Il padre allevatore muore, appello delle figlie: «Adottate le nostre mucche, vogliamo salvarle dal macello»
Boretto: nell’azienda agricola Zambelli ce ne sono 26. «Si fidano di noi, non facciamo loro la carognata di mandarle al macello»
Boretto «Adottate le nostre mucche: vogliamo che vivano il più possibile. Loro quanto ti guardano negli occhi si fidano di te, non ce la facciamo a pensare per loro a un destino che non preveda la sopravvivenza. Quindi abbiamo deciso di lanciare questo appello per il loro bene». Dall’azienda agricola Zambelli Lamberto di Boretto la richiesta è forte e decisa: le eredi dell’attività desiderano che gli esemplari di mucca che finora hanno mantenuto in salute in prima persona, continuino a vivere, grazie al buon cuore di chi le vorrà adottare. E per riuscire in questo intento hanno lanciato un appello tramite la Rete dei Santuari di Animali Liberi e tramite la Gazzetta.
Leonida, Leandra, Leonella... e le altre sono in tutto 26. Da parte dell’azienda agricola vengono proposte adozioni singole per via del costo del mantenimento, ma a seconda dell’opportunità si valuta ogni singola situazione. «I miei genitori hanno sempre avuto questo allevamento - spiega una delle figlie che finora hanno accudito le mucche come figlie -. Ora mio padre non c’è più e abbiamo iniziato a occuparci degli animali nella stalla io e mia sorella. La cosa più semplice sarebbe stata vendere tutto immediatamente, ma sapevamo che le mucche sarebbero andate al macello. Così ci siamo guardate negli occhi e ci siamo dette: “Proviamo ad andare avanti noi”. Due anni fa abbiamo deciso di smettere: in prospettiva questo lavoro inizia a diventare pesante, così ci siamo decise a smettere».
«Da quando nostro padre è mancato le mucche sono tutte morte nella stalla, al macello non ne è stata portata nemmeno una - continuano dall’azienda agricola -. È dall’anno scorso che le manteniamo ma ora abbiamo proprio bisogno di farle adottare. Vorrei dare loro la possibilità di vivere non in uno spazio angusto, ma di fare assaporare loro una vita normale, in uno spazio adeguato. Per me e per la nostra famiglia le mucche sono come nostre figlie. Ti guardano, si fidano di te. La carognata del macello non ho il coraggio di fargliela. Noi adesso ne abbiamo 26. Cerco adozioni singole perché capisco che rappresenti un certo costo. E sto cercando di diffondere il più possibile questo appello. Difficile quantificare il costo, non che ci sia una cifra fissa per ogni mucca».
Nell’azienda agricola di Boretto alcune mucche vengono chiamate anche per nome. «Per ricordarmi di chi sono figlie tendo a ricostruire la storia famigliare dando nomi assonanti - spiega una delle figlie che ha ereditato le mucche -. Ad esempio, una mucca si chiamava Lea, la figlia Leonida, poi Leandra, Leandrina, Leonella... e così via. Chi deciderà di adottare una mucca dovrà farsi carico del trasporto a destinazione. Se ci sono associazioni che mettono a disposizione questo servizio possiamo contattarle e prendere accordi. Pensavamo, inoltre, che se ci sono più casi di adozioni da parte di persone che vivono vicine si possono dividere le spese. Si possono approntare diverse soluzioni, insomma».
Anche la Rete dei Santuari di Animali Liberi ha diffuso l’appello dell’azienda agricola Zambelli Lamberto di Boretto. «Siamo stati contattati da una signora che ha ereditato l’allevamento dei suoi genitori - spiegano -. Lei e la sorella, da bambine, hanno visto con i propri occhi cosa significa allevare animali. Ora hanno fatto una scelta chiara e coraggiosa: non vogliono continuare quel ciclo. Non vogliono venderle ad altri allevatori. Non vogliono mandarle al macello. Da oltre un anno le mantengono con le proprie forze, senza alcun ritorno economico. Ma adesso non ce la fanno più, hanno bisogno di aiuto». Le mucche frisone hanno un’età compresa tra i 4 e i 13 anni, tutte in buone condizioni. «Le più anziane resteranno con loro, ma per le altre è urgente trovare una sistemazione sicura, definitiva, rispettosa», continua la Rete dei Santuari garantendo che «seguirà passo passo le realtà disponibili ad accogliere anche solo una di loro, supportandole nelle procedure burocratiche e nell’ottenimento dei requisiti sanitari richiesti. No allevatori, no fattorie didattiche, no contesti che sfruttano gli animali. Cerchiamo rifugi, santuari, persone sensibili pronte a offrire libertà, cura e dignità».l © RIPRODUZIONE RISERVATA