Rubiera saluta “Gianni” Marchi, una vita passata tra tagliatelle, sorrisi e il tifo per la Juventus
Si è spento ieri, mercoledì 11 giugno, a 77 anni lo storico ristoratore de Il Gattopardo e del Panevino. Domani i funerali
Rubiera Una colonna di Rubiera e della gastronomia emiliana se ne va. È scomparso ieri, mercoledì 11 giugno, all’età di 77 anni, Giorgio Marchi, detto "Gianni", dopo una malattia contro la quale ha combattuto con forza fino alla fine. Figura molto nota nel mondo della ristorazione reggiana e in particolare di Rubiera, era stato gestore del ristorante Il Gattopardo, poi del bar Panevino in centro, sotto i portici, e infine del ristorante Panevino in via Emilia Ovest, fino al 2015.
Sempre gioviale e bonario con tutti, con la Juventus nel cuore, negli ultimi anni aveva avviato una piccola attività ricettiva e si dedicava con passione al suo giardino, curato insieme all’amata moglie Anna Rantighieri, che lo piange insieme ai figli Barbara e Cristian, e agli adorati nipoti Mattia, Nicolò e Jacopo. Le esequie si terranno domani, venerdì 13 giugno: il corteo partirà alle 9.45 dalla Sala del Commiato del Cimitero di Rubiera e proseguirà alle 10 dall’oratorio verso la chiesa dei Santi Donnino e Biagio Martiri, dove sarà celebrata la messa.
"Gianni" era una figura tanto amata quanto conosciuta tra Reggio e Modena. Per 46 anni, insieme alla moglie, ha lavorato nel settore, sempre a Rubiera: prima con Il Gattopardo, poi con il fast food Panevino, e infine con il ristorante Panevino, la loro creatura più celebre, affacciata sulla via Emilia a pochi passi dal centro storico. Nel 2015, la coppia aveva deciso di fermarsi, dopo decenni trascorsi al lavoro tra tortelli, lambrusco, salame e carne alla brace. Una scelta consapevole, presa nel pieno del successo, quando il locale era ancora molto frequentato e la prenotazione indispensabile per trovare posto.
«Pensare a una persona che ci ha lasciato e sentire il profumo di tagliatelle al ragù: se non si trattasse di Gianni Marchi, sarebbe irrispettoso - ha scritto il sindaco di Rubiera Emanuele Cavallaro - Ma credo che lui, grande ristoratore, del cui talento per tanti anni Rubiera ha potuto approfittare, ne sarebbe lieto. La sua cucina gli assomigliava: autentica, generosa. Era impossibile alzarsi da tavola tristi, da Gianni. Anzi, era difficile alzarsi. Sapeva bene cosa significasse prendersi cura di qualcuno, intuendo un attimo prima ciò che avrebbe chiesto. Generosità, gentilezza, allegria: gli ingredienti di una tavola emiliana, ma anche della vita di una persona speciale. Siamo anche stati vicini di casa, per un po’. Un abbraccio a tutti i suoi cari, a Barbara in particolare. Quelle tagliatelle lì non le ritroveremo mai più. E lo so che stai parlando con Scirea di come si è ridotta la Juve. Coraggio». © RIPRODUZIONE RISERVATA