Danno erariale, la Corte dei conti chiede 625mila euro all’ex sindaco Vecchi, alla sua giunta e a 6 funzionari
Reggio Emilia: sotto accusa la transazione con Autofficina Corradini. L’indagine dopo l’inchiesta Appaltopoli
Reggio Emilia La Corte dei conti ha chiesto il pagamento di un danno erariale di 625mila euro all’ex sindaco Luca Vecchi, a ex assessori della sua giunta e a sei funzionari. Il provvedimento è stato firmato dal pubblico ministero della Procura della Corte dei Conti Domenico De Nicolo e controfirmato dal procuratore generale Claudio Chiarenza. I fatti risalgono al primo mandato della giunta dell’ex sindaco Luca Vecchi, attuale Capo di gabinetto in Regione. Più precisamente nel 2016 la giunta si trovò ad affrontare una situazione che si trascinava dal periodo che va tra il 2011 e il 2012. Da una parte, il Comune aveva un debito di due milioni e 700mila euro nei confronti dell’Autofficina Corradini per il servizio svolto in ambito stradale. Era possibile, pertanto, che venisse avviato un contenzioso tra l’amministrazione e la stessa Autofficina Corradini. Al tempo stesso, sempre Corradini aveva un debito verso il Comune per 600mila euro di Imu non pagato. A quel punto gli uffici comunali hanno sottoposto alla giunta un’ipotesi di transazione che si concluse nel 2016. Transazione che venne approvata dalla giunta con una delibera e da cui scaturì un versamento, da parte del Comune, di 300mila euro ai Corradini e, contemporaneamente, la rinuncia al credito Imu.
La Corte dei conti ha deciso recentemente di fare un focus si questa transazione. E ha stabilito che non si poteva fare quella compensazione tra credito e debito, mentre, a giudizio del Comune si poteva fare. La contestazione viene effettuata in via principale ai dirigenti Santo Gnoni e Roberto Montagnani. Gli altri soggetti vengono tirati in ballo “in via sussidiaria”, quindi nella misura in cui il dirigente decidesse di non adempiere. Oltre a Gnoni, Montagnani e Vecchi, la Corte dei conti coinvolge i tre membri del collegio sindacale che diedero parere di regolarità, la dirigente del bilancio Monica Prandi e i componenti della giunta che deliberarono. Oltre all’ex sindaco si tratta dei due ex vicesindaci Matteo Sassi e Alex Pratissoli e delle ex assessore Serena Foracchia e Natalia Maramotti. Attualmente, l’accertamento è nella fase di notifica della contestazione e i soggetti ai quali vengono domandati 625mila euro – in solido – hanno tempo 45 giorni per presentare controdeduzioni.
«Ogni decisione assunta come giunta è sempre stata conseguita nel chiaro perseguimento dell’interesse pubblico anche in questo frangente – commenta l’ex sindaco Luca Vecchi –. Abbiamo fiducia e rispetto del lavoro che la Corte dei conti ha compiuto e siamo, al tempo stesso, convinti che nei modi e tempi dovuti si possano chiarire le nostre posizioni». Sul caso interviene anche l’attuale primo cittadino, Marco Massari: «Rispetto al procedimento avviato dalla Corte dei conti, riferito a fatti del 2016 e indirizzato a ex amministratori e funzionari comunali, esprimo la massima fiducia nell’operato delle persone coinvolte e nella possibilità che ogni dubbio venga chiarito. Rilevo che non si tratta di una sentenza, né di una citazione a giudizio, ma di una fase pre-processuale per consentire alle persone coinvolte l'esposizione delle argomentazioni difensive. Ribadisco altresì la piena fiducia nell’operato della magistratura contabile».
L’approfondimento della Corte dei conti nasce dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza reggiana nell’ambito di Appaltopoli, sulla serie di presunte gare d’appalto pilotate nell’ambito del Comune, relative al periodo tra la fine del 2015 e il giugno del 2019. L’inchiesta ha portato al processo con 20 imputati dei quali solo quattro sono stati condannati in primo grado, tramite la sentenza emessa nel marzo dello scorso anno. Le condanne sono state inflitte all’ex capo del servizio legale del Comune Santo Gnoni, al dirigente Roberto Montagnani (un anno e sei mesi di reclusione e 1.200 euro di multa ciascuno) e a Vincenzo e Lorenzo Corradini, padre e figlio, titolari dell’autofficina di soccorso stradale che porta lo stesso cognome. Il giudice per i Corradini ha stabilito un anno di carcere e 600 euro di multa. In particolare, nel mirino della Corte dei conti, c’è la procedura relativa all’affidamento triennale del servizio di ripristino della sicurezza stradale dopo gli incidenti che venne aggiudicata nel 2017 al consorzio Cisa, di cui l’autofficina Corradini faceva parte. l © RIPRODUZIONE RISERVATA