«Devi dirmi ogni giorno tutto quello che fai». Poi le mette una “cimice” nell’auto: ex marito condannato
Scandiano, era accusato di stalking e anche di aver diffuso un volantino con foto sessualmente esplicite della donna: pena a un anno e 9 mesi
Scandiano Era accusato di una sfilza di gravi reati: stalking, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (“revenge porn”), danneggiamento seguito da incendio, danneggiamento. Ma l’avvocato difensore Mattia Fontanesi ha sostenuto che non ci fossero prove, oltre ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza del suo assistito, che è stato assolto dagli ultimi due capi. Il “revenge porn” è stato riqualificato in diffamazione e la condanna ha riguardato quest’ultima e gli atti persecutori. Così un 49enne ha rimediato una condanna complessiva – in rito abbreviato con lo sconto di un terzo della pena – di un anno, 9 mesi e 10 giorni, emessa dal gup Luca Ramponi a fronte di una richiesta dell’accusa di 3 anni e 4 mesi. La pena non è sospesa. Protagonisti di questa vicenda due ex coniugi di 49 e 43 anni.
Il matrimonio si è concluso nel novembre 2022, quando la donna è tornata a vivere a casa dei genitori insieme ai figli. Dopo la separazione, nel gennaio 2023, secondo la donna l’ex ha cominciato a perseguitarla con una serie di episodi inquietanti (tra novembre 2022 e luglio 2023) che l’hanno costretta a temere per la sua incolumità e a cambiare abitudini. In particolare il 4 novembre, quando la moglie ha fatto i bagagli, lui le ha inviato messaggi Whatsapp insultandola e minacciandola: se non avesse consentito ad avere rapporti sessuali con lui o a inviare foto nuda le avrebbe «presentato il conto del ristorante», minacciando di stampare e distribuire le immagini che la ritraevano in intimità per «fargliela pagare». «Devi dirmi ogni giorno tutto quello che fai». In maggio l’ex si è presentato dai vicini di casa del suocero chiedendo di poter installare una telecamera rivolta verso il cortile della donna, che poi ha trovato una cimice nella sua macchina. Il 24 maggio il 49enne ha suonato a casa dei suoceri «agitato e armato, con una pistola ben visibile alla cintura e un coltello legato a una fondina sulla coscia», dicendo che doveva «fare la guerra agli ucraini».
A giugno ha ricominciato a tempestarla di messaggi. Tra il 18 e il 23 luglio 2023 l’ex ha diffuso un volantino con foto sessualmente esplicite di lei sul luogo di lavoro della donna e vicino ai negozi della pubblica via, minacciando in un vocale di diffondere le immagini osé alla serata finale di “Cacciolanoia”: «Sarebbe stato bello offrire alle 3mila persone un gran finale». Fin qui lo stalking e il revenge porn. Ma non è tutto. Nella notte tra il 23 e il 24 luglio 2023, dopo aver cosparso del liquido infiammabile sulle auto parcheggiate nel cortile, ha appiccato il fuoco; le fiamme hanno distrutto completamente l’auto di un amico del padre, danneggiato l’auto della madre e provocato danni alla casa, mentre la macchina di lei è stata lesionata da un acido corrosivo che ha rovinato vetri e vernice. Nella sua arringa, l’avvocato Fontanesi ha messo in dubbio l’attendibilità della donna, circoscrivendo – date alla mano – gli atteggiamenti molesti dell’ex a soli due mesi (da maggio a luglio 2023): «Prima, da novembre 2022 ad aprile 2023, i coniugi vivevano un rapporto sereno. E non è mai stato prodotto un certificato o una relazione medica sullo stato psicologico di lei». La telecamera dai vicini «non era per controllare la moglie bensì per controllare la figlia». Sul revenge porn, secondo il difensore, «gli stessi inquirenti scrivono che non è possibile riconoscere l’autore: le telecamere del paese non sono chiare e la stessa donna ha dichiarato che le foto erano in mano anche a un amico del mio assistito». Non provato nemmeno il danneggiamento seguito da incendio: una vicina di casa ha trovato dei guanti e li ha consegnati alla madre di lei, «ma la testimone non è mai stata sentita, nulla si sa del punto del rinvenimento e dello stato di conservazione». Di conseguenza anche il danneggiamento, derivante dall’incendio, non è ascrivibile al 49enne. La difesa ha chiesto l’assoluzione con formula piena e in subordine il minimo della pena con il riconoscimento delle attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Il gup Luca Ramponi (in foto) ha accolto in pieno, disponendo una provvisionale di 10mila euro per la 43enne parte civile tramite l’avvocato Francesca Corsi. Nulla, invece, per le altre parti civili (padre, madre e sorella di lei) tutelate dall’avvocato Monia Zannoni. l © RIPRODUZIONE RISERVATA