Gazzetta di Reggio

Reggio

Il caso

Incendio Inalca, i residenti del Tondo prigionieri dei miasmi: la carne marcia è ancora lì

Incendio Inalca, i residenti del Tondo prigionieri dei miasmi: la carne marcia è ancora lì

Reggio Emilia: il sindaco scrive alla procura per chiedere di intervenire, ma non s’è mosso nulla

2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Sembrava tutto in via di risoluzione, e invece, in via Due Canali, a pochi passi da quel che resta dello stabilimento Inalca, la carne putrefatta, rimasta all’interno del capannone devastato dal rogo del 10 febbraio, è ancora lì, in uno stato di decomposizione sempre più avanzato. È ancora lì perché in un’area dichiarata sotto sequestro dalla Procura che sta cercando di appurare l’origine del devastante incendio che in una notte ha distrutto lo stabilimento reggiano di Inalca (azienda del Gruppo Cremonini per la lavorazione delle carni) e il maxi-capannone di Quanta Stock & Go, l’azienda che si occupa della logistica delle derrate alimentari utilizzate quotidianamente dalla Cir per le sue mense e i suoi ristoranti sparsi un po’ in tutta Italia. Così, mentre si attende di conoscere l’esito della consulenza che la procura ha affidato al laboratorio dei vigili del fuoco di Milano, mentre i sindacati attendono di conoscere il destino del sito produttivo di Inalca nel Reggiano, Inalca e la procura si erano impegnati a risolvere un problema grave nella sua banalità: l’insopportabile olezzo che arriva dalla carne putrefatta nell’area posta sotto sequestro dalla magistratura. Un allarme, questo dei cittadini che abitano, perlopiù negli appartamenti delle palazzine Acer di via Due Canali che il Comune ha raccolto fin da subito. «Per noi – spiega l’assessora all’ambiente e alla Protezione civile Carlotta Bonvicini– è stato abbastanza naturale, dal momento che fin da subito siamo stati con i nostri tecnici a stretto contatto con i residenti. Per la pulizia delle strade e dei cortili in cui si erano depositati i residui dell’incendio. Anche noi come i reggiani che abitano in quelle strade abbiamo constatato come l’aria fosse irrespirabile proprio a causa di quella carne».

Con una lettera firmata dal sindaco Marco Massari e indirizzata alla procura della repubblica si chiedeva di intervenire per rimuovere «resti di carne in verosimile fase di decomposizione, con conseguente rischio di infestazione (insetti, ratti, topi…) nonché problematiche odorigene, estremamente fastidiose». La lettera reca la data del 18 aprile, tre giorni dopo il sopralluogo fatto da Arpa, Ausl, tecnici del Comune e tecnici di Inalca. Da quella lettera non s’è più mosso nulla. Né sul versante della procura nè su quello di Inalca. «A questo punto con l’innalzamento delle temperature – spiega l’assessora Bonvicini – la situazione può soltanto peggiorare. Non crediamo sia giusto perdere altro tempo». Invero, a chiamare in causa Inalca è anche la vertenza sull’occupazione e sulla permanenza di un sito produttivo del gruppo Cremonini su Reggio. Su questi temi si era aperto un tavolo in Regione che però dopo la prima riunione (in cui Inalca non c’era) non ha più avuto seguito. M.S. © RIPRODUZIONE RISERVATA