Gazzetta di Reggio

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L’omicidio

Bibbiano, uccise il vicino con una coltellata: Riccardo Stefani sarà giudicato con rito abbreviato

Ambra Prati
Bibbiano, uccise il vicino con una coltellata: Riccardo Stefani sarà giudicato con rito abbreviato

Ilirjan Minaj detto “Lili”, 61 anni, venne ucciso sul pianerottolo di casa. Ora il processo lampo senza aggravanti

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Bibbiano Sarà un processo lampo, che si risolverà in due udienze preliminari, il delitto di Bibbiano costato la vita a Ilirjan Minaj detto “Lili”, 61 anni, ucciso a coltellate (in foto) dal vicino sul pianerottolo di casa. Del resto Riccardo Stefani, 41 anni, dipendente dall’alcol e dalla droga e figura problematica nel quartiere, è reo confesso e ha consegnato l’arma (un coltellaccio da cucina) con la quale ha ucciso il vicino. La novità di ieri è che, se inizialmente si ipotizzava l’imputazione di omicidio volontario pluriaggravato (l’uso dell’arma e i futili motivi), il pm Isabella Chiesi ora contesta l’omicidio volontario semplice con l’aggiunta della recidiva non specifica (per le condanne riportate dall’imputato negli ultimi cinque anni, cioè guida in stato di ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale). Senza le aggravanti l’avvocato Stefano Germini dello studio Bartolini, difensore di Stefani – in carcere da un anno e scortato ieri in tribunale dalla polizia penitenziaria – ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che assicura lo sconto di un terzo sulla pena.

L’avvocato Nino Ruffini, che tutela i familiari della vittima (la moglie Natasha “Tasha” Bylykbashi e la figlia Xhulia “Giulia” Manaj), si è costituito parte civile e ha proposto una provvisionale di 25mila euro rinviando le statuizioni al giudice civile. Una volta disposto il rinvio a giudizio e incardinato il rito, il gup Matteo Gambarati ha rinviato al 10 di luglio direttamente per la discussione e la sentenza. Il terreno della battaglia legale si giocherà sulla legittima difesa, invocata dall’imputato e negata con forza dall’accusa e dalla parte civile. «A nostro avviso si è trattato di una tragica fatalità», ha dichiarato l’avvocato Germini, che punterà sull’assenza di dolo (il 41enne non aveva il proposito di uccidere). «È stata un’aggressione violenta, quella perpetrata dall’imputato – ha replicato l’avvocato Ruffini – L’accaduto è molto grave e dai contorni umani particolari; sottolineo il dolore di una vedova e di una figlia rimaste sole. Non ci muove il denaro, ci muove la sete di giustizia». Quel che successe il 7 giugno 2024 tra le 21 e le 23 a Bibbiano è impresso nella memoria dei residenti: prima l’alterco tra Stefani, alla finestra, e la vittima in strada che tornava a casa (distante pochi metri, nello stesso complesso a ferro di cavallo) con una borsa della spesa, l’ira di Minaj che entra nel condominio di via Fratelli Corradini, raggiunge l’ultimo piano per stanare il provocatore e, quando Stefani si barrica dentro, sfonda con un calcio la porta provocando uno squarcio dal quale il 41enne sferra il fendente. Minaj agonizzante scende due rampe di scale (fino al primo piano, dove viene soccorso dal marito della nipote) per poi accasciarsi a terra sbattendo la testa e morire pochi minuti dopo l’arrivo di moglie e figlia. Infine i carabinieri, che hanno tenuto a bada fino all’alba la comunità albanese che volevano farsi giustizia da sola e linciare l’arrestato. L’autopsia sulla vittima, depositata nel febbraio scorso, ha messo due punti fermi: primo, l’omicida ha dato un’unica coltellata, risultata fatale proprio perché inferta “alla cieca” (dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra) e con una forza tale da trapassare il torace; secondo Minaj aveva un tasso alcolemico di 2,09 g/l, il che spiegherebbe la reazione rabbiosa. l © RIPRODUZIONE RISERVATA