Sempre più aggressioni ai sanitari: ora arriva il corso di formazione per difendersi
Castelnovo Sotto: con l’Anpas alla Pubblica assistenza di Castelnovo Sotto e Cadelbosco Sopra: «Obiettivo preparare degli operatori e perché mettano in pratica un’attività preventiva e di de-escalation»
Castelnovo Sotto Oltre 4800 casi di aggressioni, nel triennio 2019-2021, una media di 1.600 all’anno, nei confronti degli operatori sanitari, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute. Non tutti i casi però vengono denunciati. Da questo dato è partito il gruppo di lavoro multidisciplinare (coinvolti avvocati, membri delle forze dell’ordine, psicologi, soccorritori) di Anpas, associazione nazionale delle pubbliche assistenze, per mettere a punto il modulo formativo Opa (Observation, Prevention Action) finalizzato ad aggiornare la capacità dei soccorritori di gestire episodi di violenza durante gli interventi. Il corso è stato proposto mercoledì sera a 80 volontari della Pubblica assistenza di Castelnovo Sotto e Cadelbosco Sopra. «Abbiamo registrato episodi di aggressioni ai nostri operatori durante gli interventi di soccorso, io stesso ho subito un calcio in servizio _ ha spiegato il presidente della Pa locale, Matteo Balugani _. Nulla di grave, per fortuna, ma abbiamo voluto dare il nostro contributo, ospitando in sede questo nuovo modulo formativo per i nostri operatori».
La serata ha visto anche svolgersi una piccola simulazione di difesa personale nella grande aula della sede di via Petrarca. Relatori erano Paolo Rebecchi della direzione Anpas nazionale e direttore del modulo formativo Opa, e altri due membri del gruppo autore del modulo formativo, il colonnello in riserva Luca Pietranera, con numerose esperienze anche internazionali e su fronti di guerra, oltre che già comandante del nucleo radiomobile di Milano, e l’avvocato Gloria Zanardi che ha illustrato i limiti imposti dalle norme per quanto riguarda la legittima difesa e l’eccesso di difesa (articoli 52 e 55 del codice penale).
Paolo Rebecchi il tema è importante e di estrema attualità. Qual è la situazione?
«Sì. C’è stata una forte escalation sulle aggressioni nei confronti del personale sanitario sia all’interno delle strutture ma anche, e soprattutto, sulla strada. Quindi è fondamentale formare gli operatori che lavorano o svolgono attività di volontariato nelle pubbliche assistenze, per far sì che ci sia una cultura di prevenzione per evitare il rischio e anche eludere eventuali aggressioni o situazioni potenzialmente a rischio».
Ci sono stati episodi gravi nelle nostre zone?
«Parlando con i nostri colleghi del territorio sono stati evidenziati dei casi. Stiamo cercando di censire in modo più scientifico tutte le varie casistiche e anche le modalità di aggressione o di pericolo. Da qui deve nascere l’analisi del problema e, dal punto di vista operativo, con la possibilità di fornire indicazioni per evadere da situazioni che sono potenzialmente pericolose».
Una formazione da questo punto di vista è già acquisita dagli operatori sanitari?
«La formazione sulla sicurezza dei volontari ha fatto dei passi avanti nel tempo sicuramente sostenuti anche dall’accreditamento regionale, è chiaro che poi deve evolvere con la nascita di nuove problematiche. Abbiamo visto nel corso del tempo come sono cambiati certi fenomeni. Basti pensare all’uso del coltello. Una volta l’aggressore lo usava più spesso per colpire con la lama di taglio, ora invece i colpi sono inferti a rompighiaccio, con esiti che sono ben diversi. Ecco perché ci siamo trovati qui a Castelnovo Sotto per riuscire a divulgare il modulo Opa, che parte dall’Emilia Romagna, ma è anche già di procedura a livello nazionale per poter formare tutti gli operatori Anpas che svolgono servizio sulle ambulanze in convenzione».
Colonnello Pietranera, come si inquadra la sua partecipazione al corso?
«Ho intrapreso questa attività a favore di Anpas allo scopo di contribuire alla preparazione degli operatori, alla loro consapevolezza nell’esecuzione degli interventi e perché mettano in pratica un’attività preventiva e di de-escalation, per quelli più pericolosi».
Come affrontare la crescita di questo fenomeno?
«I dati statistici ci raccontano di un aumento dei casi di aggressione degli operatori sanitari e, anche, quelli delle ambulanze. Questo ci ha incoraggiato a svolgere questi corsi cercando di portare consapevolezza. Certamente il rischio è ineliminabile, ma affrontare le situazioni con consapevolezza è fondamentale”.
Come deve comportarsi un operatore in una situazione di aggressività nei suoi confronti?
«Un buon intervento in situazione di rischio parte già dalla centrale operativa. Parte dalla capacità dell’operatore che riceve le prime informazioni, di intuire gli elementi di esposizione al rischio, di fare domande appropriate per capire a che tipo di intervento sottoporranno gli operatori delle ambulanze. Poi la divisione dei compiti tra operatori dell’ambulanza. Ci deve essere qualcuno che osservi la scena, la valuti e individui i potenziali pericoli. E da qui si decida le modalità di intervento. Anche, qualora l’intervento non sia facilmente eseguibile, richiedendo l’invio delle forze dell’ordine».