Ivan Messone tra i migliori venditori porta a porta d’Italia: premiato dall’associazione Avedisco
Ha 47 anni e abita a Scandiano. «Se sei educato, serio, preparato, se ascolti le persone prima di parlare, allora si crea fiducia»
Scandiano È stato premiato come uno dei migliori venditori d’Italia da Avedisco, l’associazione italiana delle vendite dirette (cosiddetto “porta a porta”). Lo scandianese Ivan Messone, 47 anni, lavora in questo settore dal 2021, mentre in precedenza aveva gestito una sua attività. È responsabile regionale per Gioel (azienda italiana fondata nel 1996 che produce dispositivi per l’igienizzazione e sanificazione dell'aria, delle superfici e dell'acqua), coordina vendite e formazione e ha ricevuto il riconoscimento nazionale per i risultati raggiunti in azienda. Il premio gli è stato consegnato venerdì nell’ambito di una cerimonia che si è tenuta al Grand Hotel di Rimini.
Come si arriva a essere tra i migliori venditori d’Italia?
«Con costanza. Il nostro è un lavoro quotidiano, fatto di appuntamenti, ascolto e preparazione. Non ci sono scorciatoie: si cresce un cliente alla volta. Il premio è arrivato per i risultati ottenuti, ma anche per la fiducia costruita con chi ho incontrato in questi anni».
La vendita porta a porta non è semplice perché tra le persone è aumentata la diffidenza, visti i tanti malintenzionati che circolano e i casi di truffa sempre più frequenti. Come si supera questa barriera?
«È una diffidenza comprensibile. Ma la differenza la fa il modo in cui ti presenti. Se sei educato, serio, preparato, se ascolti le persone prima di parlare, allora si crea fiducia. E la fiducia, oggi, vale più di ogni altra cosa. Inoltre, le persone capiscono che dietro c’è un’azienda seria».
Non è facile essere buoni venditori. Qual è la parte più difficile di questo mestiere?
«Imparare a gestire i no. Accettare che non tutti siano pronti ad ascoltarti. Non prenderla sul personale, ma mantenere l’equilibrio, giorno dopo giorno. E poi il lavoro su sé stessi: bisogna imparare a relazionarsi, a essere disponibili, a non perdere la calma. È un lavoro che ti obbliga a crescere come persona».
Lei lavora anche nella formazione. Che cosa insegna ai nuovi incaricati?
«Che prima di saper vendere bisogna saper ascoltare. Che la preparazione tecnica è fondamentale, ma lo è anche l’approccio umano. E che serve allenamento: alla relazione, all’ascolto, alla gestione del tempo. Spesso si pensa che basti bussare alle porte, ma la verità è che ci vuole metodo. E rispetto per chi ci apre».
Come avviene concretamente un contatto con i privati o con le attività commerciali?
«A volte chiamo io, a volte vengo contattato tramite passaparola. Succede spesso che qualcuno mi consigli ad amici o parenti, magari perché ha visto benefici nei nostri dispositivi, soprattutto in casi di allergie o aria indoor problematica. Mi presento con discrezione, spiego cosa faccio e, solo se c’è interesse, si fissa un appuntamento».
Ha parlato di crescita personale. In che senso?
«Questo lavoro ti obbliga a guardarti dentro. Ogni giorno ti confronti con gli altri e con te stesso. Devi imparare ad affrontare rifiuti, a uscire di casa anche quando non ne hai voglia, a gestire le tue emozioni. Non è un mestiere per chi cerca scorciatoie. Ma, se lo fai bene, ti restituisce molto».
Che consiglio darebbe a chi vuole iniziare nel settore?
«Di non cercare risultati immediati. Di lavorare sulla propria credibilità, di imparare da chi ha più esperienza. E soprattutto di essere sinceri: la gente capisce subito se sei lì per vendere a tutti i costi o per proporre qualcosa che può davvero servire. Solo così si costruisce una professione». l © RIPRODUZIONE RISERVATA