Scuola, l’ipotesi cambio nel calendario non piace alla Cgil per i modi: «Mai coinvolti»
Monica Ottaviani della Flc Emilia-Romagna: «Mai incontrato Isabella Conti. Non si può prescindere dal coinvolgimento degli istituti scolastici»
Reggio Emilia «Sono arrabbiata. Sono sei mesi che leggiamo della rivoluzione del calendario scolastico senza uno straccio di confronto. I problemi della scuola sono ben altri». Monica Ottaviani, segretaria generale della Flc-Cgil Emilia-Romagna (in foto), replica così a Isabella Conti, l’assessore regionale all’Istruzione la quale – dal palco della festa di Soliera (Mo) – ha annunciato un cambio di passo sul modello francese, con “break” durante l’anno, lezioni allungate a giugno e un ritorno in classe anticipato a settembre: il tutto per far fronte alle vacanze estive troppo lunghe, secondo i genitori. L’ipotesi ha subito provocato una levata di scudi da parte degli albergatori romagnoli, che temono ripercussioni sul turismo di giugno.
Ottaviani fa una premessa. «Questo dibattito è comparso a settembre dell’anno scorso, a ridosso della campagna elettorale per le regionali, quando un gruppo di genitori supportato da alcuni esponenti ha dato il “la”. Noi come Flc-Cgil Emilia-Romagna siamo intervenuti a ripetizione sull’argomento stigmatizzando la modalità: come sempre tutti vogliono parlare di scuola senza conoscere le complessità di un riordino del genere». La sindacalista ribadisce «alcune criticità oggettive: il cambiamento climatico e la necessità di adeguare gli edifici (alcuni istituti hanno ancora l’amianto, di cosa parliamo?); l’organizzazione scolastica, legata alla scansione effettuata dal Ministero con l’obbligo di legge per cui ogni studente ha diritto a 200 giorni di scuola; gli esami di medie e superiori, da tenere in considerazione; gli organici e la distribuzione del personale alle scuole, che com’è noto avviene in gran parte a cavallo tra la metà di agosto e settembre, con le lezioni che iniziano con un 20-30% di personale (sia docenti sia Ata) che non si trova. E ancora il problema del trasporto pubblico».
Secondo Ottaviani «Non abbiamo preclusioni ideologiche, ma io trovo davvero scoordinato, stucchevole e scorretto una discussione che dura da mesi senza che nessuno ci abbia mai coinvolto: noi non abbiamo avuto ancora il piacere di incontrare l’assessore Conti. Non dubito delle buoni intenzioni della richiesta da parte dei genitori, ma c’è modo e modo. Non si può prescindere dal coinvolgimento degli istituti scolastici e non è corretto parlare di scuola senza ragionarne in termini didattici: la scuola non è un parcheggio. Un dibattito fatto in questo modo è fallimentare. Se è necessario discuterne, va fatto attraverso un dibattito che non può essere “il periodo di assenza dalla scuola è troppo lungo”». Anche perché, prosegue la sindacalista, «Ci sono soggetti pubblici (Comuni, Province e Regione) che devono mettere in campo qualcosa di molto semplice: i servizi. Il tema non è il tempo estivo troppo lungo, il tema è come questa Regione intenda affrontare i servizi. Non può essere che tutto ricada in capo alla scuola. Sono sconcertata e anche molto dura per questo modo di fare: qualcuno che pensa e qualcun altro che esegue. Non funziona così». Un altro elemento che dovrebbe guidare la navigazione sono le diverse esigenze da conciliare. «I bambini dall’infanzia fino alle medie hanno gli stessi bisogni delle superiori? Se lo spring break si farà a febbraio, i genitori lavoratori saranno costretti a chiedere le ferie?». Alla domanda se la scuola sia attrezzata per una rivoluzione del genere, Ottaviani è risoluta. «Assolutamente no. Non ci sono insegnanti, i concorsi durano due o tre anni perché la programmazione è ballerina, in Emilia-Romagna il 30% del personale precario arriva a ottobre. L’urgenza della scuola è stabilizzare il personale e lavorare sulla qualità dell’offerta formativa: questa è la vera battaglia da fare, altro che calendario scolastico». © RIPRODUZIONE RISERVATA