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Poveri sempre più a lungo: il 72% delle 808 persone aiutate nel 2024 era già stato seguito in passato

Alice Benatti
Poveri sempre più a lungo: il 72% delle 808 persone aiutate nel 2024 era già stato seguito in passato

E’ il report 2024 sulla povertà e il suo contrasto “Pellegrini di speranza” a cura dell’Osservatorio delle povertà della Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla

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Reggio Emilia È una povertà che si è strutturata al punto da cronicizzarsi quella registrata nel 2024 a Reggio. Delle 808 persone che lo scorso anno hanno acceduto ai servizi della Caritas Diocesana, infatti, circa due su tre (72%) lo avevo già fatto in passato, in altre parole erano già conosciute dall’organismo pastorale della Cei. Tra queste, 34 hanno effettuato il primo accesso oltre 25 anni fa e 141 tra il 2001 e il 2010. Mentre, dall’altra parte, i “nuovi” (coloro che si sono rivolti alla Caritas per la prima volta nel 2024) sono stati solo 227 (28%).

A restituire questa fotografia è il report 2024 sulla povertà e il suo contrasto “Pellegrini di speranza” a cura dell’Osservatorio delle povertà della Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla, secondo la quale la presenza significativa di persone conosciute da molti anni è «testimonianza di percorsi di marginalità cronica che sfidano le capacità del welfare locale di offrire risposte efficaci, situazioni nelle quali Caritas rimane un luogo di accompagnamento di prossimità e continuità, spesso laddove ogni altra progettualità non risulta efficace».

102mila pasti distribuiti
Sfogliando le quasi cinquanta pagina del report, emerge che alla cronicità della povertà si aggiungono la multi-problematicità (si è passati da una media di 3,8 bisogni rilevati per persona nel 2023 a 4 di media nel 2024) e l’intensità, come conferma il dato dell’aumento dei pasti distribuiti nelle sei mense diffuse presenti sul territorio: quasi 102mila, circa 8mila in più rispetto al 2023, grazie all’impegno di 298 volontari, cui si è aggiunto quello di altre 520 persone appartenenti a 45 diversi gruppi tra parrocchie, scout e catechismo. Un servizio attivo tutti i giorni dell’anno, festivi inclusi, di cui nel 2024 hanno usufruito 609 persone, circa 140 al giorno di media, che spesso oltre al pasto gratuito hanno trovato nelle mense un luogo in cui socializzare e trovare un po’ di serenità.

10mila notti donate
Sono state invece oltre 10mila le notte di accoglienza donate a 43 persone diverse (34 adulti e 9 bambini) nelle tre locande Caritas che accolgono le persone fino al momento in cui diventano in grado di trovare una sistemazione autonoma. Tra queste, nel 2024, solo sei hanno vissuto nelle locande per meno di sei mesi. Come si legge nel documento, 13 erano rimaste da 1 a 2 anni, tre da 2 a 3 anni, cinque per più di 5 anni. «Dati che confermano la nostra scelta precisa – spiega Caritas – di abbandonare il modello di accoglienza temporanea, compresa tra 3 e 6 mesi, poiché si è rivelato inadeguato ad affrontare situazioni complesse, in cui i bisogni non sono solo abitativi ma moltiplicati dalla fragilità sociale, sanitaria, relazionale ed economica».

Residenze fittizie
Delle 345 persone assistite dalla Caritas reggiana che formalmente risiedono a Reggio Emilia (pari al 42% del totale di quelle assistite), 113 sono iscritte con residenza fittizia in piazza Prampolini 1, sede del municipio, per garantire loro i diritti civili e l’accesso ai servizi essenziali. Undici quelle che risultano in carico ai Servizi sociali del Comune, 42 al Sert (Servizio per le dipendenze) e 25 al Centro di Salute Mentale.

Prevalenza maghrebina
Interessante è l’approfondimento sulle nazionalità di coloro che si sono rivolti alla Caritas sul nostro territorio nell’anno appena trascorso. Sebbene quella italiana resti la nazionalità che ha usufruito in maggior numero dei servizi erogati e il rapporto tra italiani e stranieri è pressoché stabile (23,14% italiani, 76,86% stranieri), il Nordafrica (Marocco, Egitto, Tunisia, Algeria) rappresenta oggi quasi il 40% dell’utenza straniera della nostra Caritas Diocesana. Questa fetta di utenti si concentra prevalentemente nella fascia di età 25-44 anni, quella “lavorativa attiva”, «coerentemente con il loro ruolo spesso centrale nei settori a bassa qualifica come l’edilizia, l’agricoltura e alcuni servizi», aggiunge Caritas. All’interno di questo spaccato, si segnala che mentre gli utenti marocchini sono in costante calo dal 2022, gli egiziani dal 2021 sono andati in crescendo. Stabile invece le presenze dall’Africane subsahariana (Ghana e Nigeria i due Paesi più rappresentati all’interno di questo gruppo) e in calo quelle europee tradizionalmente più presenti (Romani, Georgia, Albania). Guardando infine agli italiani, la maggioranza si concentra nella fascia tra i 35 e i 64 anni, «evidenziando una povertà radicata e cronica, tipica di persone escluse dal mercato del lavoro o penalizzate da una bassa scolarizzazione». l © RIPRODUZIONE RISERVATA