Gazzetta di Reggio

Reggio

Delitto di Puianello

Omicidio di Marco Montruccoli, nessuno “sconto” per l’assassino. Il fratello di Matteo: «Non odio nessuno, ma è giusto così»

Ambra Prati
Omicidio di Marco Montruccoli, nessuno “sconto” per l’assassino. Il fratello di Matteo: «Non odio nessuno, ma è giusto così»

L’omicidio del 2 febbraio 2015: il 34enne ucciso con 15 coltellate. La Cassazione ha bocciato definitivamente l’istanza di revisione del processo avanzata da Fatmir “Miri” Hykaj

3 MINUTI DI LETTURA





Quattro Castella «Era ora, finalmente è finita. Non odio nessuno, ma era una questione di principio: è giusto che l’assassino resti dietro le sbarre». A parlare è Matteo Montruccoli, che quella terribile sera del 2015 era con il fratello Marco, 34 anni, padre di tre figli. Marco si trovava lì per caso – lo aveva accompagnato a casa – e trovò la morte: ucciso con 15 coltellate. Dal processo di primo grado, è la prima volta che Matteo, sopravvissuto per miracolo, se la sente di parlare. Sono passati dieci anni. «Sì una vita fa, ma è come se fosse successo ieri. La mia famiglia è distrutta, per fortuna con mia cognata ci siamo chiariti e ci vogliamo bene. Penso ogni giorno a mio fratello. Ancora mi stupisco perché, in certi giorni magari più stancanti, penso “oggi non ho pensato a lui”».

Parliamo del delitto delle Forche di Puianello del 2 febbraio 2015, quando in via Fausto Coppi ci fu una violenta colluttazione tra i fratelli Montruccoli e due albanesi che attendevano Matteo per un regolamento di conti. Fatmir “Miri” Hykaj, 29enne carpentiere residente a Modena, e Danjel Tufa, 28enne operaio di Sassuolo, sono stati condannati rispettivamente a 22 anni e 13 anni. Tufa ha saldato il suo conto con la giustizia ed è un uomo libero, mentre ieri la Cassazione ha bocciato definitivamente l’istanza di revisione del processo avanzata da Hykaj. Nel marzo dell’anno i difensori di Hykaj, l’avvocato Gisella Mesoraca e il professor Carlo Taormina, avevano presentato un’istanza basandosi su particolari non confluiti agli atti e a loro dire non valutati. Dopo il no della Corte d’Appello di Ancona, il detenuto aveva diritto all’ultimo tentativo in Cassazione, che solo nel tardo pomeriggio ha sciolto la riserva decidendo il rigetto. In udienza a Roma ha voluto essere presente Matteo, insieme agli avvocati di parte civile Giovanni Tarquini e Marco Fornaciari. «Abbiamo vinto. La corte ha ritenuto che tutte le sentenze precedenti fossero corrette e che le presunte nuove prove non avessero una rilevanza tale da inficiare il processo – ha detto l’avvocato Fornaciari – La famiglia Montruccoli può dire che è stata messa la parola fine a una dolorosa battaglia legale». «Sono emozionato e teso dalla giornata», esordisce in modo incerto Matteo. «È stata una giornata dura, fino alla fine l’esito era incerto, mi ero preoccupato. Invece il risultato è stato meraviglioso. Siamo sollevati. Voglio ringraziare l’avvocato Fornaciari, che si è dimostrato un grande gladiatore, combattivo e determinato: gliene sarò sempre grato. Finalmente si riesce a mettere un punto su questa storia». Matteo fa una pausa, riflette, poi prosegue: «Nell’immediatezza del delitto avevo invocato la pena di morte, sbagliando, era appena accaduto. Ora credo che, anche se Fatmir avesse avuto uno sconto di pena, non sarebbe cambiato più di tanto. Diciamo che se avesse chiesto scusa, non dico a me ma alla moglie di mio fratello e a mia madre, sarebbe stato diverso». Tufa è fuori. «L’ho incontrato ad Ancona, ci siamo trovati faccia a faccia e istintivamente gli ho teso la mano: ha avuto un comportamento più umano e meno vigliacco di Fatmir, portandolo via dal luogo del delitto. Non odio nessuno». l © RIPRODUZIONE RISERVATA