Digital Freaks, mettere il mondo digitale alla portata di tutti: «Il nostro punto di forza risiede in un approccio originale»
L’intervista a Nicola Giacchè, presidente e fondatore del collettivo fluido, che punta a rendere accessibile e divertente l’alfabetizzazione digitale
Reggio Emilia I Digital Freaks nascono nel 2021, dopo un periodo di incubazione all’interno del Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro. Il progetto prende vita con l’obiettivo di contrastare il digital divide, un problema reso ancora più urgente dalla pandemia, attraverso un’alfabetizzazione digitale informale, accessibile e divertente. Oggi i Digital Freaks sono un collettivo fluido che immagina e realizza format originali per parlare di digitale - ma non solo.
Nicola Giacchè è il presidente e fondatore: «Siamo nati nel momento in cui c’è stato un progetto di Laboratorio aperto ai Chiostri - racconta -. Ero a contatto con diverse persone esperte nel digitale: durante il lockdown, c’eravamo messi a disposizione per dare una mano. Molte persone all’epoca non conoscevano il mondo digitale e dopo la pandemia, questa frattura era aumentata. Dunque c’era la necessità sempre maggiore di una stabilizzazione del digitale».
Qual è stata la sua proposta?
«Creare una community che si possa a mettere a disposizione per progetti come l’alfabetizzazione digitale. Da lì mi misi in contatto con Edoardo Raia e decidemmo di creare Digital Freaks, facendola crescere all’interno dei Chiostri di San Pietro, uno spazio che ai tempi era in crescita. Cominciammo dunque ad organizzare eventi parlando di svariati temi, sempre ponendoci una domanda: "Come il digitale influenza le nostre vite e il nostro futuro". Col tempo è diventato il motto di Digital Freaks"».
Quale attività avete proposto?
«Laboratori, talks ed eventi. Proviamo a creare quella che noi chiamiamo "digital for dummies", ovvero il digitale per principianti. Per esempio, abbiamo organizzato diversi laboratori sulle fake news, per imparare a riconoscerle. Sempre però con un approccio un po’ particolare».
Ovvero?
«Partendo dal concetto che "se faccio imparo", abbiamo insegnato a creare alcune fake news. Vogliamo che il nostro approccio sia informale, originale e per certi versi strambo. Abbiamo fatto anche un laboratorio in cui abbiamo spiegato a non aver paura delle intelligenze artificiali, ma come queste possano davvero aiutarti nella vita quotidiana».
Le persone hanno apprezzato questo vostro nuovo approccio al mondo digitale?
«La risposta è stata quasi sempre positiva. In generale siamo contenti. Questo per noi è il terzo anno e ormai sappiamo a cosa la gente è interessata o no. Ad esempio hanno molto successo gli eventi o talk che riguardano la geopolitica o le presentazioni dei libri che riguardano il digitale. Abbiamo un nostro "zoccolo duro", ma anche sempre nuovi partecipanti. L’aspetto più positivo riguarda il fatto che, in alcuni casi, chi ha apprezzato il nostro approccio, ci ha poi contattati per moderare eventi per progetti non nostri. In questo modo collaboiramo con altre realtà . Per esempio, durante il festival di Emergency, abbiamo creato del laboratorio per internazionale kids. Inoltre, per il 25 aprile siamo andati a moderare un incontro a Correggio».
Organizzate eventi solo ai Chiostri o in altre location di Reggio?
«La nostra base sono i Chiostri, uno spazio che si presta molto al format che proponiamo. Ma abbiamo collaborato anche con altre realtà».
Avete intenzione di portare "l’approccio Freaks" anche nelle scuole?
«Più che noi andare da loro, vorremmo che gli studenti venissero da noi. È più facile farli interagire in un ambiente nuovo per loro. È un tema di cui discutiamo parecchio, ma ci vuole una grande progettazione con gli istituti e i professori. I giovani sono molto abili nel digitale, ma spesso non ne conoscono le trappole. L’alfabetizzazione digitale dovrebbe partire proprio da loro».
Prossimo evento in programma?
«Il 9 luglio ai Chiostri ospiteremo dj Massimo Coppola. Anni fa era famoso perché, verso l’una di notte su Mtv, faceva un programma che si chiamava "Brand new", in cui dava consigli musicali. Giocheremo sul fatto di quando non c’era Spotify, e grazie a questo programma si rimaneva aggiornati sulle nuove uscite musicali. Si tratta di uno spettacolo che porta in giro per l’Italia e quindi noi faremo da moderatori. Prima dell’evento, gli faremo qualche domanda sul suo rapporto con il digitale».
C’è un ospite che sogna di poter chiamare?
«È da tempo che ne parliamo, ma il nostro obiettivo sarebbe quello di invitare Francesco Costa (il direttore responsabile del Post, il giornale online di cui dal 2016 era vicedirettore, ndr). Il problema è che adesso c’è la fila per riuscire ad averlo come ospite. Ha un grande seguito, e lo spazio dei Chiostri non riuscirebbe a contenere tutte le persone che verrebbero a sentirlo. Al di là della sua fattibilità o meno, tra noi soci ci siamo sempre detti che prima o poi lo chiameremo, dato che abbiamo parlato con diverse figure del Post, e ormai manca solo lui. Lo avevamo contattato quando ha pubblicato il suo ultimo libro. Ma al momento dà la priorità a spazi da oltre mille posti perché non riesce a fare altrimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA