Il sindaco Massari dopo l’arrivo dell’Esercito: «Ma mancano agenti di polizia e fondi per i minori a rischio»
Il primo cittadino di Reggio Emilia: «I nostri servizi seguono attualmente 130 minori non accompagnati. I finanziamenti sono sufficienti per ventisei ragazzi. A Roma il governo ignora le nostre richieste e spende i soldi in Albania»
Reggio Emilia Dopo l’esercito, lotta ai furbetti del pattume e via con un massiccio piano di derattizzazione. La proroga della zona rossa? A giugno si potrà stilare un primo bilancio di questa misura e di quella dell’esercito. Così il primo cittadino di Reggio nel giorno in cui l’aliquota dell’esercito debutta a presidiare la zona della stazione.
Sindaco Massari, da ieri anche Reggio Emilia può contare su un presidio dell’esercito, ma il primo a frenare gli entusiasmi, a sorpresa, è stato proprio lei...
«Diciamo che l’attesa iniziava a logorarci. Battute a parte, è evidente che questa sia soltanto una delle misure necessarie per provare a rendere più vivibile l’intera zona».
Dovesse scegliere tre parole per fotografare le esigenze di questo pezzo di Reggio, quali sceglierebbe?
«Se al primo posto, oggi, va considerato il tema della sicurezza, gli altri aspetti su cui credo sia necessario insistere sono quelli della solidarietà e della ricchezza interiore che si può toccare con mano se si comincia a incontrare con le persone che vivono in questo grande quartiere. Se ci mettessimo in ascolto senza preconcetti scopriremmo tanti segnali di vita che sarebbe un peccato mortale trascurare. Nella zona della Stazione ci sono ancora, nonostante tutto, persone che amano il posto in cui abitano».
Invero, insieme a questi esempi virtuosi ci sono anche persone che vorrebbero andarsene, ma non riescono, magari a causa del deprezzamento dell’immobile in cui vivono...
«Ne sono consapevole e l’altra grande sfida è infatti quella della riqualificazione di un quartiere che negli anni ’70 nacque come il quartiere della borghesia reggiana salvo poi prendere tutta un’altra strada dopo il fallimento delle imprese costruttrici. L’effetto finale è stato poi quello di una ghettizzazione delle strade di quel quartiere».
Quando si parla di riqualificazione vengono alla mente le ruspe che dovranno entrare in azione in via Paradisi...
«Non sarà così nella zona attorno alla stazione. A guidarci in questa azione saranno le idee e i progetti su cui sia un gruppo di progettisti reggiani sia quelli di Rfi per le zone di loro competenza stanno già lavorando. Penso al masterplan elaborato dagli architetti reggiani Giorgio Adelmo Bertani e Francesca Vezzali. Su questo terreno è previsto anche il contributo di Rfi con cui abbiamo concordato, mesi fa un investimento di circa 600mila euro».
Si tratta comunque di progetti che non matureranno a breve e purtroppo in questo quartiere servono anche risposte a breve termine, ad esempio sul decoro e sulla lotta all’abbandono dei rifiuti...
«Questa partita della lotta all’abbandono dei rifiuti è già iniziata. Abbiamo intensificato i passaggi per una maggiore pulizia delle strade. Entro un mese saranno operative delle foto-trappole per individuare e sanzionare chi abbandona i rifiuti per la strada e anche coloro che, da altri quartieri hanno eletto a discarica certe strade della zona stazione. Una operazione partirà già nelle prossime ore e riguarderà la campagna di derattizzazione di tutte le strade, e anche nelle zone private: una necessità, questa, evidenziata dai residenti a cui con Iren daremo una risposta in tempi brevi».
Sempre sul fronte dei rifiuti i piani del Comune prevedono una parte di azione “pedagogica”...
