accanto ai due capannoni dove avveniva la lavorazione delle vinacce e degli altri residui della vendemmia – ha aperto una serie di battaglie legali per ottenere giustizia e in particolare, perché venga riconosciuto ai Fornaciari l’indennizzo per l’esproprio subito.
Già, perché, nel 2022 il Comune decide di attivare le procedure per un esproprio per ragioni di pubblica utilità: ha deciso di trasferire nella zona della stazione ferroviaria, quartiere di Reggio sempre più problematico dal punto di vista e ha individuato nello stabilimento di viale IV Novembre il bene da espropriare. Una decisione a cui la famiglia Fornaciari si oppone sostenendo che la decisione del Comune si fondasse su un presupposto errato, ovvero che lo stabile era abbandonato e la casa in cui, dal secondo dopoguerra, viveva la famiglia Fornaciari fosse disabitata. «Una affermazione che i miei assistiti – spiegava ieri l’avvocata Raffaella Pellini – hanno sempre contestato, producendo anche i certificati di residenza rilasciati dall’anagrafe dello stesso Comune che in questo caso contraddice se stesso». La validità delle aste e i conseguenti decreti di trasferimento e di aggiudicazione sono tuttora sub judice per via dei due ricorsi in Cassazione presentati proprio dall’avvocata Pellini che in questo modo, ormai due anni fa, ha impugnato sia la sentenza del Tar sia quella del Consiglio di stato che avevano dato in entrambi casi torto alla famiglia Fornaciari e ragione alle istanze del Comune. Forte di diversi successi su tutti i ricorsi – sarebbero stati in tutto 18, considerati i vari giudici consultati e chiamati in causa – il Comune prosegue quindi con le operazioni di sgombero e diversi mesi di ritardo sono legati proprio a questi sgomberi. Attraverso i loro legali, i Fornaciari hanno infatti ottenuto che i macchinari dell’azienda fossero esclusi dall’esproprio, tant’è che una parte di questi, autentici pezzi di archeologia industriale, sarebbero ancora oggi stoccati in un magazzino del Comune di Reggio, in territori o di Rubiera. Ecco perché i tempi di questo cantiere si sono allungati e prima di arrivare alla necessaria demolizione degli stabili devono essere portate a termine una serie di operazioni decisamente complesse, come ad esempio lo svuotamento delle cisterne presenti all’interno dei due capannoni. Soltanto una volta concluse queste complesse operazioni, potranno partire le demolizioni. A meno di altri colpi di scena, a cui peraltro questa storia ci ha abituati. l © RIPRODUZIONE RISERVATA