Commercio ambulante in affanno: a Reggio il 20% dei posteggi del mercato resta vuoto
L’analisi di Dario Domenichini (Confesercenti e Comre): «Mancano i giovani: settore fermo, bloccato e in mano a una dequalificazione che non porta sa nessuna parte»
Reggio Emilia «L’aumento della tassa dell’occupazione di suolo pubblico per il mercato settimanale di Reggio? Si spiega con il fatto che, con il trasloco da piazza San Prospero a piazza della Vittoria, lo spazio per gli ambulanti è stato quadruplicato. Mi recherò a Roma il 10 giugno per la verifica delle tabelle ministeriali, ma mi sembra il minore dei problemi per un settore in profonda crisi. Il mestiere degli ambulanti sta sparendo». A parlare è Dario Domenichini, che oltre ad essere presidente di Confesercenti è presidente di Comre, il consorzio di categoria che conta 350 iscritti nel Reggiano.
Partiamo dall’indignazione degli ambulanti. «Sul tema della tassa di occupazione di suolo pubblico in realtà c’è stato un cambiamento: da tariffa a canone unico, che comprende non solo il costo dello spazio ma anche lo smaltimento dei rifiuti. A Reggio il costo del suolo pubblico non è mai stato alto. Certo è che con il trasloco e l’ampliamento nella piazza di fronte al teatro Valli gli ambulanti possono tenere di fianco il furgone e i posteggi sono quadruplicati come dimensione. Faremo tutte le verifiche del caso. Purtroppo stiamo attraversando un momento di grande difficoltà e capisco che ogni incremento tariffario viene visto come un problema da risolvere».
I mercati settimanali sono in profondo rosso?
«Guardi io ho iniziato come ambulante di abbigliamento, per poi fare tutt’altro. Dal mio punto di vista è il mestiere più bello del mondo: per il contatto umano, per il contesto, lo spirito. Quando c’è un mercato il centro storico si popola e si anima: è l’attività più importante per la vitalità degli abitati, in alcuni paesi dell’Appennino ha pure una funzione sociale. Tuttavia negli ultimi anni il numero degli ambulanti non ha fatto altro che contrarsi. Nei mercati più piccoli della provincia notiamo una desertificazione: troppi posteggi vuoti perché manca chi continui l’attività dei genitori. I numeri sono impietosi: a livello nazionale si è perso il 35% dei posteggi, a Reggio i posteggi non assegnati (cioè vuoti) sono inferiori, siamo sul 20%, ma ci stiamo avvicinando alla media italiana».
Le ragioni del depauperamento?
«Sono molteplici. Purtroppo non abbiamo il ricambio generazionale: mancano le persone disposte a investire e a fare impresa nel commercio ambulante. Così man mano che gli ambulanti vanno in pensione non ne subentrano di nuovi. Ad esempio Comre nel 2023 contava oltre 400 iscritti: non abbiamo avuto defezioni, ma semplici cancellazioni. Peccato perché proprio i giovani, che sono nativi digitali e tecnologici, potrebbero dare quella spinta di innovazione a un settore fermo, bloccato e in mano a una dequalificazione che non porta sa nessuna parte. La tradizione del mercato settimanale è tutt’altra cosa».
Ecco la qualità potrebbe essere una strada?
«Certo, la qualità e le nuove forme di comunicazione online con il cliente. Ad esempio abbiamo un momento di euforia sul second hand di qualità, come i jeans della Levi’s. Di recente abbiamo fatto un paio di eventi al Mercato Ortofrutticolo con un mix di musica, street food e second hand e ci siamo sorpresi della risposta interessata dei giovani. Per ora è un settore di nicchia, così come i mercati straordinari: una boccata d’ossigeno, poi resta la settimana da coprire».
Tengono di più i mercati della provincia? E quali?
«Ni, diciamo che a Reggio è più evidente il fenomeno perché molti operatori del territorio si sono allontanati lasciando operatori dequalificanti. Se dovessi indicare dove il mercato funziona meglio, direi Scandiano e Correggio».
La qualità passa dai prodotti alimentari di pregio?
«Anche questo è parzialmente vero. Si tenga presente che l’automarket (il furgone) è un mezzo che costa oltre 200mila euro: chi sul mercato c’è già fa buoni affari, ma chi deve entrare fatica a fare un investimento del genere».
Quali ricette per il futuro?
«Intendiamo replicare l’iniziativa fatta a Bergamo, dove sono andati nelle scuole per spiegare com’è il lavoro dell’ambulante. Poi si sta lavorando per modificare la legge del settore, che dopo 30 anni va rivista. E occorre capire se dalla legge 12/2024 sulla riqualificazione degli hub urbani si potranno recuperare risorse». © RIPRODUZIONE RISERVATA