Adelmo Cervi sul palco della Cgil attacca La Russa per il referendum: “Bastardo”. E scoppia il caso
L’affondo per l’invito all’astensionismo, ma Maurizio Landini non accoglie l’invito a dissociarsi
Reggio Emilia Un nuovo caso politica infiamma la campagna per il referendum dell’8 e 9 giugno. Sul palco della Cgil, organizzato a Roma in vista della consultazione, alla presenza anche del segretario generale del sindacato, Maurizio Landini, ha preso la parola Adelmo Cervi. Il padre di Adelmo era Aldo, uno dei sette fratelli uccisi dai fascisti il 28 dicembre 1943. Sin dall’inizio della campagna per il referendum Adelmo Cervi è stato tra i più fermi sostenitori della consultazione e non ha proprio mandato giù le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, il quale, nei giorni scorsi, ha invitato a non andare a votare in giugno. Nel corso della maratona contro l’astensionismo che si è svolta a Roma, Cervi si è lasciato sfuggire un “bastardo” rivolto a Ignazio La Russa.
Le dichiarazioni sono state rilanciate da Il Giornale e le reazioni si sono messe immediatamente in moto, con la maggioranza che ha fatto quadrato intorno a La Russa e chiesto l’immediata presa di posizione di Landini contro l’attacco. Adelmo Cervi ha definito «una cosa vergognosa», «che un bastardo del genere sia la seconda carica dello Stato. E abbiamo uno che ci governa che gira ancora con la fiamma tricolore appiccicata al vestito. Non abbiamo tempo da perdere per parlare di questa gente». Queste le parole del figlio di Aldo Cervi dal palco di Roma. Frasi che in breve tempo hanno scatenato l’ira a livello nazionale del centrodestra e in particolare di Fratelli d’Italia. «A La Russa sono stati rivolti insulti inaccettabili, Landini si dissoci», hanno attaccato in modo unanime i parlamentari del partito di Giorgia Meloni. Il segretario della Cgil, tuttavia, non ha accolto la richiesta di Fratelli d’Italia, ma da Catania ha risposto ritornando sull’invito all’astensionismo arrivato da La Russa. «È un atto di paura», lo ha definito il numero uno della Cgil.
Non si è fatta attendere la risposta del presidente del Senato. «Non dobbiamo accettare nessun tipo di provocazione che vorrebbe fare scendere il confronto politico a un livello incivile. A noi interessa continuare a camminare nella direzione di un riconoscimento reciproco della libertà di esprimere le proprie idee. E credo che Sergio Ramelli, come Fausto Tinelli e Iaio Iannucci, per citare vittime innocenti, siano i migliori vessilliferi di questa speranza, di questo desiderio, di questa volontà che cammina». Questo quanto ha affermato Ignazio La Russa, rispondendo a una domanda sull’attacco pronunciato nei suoi confronti da Adelmo Cervi dal palco di Roma della Cgil, nel corso di un punto stampa a margine dell’inaugurazione della mostra su Sergio Ramelli - lo studente diciottenne, militante del Fronte della gioventù, ucciso nel 1975 a causa dell’aggressione di alcuni militanti della sinistra extraparlamentare - al Parlamento europeo, a Bruxelles. «Possono alcuni cercare di rallentarla, ma non si può fermare una volontà di rispetto, di pacificazione, di libertà di pensiero reciproca», ha aggiunto il presidente del Senato rispetto al palco di Roma. l © RIPRODUZIONE RISERVATA