Parla l’ex di Daniela: «Una donna e madre stupenda: non sapevo che quell’uomo era un violento»
La 48enne uccisa da Peter Pancaldi: «Nessuno mi ha detto cosa stava vivendo: forse se non c’è più anche colpa mia»
Correggio «Lei non era perfetta, come non lo sono io, ma era veramente unica». Così Giordano, l’ex di Daniela Luminita Coman, la 48enne che martedì 13 maggio è stata uccisa dall’ex compagno 45enne Peter Pancaldi nella casa di lui a Correggio, ricorda la donna da cui ha avuto anche un figlio. Ed è proprio al bambino che, prima di tutto, va il pensiero di Giordano, il cui obiettivo ora è tutelarlo. È stato proprio l’ex convivente a dare l’allarme quando si è reso conto che Daniela non rispondeva al telefono. Aveva capito che qualcosa non andava anche perché la donna, nonostante la relazione fosse terminata, continuava a frequentare spesso l’abitazione a Sassuolo, in via Santa Lucia, dove vivevano lui e il bambino, per il quale era una mamma presente.
«Non sapevo che lui fosse una persona violenta – ripete Giordano – non sapevo che la maltrattasse. L’ho saputo solo dopo, quando tutto è successo». E mentre Pancaldi è stato portato in carcere, quel che resta nel cuore dell’ex compagno, della famiglia, e di chi aveva conosciuto Coman, è solo un grande dolore. «Aveva 24 anni quando l’ho incontrata – racconta Giordano, che lavora come idraulico – era splendida e aveva un’idea di coppia unica. La devo solo ringraziare per quello che mi ha dato». I due hanno convissuto per ben venticinque anni: «Una compagna favolosa che mi ha dato una cosa che non ha paragoni: nostro figlio. Era una madre stupenda, anche se il nostro rapporto si era incrinato, eravamo sempre una famiglia. Tutte le sere passava fino almeno alle 20 a casa nostra per stare con il bambino e spesso restava anche a dormire. Io per questo ero felice, perché vedevo in entrambi il vero amore. Quando era con noi era la “Dani”, la mamma e la mia compagna».
Il racconto prosegue: «Di quest’uomo (Pancaldi, ndr) non sapevo niente. Sapevo che lei aveva un appartamento a Castellarano, poi che a fine aprile lo aveva lasciato per trasferirsi da una sua amica, perché in quell’abitazione si era liberata una stanza. Per quanto ne so, non abitava a Correggio». Il pensiero poi va a quanto emerso nelle ore successive all’omicidio: «Tutti sapevano della sua situazione e nessuno ha fatto niente. Non mi hanno fatto neanche un cenno, pur sapendo che lui era una persona violenta che l’ha diverse volte maltrattata». Giordano ripercorre poi quei drammatici istanti del ritrovamento del corpo di Coman, ormai priva di vita nell’appartamento in cui viveva Peter Pancaldi. Secondo quanto ricostruito, la donna si era recata lì perché la loro travagliata relazione si era interrotta, ed era andata a prendere gli ultimi effetti personali. Poi lui l’avrebbe attratta con l’inganno. «Da martedì pomeriggio alle 17 – conclude – mi sono mosso, ma ormai era tardi. Devo ringraziare i carabinieri di Sassuolo che, dopo la mia denuncia, sono stati molto celeri a procedere, ma purtroppo non c’è stato niente da fare. Se Dani non c’è più, forse è anche colpa mia. Ora dovrò riempire il vuoto che ha lasciato». © RIPRODUZIONE RISERVATA