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Il dibattito/2

Fp-Cisl sull’ipotesi di cambio del calendari scolastico: «Il solito tormentone estivo che non approderà a nulla»

Ambra prati
Fp-Cisl sull’ipotesi di cambio del calendari scolastico: «Il solito tormentone estivo che non approderà a nulla»

La critica alla proposta di Isabella Conti: «Dibattito senza un vero piano strutturale alle spalle: edifici scolastici non concepiti per accogliere i ragazzi col caldo»

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Reggio Emilia «Il solito tormentone estivo, che rispunta quasi ogni anno e che non approderà a nulla, vista la tempistica: parlarne a giugno, in coincidenza della fine della scuola, può essere utile se si intende iniziare valutare il cambio del calendario scolastico nel 2027. Serve un piano vero, non un’estensione del calendario». Ciro Fiore è il segretario aggiunto della Fp-Cisl Scuola Emilia Centrale (in foto). «È ricorrente la proposta di tenere le scuole aperte anche nei mesi estivi. Un’idea affascinante sulla carta, che risponde a bisogni reali delle famiglie e all’esigenza di offrire spazi educativi e aggregativi oltre il calendario scolastico – spiega Fiore – Ma ancora una volta il dibattito si riaccende senza che ci sia un vero piano strutturale alle spalle. Non basta destinare fondi o lanciare slogan per legittimare un’operazione tanto ambiziosa: è necessario interrogarsi seriamente sulle condizioni concrete delle nostre scuole e sull’organizzazione del lavoro scolastico».

 



Nel Reggiano come in gran parte del Paese, prosegue il sindacalista, «la stragrande maggioranza degli edifici scolastici non è concepita per accogliere i ragazzi nel periodo estivo. In alcuni casi mancano persino tende alle finestre o aree verdi accessibili. Già nei mesi di maggio e settembre le lezioni diventano insostenibili per il caldo: pensare di svolgere attività educative a luglio, senza interventi strutturali, è semplicemente irrealistico. Il diritto allo studio non può prescindere dal diritto alla salute». Esiste poi il problema del personale, che secondo Fiore «non è un dettaglio: è il cuore della scuola. Al 30 giugno scadono ogni anno migliaia di contratti a tempo determinato del personale Ata e di quello docente. Parliamo di collaboratori scolastici fondamentali per la sorveglianza, l’igiene e il funzionamento degli spazi. Parlare di scuole aperte senza prima prevedere un rafforzamento organico e contrattuale del personale significa fare propaganda, non programmazione». Anche perché, spiega il sindacalista, «esiste già un “piano estate”, che non ha dato i risultati sperati: messo in atto negli ultimi anni dal Ministero, il “piano estate”prevede le scuole aperte durante luglio e agosto con attività ludico-ricreative anziché di studio. Si voleva venire incontro alle esigenze delle famiglie, ma a conti fatti le adesioni delle famiglie sono state basse; sporadiche in luglio, pressoché inesistenti ad agosto quando le attività produttive chiudono». Fiore si dice convinto che le attività estive «non possono essere improvvisate. La scuola non è un parcheggio. Un progetto di scuola aperta deve essere co-costruito con dirigenti, docenti, famiglie, enti locali e terzo settore, partendo dai bisogni formativi degli alunni e non solo dalle esigenze organizzative degli adulti. Serve una visione chiara, tempi certi di progettazione e, soprattutto, il rispetto del lavoro di chi nella scuola vive ogni giorno».


Come Cisl Scuola Emilia Centrale «non siamo contrari in linea di principio all’idea di una scuola che viva anche d’estate. Ma non si possono chiedere miracoli a un sistema già fragile, senza mettere in campo risorse vere, tutele per i lavoratori e un progetto educativo degno di questo nome. Prima di decidere di aprire i plessi scolastici in estate, apriamo finalmente gli occhi sulle reali condizioni in cui versano. Perché dietro ogni campanello che suona c’è una comunità educante che merita rispetto, ascolto e soprattutto serietà». l Am.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA