Il Santo di Francesco: il ruolo fondamentale del pontefice nella canonizzazione di Artemide Zatti
Già da cardinale, Bergoglio si adoperò per la causa del borettese emigrato in Argentina
Boretto «Credetti, Promisi, Guarii»: è il motto della canonizzazione di Artemide Zatti, estrapolato dalle sue memorie. Zatti è il filo rosso che collega Papa Bergoglio a Reggio Emilia e, più precisamente, a Boretto. Artemide, infermiere e missionario, naturalizzato argentino, laico professo della Società di San Francesco di Sales, nacque il 12 ottobre 1880 a Boretto e morì il 15 marzo 1951 a Viedma (Argentina), il Paese d’origine del Papa gesuita “venuto dalla fine del mondo”.
Artemide Zatti divenne santo nell’ottobre del 2022 proprio grazie a Bergoglio. Papa Francesco autorizzò, infatti, il dicastero a promulgare il decreto che riconobbe il miracolo attribuito all’intercessione di Zatti. Il miracolo in questione riguarda la guarigione di un uomo da un importante ictus cerebrale, accaduto il 24 agosto 2016 nelle Filippine. L’uomo, ricoverato in gravi condizioni, non venne operato perché la famiglia non avrebbe potuto permettersi i costi. Una volta rientrato a casa per trascorrere gli ultimi giorni di vita, dopo l’unzione degli infermi riprese una vita normale senza conseguenze. Si ritiene che l’artefice principale dell’invocazione a Zatti fu il fratello, coadiutore salesiano a Roma. E, ancora prima, Bergoglio ebbe un ruolo determinante in qualità di arcivescovo di Buenos Aires e cardinale, nel promuovere la causa di beatificazione.
Da Superiore della Provincia argentina dei Gesuiti padre Bergoglio si prodigò nel promuovere nel proprio Istituto religioso le azioni virtuose di questo laico consacrato. Ed è possibile che già nel corso del pontificato di Papa Giovanni Paolo II Bergoglio abbia parlato più volte delle straordinarie doti cristiane dimostrate da Zatti. Fu lo stesso Wojtyla a istituirne la beatificazione il 14 aprile 2002.
La cerimonia di canonizzazione nell’ottobre del 2022 fu una grande festa per la comunità reggiana. Circa 170 fedeli raggiunsero piazza San Pietro, in Vaticano, dalla Bassa, in particolare dall’unità pastorale di Boretto, Brescello e Lentigione per assistere alla cerimonia. Papa Francesco li accolse esclamando: «Sono contento di accogliere i pellegrini venuti da Boretto». E loro risposero con urla di gioia. Indimenticabili, poi, le grandi lettere disposte come striscioni per comporre la parola "Boretto". Si calcola poi, che siano stati oltre mille, tra famiglie singole, piccoli gruppi, comitive, le persone arrivate a Boretto un anno dopo la canonizzazione.
«Un flusso nato in modo spontaneo che rivela come i santi continuino ad affascinare. In un tempo di grande disorientamento esistenziale, la vita bella dei santi, segno dei capolavori umani che nascono in chi si affida a Gesù, affascina», affermò il parroco dell’unità pastorale Sant’Alberto e Sant’Artemide Zatti, don Giancarlo Minotta.
Zatti nacque in una famiglia di umili origini. Nel 1897 emigrò in Argentina e si stabilì a Bahìa Blanca. Il giovane Artemide inizò a frequentare la parrocchia retta dai Salesiani, trovando nel parroco Carlo Cavalli la sua guida spirituale, grazie al quale scelse la vita salesiana. Artemide Zatti si ammalò di tubercolosi e affrontò il percorso di cura alla Casa salesiana di Viedma dove c’era un ospedale missionario con un bravo infermiere salesiano che, nei fatti, svolgeva le veci di un medico. Si tratta di padre Evasio Garrone, il quale invitò Artemide a pregare Maria Ausiliatrice per ottenere la guarigione, suggerendogli di fare una promessa: «Se Lei ti guarisce, tu ti dedicherai per tutta la tua vita a questi infermi». Artemide fece volentieri tale promessa e guarì davvero. Da qui il motto: «Credetti, promisi, guarii».
Zatti si consacrò subito e totalmente all’ospedale, occupandosi in un primo tempo della farmacia, poi, alla morte di padre Garrone, tutta la responsabilità dell’ospedale cadde sulle sue spalle, divenendone il punto di riferimento. La sua fama d’infermiere santo si diffuse per tutto il sud e da tutta la Patagonia arrivavano ammalati in cerca di guarigione. Tanti preferivano sottoporsi a una visita con Artemide rispetto a quella istituzionale di un medico. © RIPRODUZIONE RISERVATA