Papa Francesco, monsignor Morandi: «Sono stato suo collaboratore per sei anni. Con l’umorismo sdrammatizzava i momenti difficili»
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla ha commentato la notizia della morte del Santo Padre
Reggio Emilia «In questo momento sono tanti i ricordi che affollano il mio cuore nei sei anni in cui sono stato suo stretto collaboratore al Dicastero della Dottrina della Fede. Ho potuto cogliere nelle sue parole e in questi incontri la sua passione per l’annuncio del Vangelo, la sua predilezione per i poveri e il suo desiderio che la Chiesa di Cristo fosse sempre più fedele al mandato che il suo Signore gli aveva conferito. La sua vita di preghiera e la sua umanità sono state un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo intero. Lo affidiamo nella preghiera al Signore, Buon Pastore, perché possa sperimentare la gioia di chi ha speso la sua vita per il Vangelo e per il popolo di Dio».
Così l’arcivescovo della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, monsignor Giacomo Morandi, ha commentato la notizia della morte di Papa Francesco.
Vi aspettavate questa scomparsa proprio a Pasquetta?
«Assolutamente no. Il giorno precedente il Santo Padre ha dato la benedizione e ha fatto il giro della piazza: è stata sorprendente la sua capacità di ripresa. Negli ultimi giorni era andato in carcere con i detenuti, aveva ringraziato il personale dell’ospedale Gemelli che lo aveva curato, l’incontro con il vicepresidente Usa J.D.Vance: tutti elementi che facevano pensare a una lenta ma decisa ripresa».
Lei è stato al Dicastero dal 2015 al 2022: quali sono i suoi ricordi personali?
«Erano frequenti gli incontri e i confronti con Papa Francesco. Ho potuto sperimentare da vicino la sua umanità: sempre pronto ad ascoltare, aveva un fine umorismo che sapeva sdrammatizzare i momenti più difficili».
C’è stata un’occasione in cui il Papa l’ha sorpresa?
«C’era una buona sintonia. Lui era molto attento e si metteva in ascolto, oltre che dare indicazioni sul percorso da seguire».
L’inizio di questo papato è stato programmatico, a partire dalla decisione di stare a Santa Marta e non in Vaticano. Come lo definirebbe?
«Appena salito sul soglio pontificio, papa Francesco per tanti aspetti ha evidenziato il suo desiderio che la Chiesa fosse sempre più conforme a quanto ha voluto Gesù Cristo: la sua passione per il Vangelo e per il popolo di Dio, per le periferie, la predilezione per i poveri, gli ultimi, gli "scartati", come diceva Lui. Questo è stato il faro e la stella polare del suo magistero. Lo stesso papa Francesco ha spiegato più volte il senso del suo essere a Santa Marta, in mezzo alle relazioni che gli consentissero di mantenere una normalità».
Da Cuba all’Iraq, dall’Indonesia alla minuscola comunità cattolica della Mongolia. Anche nei viaggi per il mondo papa Francesco ha fatto scelte inedite?
«Certamente, ha privilegiato quei luoghi spesso dimenticati che non sono inseriti nei grandi circuiti internazionali: anche questo aspetto è stato coerente con la sua visione della Chiesa. Non dimentichiamo i suoi sforzi, anche nell’ultimo messaggio Urbi et Orbi, nel promuovere la pace e denunciare con grande forza che la guerra è sempre una sconfitta: un messaggio di pace per il mondo intero».
Nell’ultimo periodo, la malattia: è stato un esempio anche in quello?
«La malattia l’ha portata con grande fede e senso dell’offerta. Credo che il modo in cui abbia sostenuto la prova delle ultime settimane sia stato un punto di riferimento per tanti fratelli e sorelle ammalati. È venuta fuori anche la sua fede e la capacità di consegnarsi alla misericordia del Signore».
Per il giubileo i reggiani contavano di incontrarlo?
«Per il Giubileo degli adolescenti, tra il 25 e il 27 aprile, ben 1.600 giovani reggiani avrebbero dovuto andare in pellegrinaggio a Roma, per la canonizzazione del beato Carlo Acurtis (evento sospeso, ndr). Con tutta probabilità partiranno comunque, ma attendiamo di sapere la data del funerale».
Al Giubileo si aggiungerà il Conclave: le tempistiche?
«Non conosco nel dettaglio i regolamenti, penso ci vorrà almeno un mese. Il Santo Padre ha modificato il rito delle esequie, rendendole più snelle. Il rito seguirà le nuove regole». © RIPRODUZIONE RISERVATA