Saman, ecco perchè lo zio Danish ha preso il minimo della pena per l’omicidio
L’avvocato Cataliotti che lo difende: «Abbiamo aiutato il processo. Attendo le motivazioni per il ricorso in Cassazione, che dovrà chiarire il vuoto normativo»
Novellara Il processo d’Appello per l’omicidio di Saman Abbas finisce ancora senza che dagli imputati sia arrivata una ricostruzione chiara dell’omicidio della 18enne. L’intenzione di tutti – nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in aula – è stata sempre solo quella di allontanare il più possibile da se stessi la colpa, attraverso ricostruzioni sempre, però, parziali. Ma per i giudici della Corte d’Assise di Bologna che venerdì sera hanno condannato i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i cugini Noman Ul Haq e Ikram Ijaz all’ergastolo e a 22 anni lo zio Danish Hasnain, la responsabilità di quanto accaduto è di tutti. Al di là di chi, nei fatti, abbia materialmente tolto la vita a Saman.
Non è l’ultima puntata giudiziaria della vicenda, perché il ricorso in Cassazione è già stato annunciato dai difensori dei cugini (gli avvocati Luigi Scarcella e Mariagrazia Pretrelli) che erano usciti assolti dal primo processo. E anche dall’avvocato Liborio Cataliotti, che difende lo zio. Ma chiarisce: «Aspetto di leggere le motivazioni e vedere se mi convincono circa il fatto che il mio assistito fosse compartecipe del reato. Mentre sul ricorso in Appello della procura di una condanna di un abbreviato ibrido quale è stato il processo di Danish in primo grado, voglio vedere quale sarà il pronunciamento della Cassazione o se ritenga che ci sia un dubbio di costituzionalità». Questo perché Danish Hasnain in primo grado aveva beneficiato dello sconto di pena di un terzo perché, pur avendo affrontato un processo con rito ordinario, aveva fatto richiesta in udienza preliminare di abbreviato – così come prevede una legge recente – se fossero cadute le aggravanti. Cosa che era avvenuta, tanto che la condanna si era fermata a 14 anni.
«Un abbreviato non può essere appellato dalla procura, cosa succede per una abbreviato ibrido? Ritengo ci sia un vuoto normativo. È il primo caso in Italia» evidenza Cataliotti. Intanto, però, chiarisce come si sia arrivati a 22 anni di condanna. «Riconosciuta in Appello l’aggravante della premeditazione, lo zio non ha potuto beneficare dello sconto di pena. Ma è stato comunque condannato al minimo della pena per l’omicidio, 21 anni, essendogli state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Più un anno per l’occultamento di cadavere – spiega –. Attenuanti generiche che derivano dalla sua e mia collaborazione. Lui ha fatto ritrovare il cadavere e ha chiamato gli altri in correità almeno per l’occultamento del cadavere. A ciò bisogna aggiungere che io mi sono battuto per risentire il fratello di Saman, Alì Haider, mentre c’era l’opposizione della procura e delle parti civili. Inoltre, ho consentito di ricostruire gli orari esatti perché sia quelli delle telecamere di Bartoli che di quelle del vicino erano sbagliate, e anche le traduzioni delle intercettazioni tra Danish e la moglie. Abbiamo dato un contributo decisivo al processo». © RIPRODUZIONE RISERVATA