Gazzetta di Reggio

Reggio

Dopo il maxi rogo

Incendio Inalca, rimozione amianto a buon punto: ora il problema è il cattivo odore dalle celle frigo

Massimo Sesena
Incendio Inalca, rimozione amianto a buon punto: ora il problema è il cattivo odore dalle celle frigo

Nei giorni scorsi, dopo un sopralluogo dentro l’azienda, Comune, Arpae Ausl hanno interpellato la Procura, che tiene l’area ancora sotto sequestro

2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Mentre anche l’ultimo avanzo dell’incendio del 10 febbraio veniva portato via da quel che restava del capannone di Quanta Stock & Go, nei giorni scorsi Comune, Arpae e Ausl entravano nell’area dei due stabilimenti distrutti nel rogo.

Un sopralluogo quasi in punta di piedi in una parte, quella dove sorgeva lo stabilimento dell’Inalca, dove sono ancora in corso le operazioni di bonifica. La rimozione dell’amianto è a buon punto: le parti che era possibile asportare senza che si rompessero sono già state portate nei siti ad hoc per la bonifica. I residui sono stati incapsulati e verranno successivamente rimossi in condizioni di sicurezza. Invero, se non c’è alcun rischio per la salute pubblica, ora il problema – decisamente “sentito” – è quello del cattivo odore che arriva da un gruppo di celle frigorifere dello stabilimento Inalca, in parte distrutte nel rogo e in parte risparmiate che però contengono carne bovina e suina in decomposizione.

Perché quelle derrate sono ancora lì? Semplice: perché quell’area, quel fazzoletto di un’azienda che non c’è più, è ancora sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica che indaga per scoprire le origini di questo devastante rogo. Il problema però è serio ed è sotto ... le narici di tutti e in particolare di coloro che abitano a pochi passi da quell’ala della defunta azienda. Siamo in via Due Canali e separate da pochissimi metri dai vani con le celle frigorifere maleodoranti ci sono le abitazioni dei condomini Acer che sono forse, nel quartiere del Tondo, la memoria storica di un caseggiato cresciuto assieme allo stabilimento di lavorazione delle carni. E che ora fa i conti con un olezzo difficilmente sopportabile.

«Quel che preoccupa – sottolinea l’assessora all’ambiente Carlotta Bonvicini – è il fatto che con l’aumento delle temperature a cui andiamo incontro, la situazione possa peggiorare. Per questo abbiamo avviato una interlocuzione con la Procura della Repubblica per trovare una soluzione che, senza pregiudicare le indagini in corso, consenta di liberare quell’area dal cibo ancora presente. La procura si è mostrata disponibile e la ringraziamo. Nei prossimi giorni cercheremo una soluzione insieme». © RIPRODUZIONE RISERVATA