Esercito in stazione: «In sette giorni identificate 40 persone. I reggiani apprezzano la presenza dei militari»
Giuseppe Maggese fa un bilancio dei primi giorni con i soldati: «Da questo screening, nel tempo, dovrebbe nascere una mappatura più dettagliata preziosa anche per noi»
Reggio Emilia Era il mercoledì 16 aprile quando l’esercito è sbarcato in stazione: una novità, tanto attesa quanto piena di aspettative, salutata come una sorta di “D-Day”. La giornata di ieri ha quindi segnato la prima settimana della presenza dei militari nella zona più a rischio, dal punto di vista della sicurezza, della città. Non è possibile parlare di bilancio, visto il tempo troppo esiguo: tuttavia qualche numero c’è già. «In sette giorni i soldati hanno identificato una quarantina di persone, in gran parte pregiudicati, e segnalato alla polizia due o tre diverbi», dichiara il questore di Reggio Emilia Antonio Maggese, che rendiconta questi sette giorni d’esordio.
Dottor Maggese, le prime impressioni?
«L’impressione è positiva. Occorre sottolineare che è passata solo una settimana; e, con le vacanze pasquali e i ponti festivi di mezzo, c’è stato minor passaggio, la presenza dei reggiani è stata meno intensa. Tuttavia intanto i militari hanno preso dimestichezza con il territorio. Il loro presidio ha i suoi limiti, dal punto di vista numerico e dal punto di vista delle regole d’ingaggio. Ciò non toglie che i primi risultati sono incoraggianti. Bisogna dare il tempo a questi ragazzi di prendere un poco le misure e di conoscere il territorio. Come ho dichiarato in precedenza, il cambio di passo ci sarà con la stagione estiva».
I reggiani sono contenti?
«A giudicare dall’apprezzamento pare di sì. Una presenza costante e continua ha un effetto di rassicurazione da non da sottovalutare, il senso di sicurezza è maggiore da quanto ci viene riferito. Poi chiaramente non è che l’esercito abbia fatto venir meno i controlli di routine; il dispositivo precedente non viene meno, ma è possibile articolarlo in maniera più specifica. Anche ieri pomeriggio sono stati svolti controlli straordinari interforze con il cane poliziotto; la differenza è che i nostri uomini possono focalizzarsi su strade, meno visibili ma altrettanto problematiche».
Gli anziani sono scesi in piazzale Marconi a presentarsi e a dare loro il benvenuto?
«Non mi è stato riferito, ma immagino di sì: di solito capita. I giovani militari attirano queste manifestazioni di affetto e di stima da parte della cittadinanza».
Parliamo di numeri.
«I risultati sono buoni. È stata svolta un’identificazione mirata di individui che i militari riconoscono come stanziali, problematici e spesso pregiudicati: sono decine gli identificati. Da questo screening, nel tempo, dovrebbe nascere una mappatura più dettagliata preziosa anche per noi. Sono stati una quarantina i controllati, con verifica in banca dati di eventuali precedenti. C’è stato anche qualche piccolo intervento. La polizia è stata chiamati dai soldati in due o tre occasioni: diverbi banali, non per spaccio ma per ubriachezza molesta o altro motivo, in un quartiere in cui – non dimentichiamolo – è tra i più popolosi della città».
È stata una Pasqua tranquilla?
«Sì, si sono registrati alcuni interventi della questura, ma tutto sommato non è successo nulla di rilievo. Si tratta di episodi ordinari di una città per certi aspetti patologica, come altre città: questo è un dato oggettivo. Un presidio rassicurante non può far sparire d’incanto i problemi provocati da certi individui: semplicemente il controllo è più capillare». Il controllo più significativo al termine delle festività? «Certo, la vera prova del nove sarà con il rientro di tutti al lavoro e alla quotidianità feriale».
L’esercito è andato in piazzale Europa?
«Nel circuito è compreso il piazzale, costituisce l’ultimo anello del ring: sono previsti passaggi, anche se diventeranno più frequenti con il caldo e l’estate quando lo skate park sarà più frequentato. I militari cosa dicono? «C’è una buona interazione con i nostri uomini, ci chiamano, ci avvisano. La collaborazione è corretta e proficua. Da parte di questi giovani soldati c’è tanta volontà di fare». © RIPRODUZIONE RISERVATA