«Sono previsti incontri, a cui parteciperanno sia gli addetti di Iren sia le guardie ecologiche volontarie che abbiamo ingaggiato in queste settimane, per diffondere la cultura di una corretta gestione dei rifiuti, anche per evitare sanzioni che arriveranno grazie ai rilevamenti delle foto-trappole che andremo a installare. Prosegue anche in questa zona problematica il coinvolgimento dei cittadini con la creazione, anche qui di gruppi di controllo di vicinato. In città siamo arrivati a quota 55».
Torniamo al tema sicurezza. Quali saranno le regole di ingaggio dei militari entrati in servizio ieri a Reggio?
«Nel dettaglio le regole di ingaggio sono definite da tavoli tecnici in cui il sindaco non ha potere. Da quel che ho potuto constatare, i militari in pattuglia possono effettuare controlli, possono intervenire di fronte a situazioni di cui sono testimoni, non possono effettuare arresti ma sono comunque in stretto contatto con le forze dell'ordine. La loro presenza costante in quelle zone ha un potere deterrente più grande di quanto non possa fare una telecamera».
L’arrivo dell’esercito consentirà – si è detto – di distribuire le forze in altre zone. Non c’è anche un rischio che i problemi di ordine pubblico anziché sparire vengano spostati?
«Premessa importante: l’ordine pubblico, in città, non è di competenza del sindaco che anche se volesse fare lo sceriffo, non ne avrebbe i mezzi. Detto questo, tuttavia, i problemi li conosciamo e sappiamo ad esempio che un certo tipo di reati è strettamente connesso alla diffusione di crack. Ma a tutto questo, l’attuale governo non è interessato. Preferisce buttare un miliardo di euro negli inutili centri di permanenza per immigrati in Albania, piuttosto che nel potenziamento degli organici di poliziotti e magistrati. Questo governo, questa maggioranza giocano sulla paura della gente per un proprio tornaconto elettorale».
Dal centrodestra ribattono che quella dell’arrivo dell’esercito è una loro vittoria e un segno d’attenzione del governo verso Reggio Emilia. Lei come replica?
«Quando nel luglio dello scorso anno sono andato al Viminale, al ministro Piantedosi ho chiesto tre cose: l’esercito, un potenziamento degli organici delle forze dell’ordine in servizio a Reggio e un maggior investimento sui programmi a favore dei minori stranieri non accompagnati. A parte l’esercito non si è visto nient’altro. E proprio se guardo alla situazione in stazione considero grave che non sia stata colta l’emergenza che ho sottolineato io stesso al ministro».
Par di capire che la sua preoccupazione sia soprattutto per la questione dei minori..
«I nostri servizi seguono attualmente 130 minori non accompagnati. I risultati sono importanti ma non abbastanza da scongiurare il rischio che questi ragazzi, una volta raggiunta la maggiore età finiscano comunque in compagnie sbagliate. In questo senso il rischio nella zona della stazione è alto, proprio per l’acclarata diffusione del crack. Per evitare che i ragazzi cadano in questa spirale noi abbiamo dei progetti di inserimento. Ci sono soldi per tutti? No, i finanziamenti sono sufficienti per ventisei ragazzi a fronte di tutti coloro, almeno una cinquantina, che cerchiamo di accompagnare in un percorso di cittadinanza e non di delinquenza. Ma tutto questo al centrodestra non interessa: a Roma il governo ignora le nostre richieste e spende i soldi in Albania, a Reggio le opposizioni fingono di non vedere che l’ordine pubblico non è una prerogativa del sindaco, alimentando un clima di odio di cui non abbiamo certo bisogno».
Sul tema della lotta alla droga, il presidio socio sanitario che doveva sorgere in via Eritrea è stato spostato in via Paradisi. Un dietrofront?
«Nessun dietrofront. Su via Eritrea avrebbe dovuto sorgere un presidio multifunzione non un centro bassa soglia ma affinché potesse ospitare anche uffici, ad esempio per assistenza legale, servivano allacciamenti di utenze da fare ex novo. In via Paradisi, invece, il punto “bassa soglia”, verrà affiancato da uffici, quelli in cui era il presidio della polizia di stato in via Turri, in cui saranno attivi servizi per il quartiere».l © RIPRODUZIONE RISERVATA