Gazzetta di Reggio

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Il femminicidio di Correggio

Convalidato il fermo di Peter Pancaldi, ma escluse le aggravanti

Convalidato il fermo di Peter Pancaldi, ma escluse le aggravanti

Reggio Emilia: l’uomo, compagno della donna, accusato di aver ucciso la donna che voleva lasciarlo. La Cgil: «Non bastano le denunce, serve un impegno costante, radicale»

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Reggio Emilia È stato convalidato questa mattina dal giudice per le indagini preliminari Matteo Gambarati il fermo di Peter Pancaldi, accusato dell’omicidio dell’ex compagna Daniela Coman, uccisa a coltellate a Prato di Correggio nei giorni scorsi. Il giudice ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere, ma ha escluso – per mancanza di gravi indizi – le aggravanti della premeditazione e dell’aver commesso il delitto nei confronti di una vittima di atti persecutori. 

 


Le reazioni
Il femminicidio di Daniela Coman ha suscitato profondo dolore e indignazione in tutta la comunità e ha riacceso il dibattito su un fenomeno che, come ribadito dalla Cgil di Reggio Emilia, non può più essere considerato un'emergenza, ma un problema strutturale. «Non ci sono più parole – scrive in una nota Elena Strozzi, della segreteria provinciale con delega alle Pari opportunità –. Le abbiamo già usate tutte per condannare, esprimere dolore e denunciare un fenomeno che non è emergenziale, ma strutturale: il femminicidio è l’esito estremo di una cultura patriarcale radicata, normalizzata, alimentata ogni giorno dal linguaggio, dai comportamenti, dal silenzio». La nota del sindacato insiste sulla necessità di rafforzare la prevenzione e l’educazione fin dalla prima infanzia, per contrastare stereotipi e riconoscere la violenza in tutte le sue forme: «Non bastano le leggi se non vengono accompagnate da un cambiamento culturale. Non bastano le denunce – che pure, come ricordava anche il procuratore Paci, è necessario fare per attivare il sistema di contrasto – se chi denuncia non viene protetto. Non bastano le lacrime, i minuti di silenzio, i fiori. Serve un impegno costante, collettivo, radicale». La Cgil chiede anche un riconoscimento concreto del ruolo dei centri antiviolenza, da sostenere con adeguati finanziamenti. «Quello che è accaduto a Correggio – conclude Strozzi – è l’ennesimo episodio di una lista che sembra non finire mai. Ci impone di tenere alta l’attenzione sul tema, ma anche di rispondere in modo collettivo, ognuno per il proprio ruolo: istituzioni, forze dell’ordine, Centri antiviolenza, scuola, sindacati. Lo dobbiamo a chi non c’è più e a chi ha ancora paura, perché smetta di averla».