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La cerimonia

Stefano Tacconi a Reggio Emilia ricorda le vittime dell’Heysel

Stefano Tacconi a Reggio Emilia ricorda le vittime dell’Heysel

La cerimonia davanti al Mirabello dove c’è il monumento che ricorda i 39 morti, tra cui il reggiano Claudio Zavaroni, nel 40esimo anniversario

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Reggio Emilia È stata caratterizzata dalla commozione e dal ricordo la cerimonia di domenica mattina, nel parco di via Matteotti, dove si trova il monumento che ricorda le 39 vittime dell’Heysel, tra le quali il fotografo reggiano di 28 anni Claudio Zavaroni. Promossa come ogni anno dal Comitato Per non dimenticare Heysel di Reggio Emilia, presieduto da Iuliana Bodnari, la cerimonia – nel quarantesimo anniversario della tragedia avvenuta il 29 maggio 1985 al famigerato stadio di Bruxelles, dove si disputava la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool – ha riscosso grande successo di partecipanti.


Erano presenti i rappresentanti di numerosi Juventus Club, arrivati da tutte le parti d’Italia, i familiari di alcune delle vittime di quella tragedia, tanti sportivi reggiani, il presidente del consiglio comunale Matteo Iori, oltre a bandiere della Juventus come Sergio Brio, che la notte della strage era in campo, Stefano Tacconi, e Luciano Bodini, fedele secondo del mitico Dino Zoff. La mattinata è stata caratterizzata dalla musica, oltre che dalle parole, grazie alla cantante Elisa Gibertoni che ha emozionato il pubblico cantando Someone like you, Hallelujah e Ho difeso. La tromba suonata da Italo Morelli, dello Juventus Club Meda, ha intonato l’inno della Juve, tra gli applausi dei presenti. Dopo i saluti della presidente del Comitato Per non dimenticare Heysel di Reggio, Iuliana Bodnari, Umberto Scarinci (presidente dello Juve Club di Crecchio di Abruzzo) ha letto la lettere del presidente della Juventus Gianluca Ferrero. «Il tempo passa ma il dolore resta – rimarca Iuliana Bodnari –. È un anniversario con un forte richiamo: 40 anni dalla strage, causata dalla crudeltà degli hooligans, conosciuti più per la loro violenza che per il tifo. E così uccisero 39 persone innocenti, delle quali 32 erano italiani e il più piccolo – Andrea – aveva 10 anni». 

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