Sempre più cause di risarcimento contro i medici: l’Ausl di Reggio Emilia spende 23 milioni di euro
Contenzioni per errori diagnostici o negli interventi chirurgici e infezioni ospedaliere. Silvia Filippi direttore Servizio Affari Generali: «Le cause più impattanti, dal punto di vista psicologico ed economico, riguardano i neonati e i minori»
Reggio Emilia Ventitré milioni di euro nel quinquennio: a tanto ammonta la somma totale sostenuta dalla sanità reggiana – quasi pari al “buco” dichiarato nei giorni scorsi – per il risarcimento danni nelle cause mediche. Non a caso gli studi legali specializzati nei sinistri sanitari (questa la definizione utilizzata per gli incidenti dei camici bianchi) si sono moltiplicati. Lo spiega la dottoressa Silvia Filippi, direttore del Servizio Affari generali, legali e assicurativi dell’Ausl di Reggio Emilia, cui fanno riferimento tre avvocati interni e altri esterni.
I pazienti chiedono sempre più conto ai medici del loro operato?
«Assolutamente sì, in generale c’è una maggiore conflittualità, lo vediamo anche nell’aggressività e nelle violenze contro i sanitari. Questo si riflette sulle richieste di risarcimento, che si tentano per qualsiasi cosa. Non so se possa essere legato al fatto che la popolazione si sta impoverendo».
Quali sono i settori più a rischio?
«Le richieste risarcitorie riguardano soprattutto errori diagnostici-terapeutici, errori per interventi chirurgici ed infezioni ospedaliere; queste ultime sono aumentate negli ultimi anni, soprattutto le infezioni per batteri antibiotico-resistenti. Tali casistiche di sinistrosità sono coerenti con i dati nazionali del Ministero della Salute. Gli ambiti sono in prevalenza ortopedia, chirurgia, ginecologia e Pronto Soccorso. Le cause più impattanti, dal punto di vista psicologico ed economico, riguardano i neonati e i minori».
Più civile o penale?
«È quasi tutto civile nei confronti dell’azienda poiché garantisce il rimborso, mentre nel penale la responsabilità individuale del professionista, cui l’Ausl assicura la tutela legale, è difficile da dimostrare. Ma non tutto sfocia nel contenzioso legale. Nel 2024 abbiamo aperto 9 cause e 27 sono state respinte: sono poche per i cinque ospedali, Santa Maria, Core e cure territoriali».
Come funziona il sistema?
«Abbiamo aderito dal 2015, prima dell’unificazione, al cosiddetto programma regionale dei sinistri. Siamo in autoassicurazione: è ancora conveniente rispetto a un’assicurazione esterna. Significa che paghiamo in autonomia con risorse aziendali i risarcimenti sotto soglia, fissata in 250mila euro. Funziona così: ogni volta che arriva una richiesta viene esaminata dal Comitato Valutazione Sinistri (organismo composto da medici legali, avvocati e amministrativi), che valuta caso per caso. O viene riconosciuta una responsabilità sanitaria e si procede, altrimenti si respinge. Per importi superiori ai 250mila euro la pratica viene inviata a Bologna al Comitato regionale, competente anche per rimborsare le differenze».
Quanti i casi sopra soglia?
«Non sono frequenti, ma sono i più lunghi e incidono pesantemente sul report. Ad esempio nel 2023 abbiamo erogato 9 milioni di euro, molto più del 2024, perché nel 2023 sono stati chiusi sei sinistri sopra soglia di cui uno importante, da 3 milioni, aperto nel 2019: riguardava un neonato. Invece nel 2024 solo 1,9 milioni perché non è stato chiuso nessun sinistro sopra soglia: fa parecchia differenza».
Questo spiega le oscillazioni da un anno all’altro. E i primi dati sul 2025?
«Nel primo quadrimestre (gennaio-aprile) 47 casi, di cui 3 respinti. Viene confermato il trend in crescita».
L’impennata del contenzioso, che toglie risorse importanti alla sanità, sarà sostenibile a lungo termine?
«A questa domanda non so rispondere: diciamo che me lo auguro. Sappiamo che le risorse per la sanità sono sempre meno, noi preferiremmo investire nei servizi. Poi è chiaro che in caso di sbaglio il cittadino ha tutto il diritto di essere rimborsato». l © RIPRODUZIONE RISERVATA