Motociclista morto sulla statale 63, la famiglia contro Anas: «Senza protezioni sul guardrail»
Donal Barbieri aveva 37 anni, l’incidente a Carpineti: i parenti ora hanno fatto esposto contro l’autorità proprietaria della strada
Carpineti «L’intenzione della famiglia di Donal Barbieri è di ottenere un approfondimento sull’incidente, capire la dinamica e accertare eventuali responsabilità». Così dichiara l’avvocato Davide Martinelli, che ieri ha depositato un esposto contro Anas sul caso del motociclista di 37 anni che ha perso la vita quasi un mese fa sulla statale 63 a Carpineti. Sulla fuoriuscita di strada senza il coinvolgimento di altri veicoli nell’immediatezza il pm di turno, Isabella Chiesi, aveva iscritto nel registro elementi non costituenti reato, di fatto archiviando il sinistro mortale. Ora l’iniziativa legale di papà Roberto, della mamma Catia e della sorella Ursula vuole accertare se è vero – come ha dichiarato in occasione del funerale l’assessore comunale di Castelnovo Monti Alessandro Raniero Davoli – che «da aprile 2019 la legge numero 41 obbliga i gestori delle strade a installare i dispositivi salva motociclisti sui guardrail: due anni fa Anas prometteva la messa in sicurezza di quel tratto dove è morto il 37enne», ma le protezioni non si sono mai viste. Se la circostanza si rivelerà veritiera, significa che il 37enne avrebbe potuto salvarsi. L’incidente mortale è avvenuto domenica 30 marzo scorso. Alle 14.30 Barbieri, a bordo della sua moto, percorreva la statale 63 quando all’improvviso, in località Cà del Merlo di Carpineti, ha perso il controllo del mezzo, strisciava sull’asfalto e andando a sbattere contro il guardrail sul ciglio della carreggiata lato est. I rilievi della polizia stradale e i testimoni hanno confermato che l’impatto è avvenuto contro il supporto verticale del guardrail: proprio quella sporgenza verticale ha fatto sì che, nonostante il casco, il centauro sia morto in pochissimi minuti.
«Come si evince dal rapporto fotografico, sul guardrail non era installato alcun dispositivo stradale di sicurezza per motociclisti continuo – si legge nell’esposto –. L’installazione di tali dispositivi a salvaguardia dell’incolumità dei motociclisti è disciplinata dal decreto 41/2019 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L’obbligo di installazione incombe sul gestore della strada, identificabile nel caso di una strada statale in Anas. Nonostante ciò, Anas a oggi non ha provveduto all’installazione dei dispositivi continui, i quali avrebbero con tutta probabilità evitato la tragica morte di Donal Barbieri». Per questi motivi, il legale chiede alla Procura di Reggio Emilia «di disporre gli opportuni accertamenti, valutando eventuali profili di illiceità penale e, nel caso, di individuare i possibili responsabili al fine di procedere nei loro confronti. Con questo esposto si intende formulare denuncia-querela, nell’ipotesi in cui dovessero emergere fattispecie di reato per le quali la legge stabilisce la procedibilità a querela di parte». L’atto si conclude con la richiesta di essere avvisati «nel caso in cui il pm avanzi formale domanda di proroga delle indagini preliminari» o, al contrario, intenda di nuovo archiviare «se la notizia di reato di rivelasse infondata». «I familiari, provati dal dolore, vogliono la verità – spiega l’avvocato Martinelli –. Ogni anno sono numerosi i motociclisti che muoiono in circostanze simili e questa vicenda potrebbe essere apripista sul fronte della sicurezza». l © RIPRODUZIONE RISERVATA