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«Lodesani artista dimenticato: si valorizzino le sue opere»

«Lodesani artista dimenticato: si valorizzino le sue opere»

L’appello di Zambelli, coautore di un libro sullo scultore

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Scandiano La degna rivalutazione di un artista «dimenticato», in modo immeritevole, ovvero l’arcetano Francesco Lodesani, e il recupero, dopo qualificato restauro, di una delle sue opere, che ora giace in un deposito comunale, la Fontana delle Tazze.

A chiederlo, in un vero e proprio appello alle autorità e, in particolare, al sindaco Matteo Nasciuti e all’assessora alla Cultura Lorena Lanzoni, sono Luigi Zambelli e Giulia Claser dell’associazione “Terra Nobile”, che della valorizzazione della storia di Arceto ha fatto il suo obiettivo.

Zambelli e Claser sono gli autori del libro “Francesco Lodesani, la bellezza come eredità: omaggio ad un artista arcetano”, che sarà presentato il prossimo 10 luglio, alle 21, all’oratorio San Rocco, ad Arceto, il primo giorno della Fiera di San Luigi. La tradizionale festa animerà la frazione, in particolare l’area del castello, fino al 14 luglio, grazie all’impegno dei volontari di “Progetto Anziani Arceto”. Le due realtà associative in tandem, dunque, per la valorizzazione del patrimonio locale.

Zambelli è il vice presidente di “Terra Nobile”, discendente di una storica famiglia arcetana e laureato in Storia e Filosofia presso l’UnMoRe dove è impiegato.

Chi era Francesco Lodesani?

«Lodesani fu una figura artistica di grande rilievo per Arceto e Scandiano. Scultore eclettico, capace di spaziare dallo stile Liberty al Razionalismo, fu anche architetto, pittore, scenografo e maestro pirotecnico, autore teatrale. Nasce nel 1881 da una famiglia di mezzadri ed è il primo di otto figli. Studia fino alla terza elementare, perché le scuola ad Arceto allora si fermavano lì. Della sua indole artistica non emerge nulla fino a quando, a 19 anni, un cugino gli regala un sasso e lui, tanto per giocare, scolpisce una tazzina. L’opera sorprende tutti e il giovane Lodesani viene assunto da un imprenditore edile per il quale inizia a scolpire da piccole opere ornamentali fino a vere e proprie statue. Grazie alla beneficenza si iscrive alla Scuola di disegno per lavoratori Gaetano Chierici. Per tre anni studia Belle arti a Modena poi un anno a Bologna. Finisce gli studi nel 1910 a 29 anni».

Quali opere ha realizzato?

«In particolare la Madonna con bambino, custodita al castello di Arceto, una delle prime opere a tema religioso realizzate da Lodesani. L’Asinello, una piccola statuta, anche questa una delle primissime opere di Lodesani. Due busti di personaggi celebri il cardinale Antonio Pighini e il grammatico Sebastiano Corradi che vennero esposti ad Arceto con una grande commemorazione. La statua del Redentore. Nel 1911 progetto e decorò il teatro Shakespeare, che sorse in via del Fulmine ad Arceto, su un terreno acquistato dalla Cooperativa di istruzione e diletto “William Shakespeare”, un’associazione locale di ispirazione socialista guidata da Pietro Artioli. E tante altre opere realizzate nel nostro territorio, come la Via Crucis dei Cappuccini, le decorazione di Palazzo Lodesani a Scandiano (qui era collocata fino al 2020 la Fontana delle Tazze, dove fu poi bersaglio dei vandali, ndr), la facciata del palazzo municipale di Viano, ecc. Ma la storia del teatro, in particolare, merita attenzione».

Per quale motivo?

«Quest’opera meravigliosa, di cui rimangono poche foto, fu demolito dopo quattro anni dalla costruzione».

Perché?

«Il responsabile della società del teatro fece scadere volutamente una credenziale di 500 lire lo comprò e lo fece abbattere per costruirci sopra la sua abitazione. Gli arcetani picchettarono le decorazioni e le gettarono in un pozzo nero».

Una vera e propria damnatio memoriae...

«Fu un’operazione speculativa ai danni di Lodesani a cui si unì l’ignoranza di un mondo contadino che non era pronto a capire l’importanza di quell’operazione culturale. Persino il sindaco di allora non fece nulla per impedirlo. Anche ora pochi nostri concittadini conoscono l’importanza di questo artista che, nonostante i tragici avvenimenti accaduti nella sua vita, non ha mai smesso di cercare la bellezza, donandola a tutti noi».

Non ebbe riconoscimenti neppure in vita dunque?

«In realtà venne persino chiamato a insegnare alla Sorbona a Parigi. Il massimo dei riconoscimenti che potesse avere un artista. Ma non riuscì ad accettare quell’impegno a causa delle numerose difficoltà familiari. La sua vita fu segnata da tre lutti gravi. Perse ben tre figli, su sei. Due dei quali in circostanze traumatiche: uno morì di malattia, un altro per le gravi ustioni riportate in un incendio e il terzo per annegamento. Ma nonostante questo Lodesani cercò sempre la bellezza in ciò che faceva». l

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