Studenti alla scoperta del lavoro dei medici al centro Spallanzani
La struttura ha aperto reparti e sale operatorie «Un’opportunità di orientamento professionale»
La nostra classe, la 4ªD indirizzo “Operatori socio-sanitari” dell’istituto professionale Galvani-Iodi, ha avuto l’opportunità di visitare il centro medico Lazzaro Spallanzani. Siamo stati accolti con grande cordialità dal personale e, in prima battuta, dal direttore generale Stefano Valentino, il quale ci ha illustrato le attività previste per la mattinata, fornendoci una panoramica dettagliata delle aree di specializzazione del centro, presentando i vari reparti e ambulatori e chiarendo quelle che sono le rispettive specializzazioni e funzioni. Abbiamo poi avuto l’occasione di visitare ciascun reparto, dove abbiamo incontrato i professionisti: è stata l’occasione per conoscere da vicino il lavoro dei medici, del personale sanitario e per apprendere nuove informazioni utili anche per il nostro orientamento professionale.
Nel reparto odontoiatrico ci è stata spiegata la procedura di inserimento degli impianti dentali e come l’evoluzione tecnologica abbia permesso lo sviluppo di strumenti sempre più avanzati, come gli impianti zigomatici o iuxtaossei, indicati nei casi di supporto osseo insufficiente o addirittura assente. Nel laboratorio odontotecnico, poi, abbiamo potuto osservare nei minimi dettagli al’utilizzo delle stampanti 3D utilizzate per la realizzazione di queste strutture.
Successivamente abbiamo incontrato il responsabile infermieristico e caposala, Filippo Barazzoni, che ci ha illustrato e spiegato le sue mansioni e l’organizzazione del comparto operatorio, accompagnandoci nelle sale operatorie e soffermandosi sul rapporto tra medico e paziente. «Il nostro è un lavoro molto complesso sotto tanti punti di vista, per me la sfida più grande è sapersi approcciare nel modo corretto alle persone – ha spiegato – perché dobbiamo capire che l’empatia è la parte fondamentale del nostro lavoro, accogliamo anche persone che vengono a fare cose belle: nel senso che, facendo chirurgia estetica, c’è chi si rivolge a noi per realizzare il proprio sogno. Questi ultimi spesso sono comunque spaventati quindi la sfida più grande per noi è cercare di empatizzare con loro. E penso che ci stiamo riuscendo molto bene». E sulla tempistica operatoria: «È variabile: un intervento di cataratta dura 20 minuti, uno di chirurgia estetica parte da una base di 90 minuti».
Dopodiché ci siamo recati presso il reparto di oculistica, dove ci ha ospitato il responsabile nonché direttore sanitario Paolo Spallanzani, che ci ha spiegato le metodologie diagnostiche e i trattamenti per i disturbi visivi, approfondendo l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, quali laser ed eccimeri. Ha fornito dettagliate spiegazioni sulle procedure di correzione della miopia dell’astigmatismo e altri disturbi visivi, chiarendoci come viene impiegato l’uso del laser e specificando i casi in cui è indicato e quelli in cui è sconsigliato con riferimento anche all’età del paziente. «Quando ci sono fortissime miopie, ad esempio in casi dove ci sono 15 diottrie di miopia, non si può fare il laser perché arriva a 7 e 8 diottrie – ha spiegato – in questi casi si possono fare, nei ragazzi giovani, impianti di lenti fachiche: si mette una lente fachica in camera posteriore lasciando il cristallino. Se il paziente è una persona di 50 anni che presenta una miopia elevata, non si può fare né il laser né l'impianto fachico, ma occorre invece sostituire il cristallino». E quando gli chiediamo se ci sono controindicazioni da considerare per l’effettuazione del laser, ci risponde così: «No, poiché vengono impiegati strumenti di alta tecnologia soggetti a manutenzione costante e sostituzione in caso di guasto».
Infine, ci siamo recati nel reparto di dermatologia, dove lo specialista Saadiden Sami ci ha illustrato le metodologie di diagnosi della terapia utilizzate nella gestione delle patologie dermatologiche. In particolare, ci ha mostrato le apparecchiature avanzate come il dermatoscopio, utili per l’identificazione veloce di neoplasie cutanee, e ha approfondito il processo di trasformazione di alcuni nei in melanomi, mostrandoci immagini per dimostrare il riconoscimento dei tumori della pelle.
Studentesse dell’istituto Galvani-Iodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA