Il nuovo polo della moda di Max Mara: «Ci siamo ispirati ai Chiostri di San Pietro»
I tecnici del progetto che modificherà il volto dell’area ex Fiere di Mancasale: «Sarà un grande anello con al centro un parco»
Reggio Emilia «Le famiglie non fanno progetti per cinque anni, fanno progetti per generazioni». Trae spunto da questa frase, pronunciata dal patron del colosso del fashion Max Mara, Achille Maramotti, il progetto del polo della moda che sorgerà nell’area delle ex fiere, tra via Filangieri e via Aldo Moro. Ieri mattina, 23 maggio, il progetto è stato illustrato dal punto di vista tecnico alla sala conferenze del Tecnopolo, al capannone 19 delle Reggiane Parco Innovazione. L’architetto Piergiorgio Vitillo, curatore della progettazione urbanistica e coordinatore generale del Piano di iniziativa pubblica (Paip) per la realizzazione del polo della moda di Max Mara Fashion Group, e l’architetto Fabrizio Barozzi, in rappresentanza dello Studio Barozzi Veiga di Barcellona, vincitore del concorso internazionale di progettazione della nuova struttura, hanno descritto i dettagli dell’intervento che cambierà volto alla vecchia area fieristica di Mancasale e darà vita, con un’opera di demolizione e ricostruzione a interventi di rigenerazione ambientale, a un nuovo polo attrattore.
L’assessore Carlo Pasini ha introdotto l’evento indicando come gli interventi di rigenerazione urbana previsti si collochino «in un’area dismessa da una quindicina di anni. Il polo industriale è importante per la stessa amministrazione, perché vede riqualificata un’area attualmente dismessa». Il percorso autorizzativo è iniziato 10 mesi fa e «siamo in una fase di completamento che si prevede finisca entro giugno con l’approvazione del piano in Consiglio comunale», puntualizza Pasini.
L’architetto Marco Rainò di Brh+ di Torino, che ha curato il concorso internazionale, ha illustrato le modalità in cui è stato svolto il concorso di idee, spalmato su uno scenario mondiale che ha visto partecipare anche studi di Copenaghen e di Tokyo. L’architetto Barozzi indica come si sia cercato di trasmettere i «valori dell'azienda in un progetto architettonico». E parte dalla frase di Achille Maramotti per indicare come si sia creduto, fin dall’inizio che dovesse «esserci un’idea di complementarietà con le idee dell’azienda».
Durante la presentazione sono state raffigurate analogie tra elementi più classici e la modernità che vuole invece caratterizzare il polo della moda di Mancasale. Ad esempio, è stata proiettata un’immagine dei Chiostri di San Pietro, con cui il quartier generale del nuovo polo ha delle analogie nelle sue caratteristiche squadrate, con uno spazio fruibile all’interno. «Ci siamo chiesti come da un elemento più classico si potesse partire - afferma Barozzi -. La nuova sede è un grande anello che contiene al centro un parco. Si è cercato di rinaturalizzare tutta l’area di progetto e iscrivere il nuovo anello nel paesaggio verde».
Il progetto è stato mostrato con l’ausilio di diversi rendering che hanno consentito di visualizzare gli spazi del futuro, dagli uffici, all’atrio verso l’ingresso principale, al porticato esterno al primo piano, fino ai due magazzini principali con i parcheggi che si aggiungeranno ad altri posti auto su via Filangieri. Il professor Vitillo ha indicato come questo sia un buon progetto urbano, «sia per le ricadute pubbliche in infrastrutture e ambiente, sia per i tempi in cui si è svolto. Sono state presentate osservazioni da enti interessati che non spostano però l’essenza del progetto. In questo caso pubblico e privato hanno trovato un modo di lavoro che dà valore alla proposta». © RIPRODUZIONE RISERVATA