Unicredit-Bpm, ecco perchè Reggio Emilia e Modena rischiano di perdere 29 filiali
E’ lo scenario se andasse in porto l’offerta di pubblico scambio
Reggio Emilia Per Reggio Emilia sarebbero 6 filiali in meno, per Modena addirittura 23. È il risultato, numeri alla mano, dello scenario dipinto venerdì sulle pagine di Repubblica, che ha spiegato come Unicredit ha posto all’Ue di cedere circa 200 sportelli di Banco Bpm nelle zone di provincia dove supererebbe il 20% di quota del mercato del credito: Modena e Reggio sono tra queste e subirebbero un forte contraccolpo, a questo punto, nel caso andasse in porto l’offerta di pubblico scambio di Unicredit su Bpm.
L’offerta dei 200 sportelli rivolta alla DG Competition dell’Unione europea servirebbe a spianare la strada all’integrazione con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Ma le conseguenze non sarebbero di poco conto e a perderci, almeno in rappresentatività, sarebbero i territori che hanno visto nascere le storiche banche che ancora hanno radici dentro Bpm. Questa cessione potrebbe disinnescare l’articolo 9 del regolamento europeo sulle concentrazioni, al quale si è appellata l’Agcom. La decisione del DG Competition si attende entro il 19 giugno. Tra le città di maggiore presenza storica di Banco BPM, Modena risulta tra le tre più impattate, insieme a Verona e Novara. Si tratta proprio delle tre città che storicamente hanno contribuito più significativamente a costruire l’ossatura dell’ex Banco Popolare, poi fusosi con BPM nel 2017. Questa operazione avrà, quindi, un impatto non trascurabile perché andrà a influenzare in modo significativo proprio quelle tre città – Verona, Modena e Novara – che oggi sono sede delle direzioni territoriali di Banco Bpm e sono i centri operativi di una rete commerciale che vanta una relazione consolidata nei confronti soprattutto di famiglie e piccole e medie imprese, che sono l'ossatura portante del Paese e dell'Emilia Romagna. Se quindi l’operazione di Unicredit dovesse andare in porto è facile ipotizzare che le ricadute economiche e sociali non saranno banali, anche perché stiamo parlando di banche che da oltre un secolo sono un punto di riferimento assoluto sul nostro territorio. Tra i marchi del Gruppo Banco BPM, infatti, figura anche quello dello storico Banco San Geminiano e San Prospero che ha una storia di quasi 130 anni (Banco San Geminiano 1897, Banco S.Prospero 1899). I due istituti si fondono nel 1932 dando vita al Banco San Geminiano e San Prospero. Nel 1994, dalla fusione con la Popolare di Verona, inizia una nuova pagina di storia che arriva fino ai giorni nostri, sempre preservando il marchio, tanto che negli anni più recenti verrà istituita anche una nuova fondazione. La Fondazione Banco San Geminiano e San Prospero (BSGSP) è un ente territoriale no profit istituito nel luglio 2019 su delibera del Consiglio di Amministrazione di Banco Bpm e destinato a realizzare, sostenere e promuovere attività di interesse generale con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale nei territori presidiati dalla Direzione Territoriale Emilia Adriatica di Banco Bpm. Che ne sarebbe di tutto questo? Il 19 giugno è una data da segnarsi sul calendario per provare a capirci qualcosa di più. Intanto i numeri sono questi. E rischiano di penalizzare quella che a tutti gli effetti è una rappresentatività territoriale che nessuna delle due città vuole assolutamente perdere. l © RIPRODUZIONE RISERVATA