Fabbi (Cirfood): «La dieta del futuro? Più vegetali e meno cibi ultra-processati»
Daniela Fabbi è direttrice marketing di Cirfood
Insetti, carne coltivata, prodotti vegani: sarà questa la dieta del futuro? Cosa finirà sulla nostra tavola? Daniela Fabbi, direttrice Comunicazione e Marketing di Cirfood, leader in Italia nella ristorazione collettiva, in questa intervista ci ha spiegato come si sta evolvendo l’alimentazione in risposta alle sfide della sostenibilità ambientale e sociale.
Come si stanno trasformando le tradizioni culinarie in chiave sostenibile?
«Secondo il saggio Cibo2050, realizzato dall’Osservatorio Cirfood District, stiamo assistendo a un incremento nel consumo di alimenti di origine vegetale in sostituzione delle proteine animali, soprattutto per ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi e il rischio di antibiotico resistenza. I menù si stanno orientando verso legumi, cereali, soia e altre alternative vegetali, anche frutto di innovazioni tecnologiche non sintetiche, pensate sia per la salute che per la sostenibilità».
E le alternative a base di insetti? Riusciranno a far parte della dieta comune?
«Personalmente non credo che gli insetti diventeranno una base importante dell’alimentazione umana. Li ho provati essiccati in un viaggio a San Francisco e sembrano snack croccanti. Piuttosto, le farine di insetti troveranno applicazione nella mangimistica. Per l’uomo, la dieta mediterranea, secondo gli esperti del saggio Cibo2050, rimarrà il modello più sostenibile e accessibile. In futuro, potremmo vedere innovazioni su prodotti come il cacao, sostituito da colture alternative con le stesse proprietà».
Quali strategie sta adottando la ristorazione per combattere lo spreco alimentare?
«Grazie alla tecnologia, oggi è possibile prenotare il menù in anticipo, riducendo gli sprechi. Inoltre, molti locali usano app come “Too Good To Go” per offrire a prezzi ridotti i pasti non consumati. Alcuni collaborano con associazioni per donare il cibo a enti caritatevoli. Cirfood, inoltre, in molte scuole distribuisce shopper ai bambini e alle bambine per portare a casa cibo avanzato come pane e frutta».
I fast food possono diventare sostenibili, secondo lei?
«Alcuni passi avanti sono stati fatti, con l’introduzione di insalate e hamburger vegani. Tuttavia, la loro offerta è ancora fortemente centrata sulla carne rossa. La svolta potrebbe arrivare con la carne coltivata, anche se è un percorso ancora in divenire».
Quali certificazioni garantiscono la sostenibilità di un prodotto o di un ristorante?
«Esistono certificazioni come la ISO 22005, che traccia la filiera agroalimentare, e la ISO 22000 sulla sicurezza alimentare. Nei menù si vedono sempre più indicazioni sulla provenienza dei prodotti: trasparenza e tracciabilità saranno sempre più centrali».
Come possono i consumatori contribuire a ridurre gli sprechi e promuovere una dieta sostenibile?
«Occorre partire dalla spesa: acquistare solo ciò che serve e non farsi guidare dall’impulso. Anche scegliere prodotti locali e fare attenzione al packaging sono scelte che fanno la differenza».
La crescente consapevolezza sui benefici della dieta vegetale sta davvero cambiando le abitudini globali?
«Stiamo assistendo ad una evoluzione, anche se non diventeremo tutti salutisti da un giorno all’altro. L’aumento di malattie legate all’alimentazione – obesità, diabete, problemi cardiovascolari – ha accresciuto l’attenzione sul ruolo del cibo per la salute. Il cambiamento è in atto, soprattutto tra i giovani».
*Studentesse dell’indirizzo turistico dell’istituto Motti
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