Cercano d’investirlo e di ucciderlo durante una lite in zona stazione: un condannato
Reggio Emilia: pena a due anni e 26 giorni per un 22enne tunisino accusato di tentato omicidio
Reggio Emilia Per un banale diverbio, tre tunisini prima hanno cercato di investire un connazionale, poi gli hanno sferrato un fendente al ventre con una bottiglia rotta che, soltanto grazie all’intervento dei sanitari, non ha avuto un esito letale. Venerdì in tribunale un 22enne è stato condannato in rito abbreviato (che assicura lo sconto di un terzo della pena) a due anni e 26 giorni per tentato omicidio in concorso, a fronte dei 3 anni e 4 mesi chiesti dall’accusa. Il 19 ottobre scorso, in piazzale Marconi di fronte alla stazione, è scoppiata una lite tra i tre aggressori da un lato (il 22enne alla sbarra, un 23enne e un 26enne) e un connazionale di 23 anni, trovato con uno squarcio all’addome e salvato da un’operazione.
Le indagini della Squadra Mobile, partite dall’analisi delle telecamere, hanno portato prima all’arresto del 23enne e del 26enne e solo in seguito, a novembre, alla cattura del 22enne, che da allora è ai domiciliari a Parma dove risiede. Quella sera il 22enne aveva raggiunto i due amici a Reggio. Il trio si trovava in piazzale Marconi quando ha assistito all’animata discussione tra una coppia di fidanzati: il 23enne ha preso a schiaffi, fatto cadere e trascinato per il cappuccio la fidanzata. Il 22enne è intervenuto: «Perché le fai male?». «Fatti i fatti tuoi», è stata la risposta del 23enne. L’alterco verbale tra i due è ben presto trasceso in uno scambio di ingiurie reciproche, che pareva finito lì poiché le parti si sono allontanate. Ma il 23enne è tornato indietro, ha preso delle bottiglie di vetro e le ha tirate contro i tre offendendoli; al che il gruppo, già salito in auto, ha tentato di investirlo e quando il 23enne si è scansato i connazionali sono scesi e, usando un coccio di bottiglia, gli hanno “bucato” la pancia. L’avvocato difensore del 22enne, Luca Sebastiani di Bologna, ha ottenuto l’abbreviato condizionato all’esame del ferito, costituitosi parte civile. Il 23enne, detenuto per altra causa, è comparso in tribunale scortato dalla polizia penitenziaria e ha confermato la miccia del diverbio e il particolare che, al momento dello scontro fisico, il 22enne stava in disparte. Vista la gravità, il pm Denise Panoutsopoulos ha chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi, mentre la difesa ha sostenuto l’assoluzione piena: l’esecutore materiale sarebbe stato uno degli altri due, che saranno giudicati separatamente. Il gup Luca Ramponi ha condannato il 22enne, riconoscendo la ridotta partecipazione, le attenuanti generiche e il minimo della pena. Diecimila euro di provvisionale al ferito, costituitosi parte civile. «La stessa persona offesa ha evidenziato come il nostro assistito non abbia partecipato all’aggressione ma solo al diverbio iniziale, nato, peraltro, perché è intervenuto a difesa della ragazza – ha detto l’avvocato Sebastiani – A nostro avviso l’imputato doveva essere assolto per non aver commesso il fatto». l © RIPRODUZIONE RISERVATA