Polo della moda, la Regione scende in campo per salvare il progetto
Dalla riunione dei vertici del Pd è emerso che in molti vorrebbero Vincenzo Colla, vicepresidente dell’Emilia-Romagna con delega allo sviluppo economico, per ricucire lo strappo con Max Mara
Reggio Emilia Mentre non si placa la polemica politica, la maggioranza, in particolare il Pd, studia l’exit strategy dopo il dietro front di Max Mara rispetto alla realizzazione del Polo della moda, il faraonico progetto da oltre 100 milioni che avrebbe dovuto concretizzarsi alle ex fiere. Martedì pomeriggio, 1 luglio, si è tenuto un vertice alla sede del Pd di via Ghandi che ha riunito i consiglieri comunali dem, il sindaco e il vicesindaco Lanfranco de Franco, gli assessori Stefania Bondavalli, Annalisa Rabitti, Marwa Mahmoud e Davide Prandi e il segretario dem cittadino Gianluca Cantergiani. C’è chi punterebbe all’esperienza di Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione con delega allo sviluppo economico, per ricucire lo strappo dalle proporzioni bibliche con Max Mara. Colla ha risolto con esito positivo più crisi aziendali e vertenze, tra cui quella della Goldoni. E ha dedicato attenzione anche al mondo della moda, con l’istituzione di un tavolo permanente.
L’opposizione attacca
Nel frattempo, il dibattito è più che mai rovente. Il capogruppo di Reggio Civica, l’avvocato Giovanni Tarquini commenta in modo duro le parole del sindaco che ha respinto la richiesta di dimissioni. «Adesso basta. Leggo con indignazione che di fronte alla richiesta di dimissioni dovuta al palese scivolone del sindaco nella vicenda Max Mara, il nostro primo cittadino dice che "le opposizioni dovrebbero avere un atteggiamento più rispettoso non solo del sindaco, ma di tutta la città". È un’affermazione inaccettabile. Prima di tutto perché generica. Ma soprattutto è un’affermazione che non tiene conto del dato oggettivo e macroscopico che se c’è qualcuno che non ha avuto rispetto della città è proprio chi, volutamente o ingenuamente, ha determinato una situazione di delicatissima conflittualità tra l’amministrazione comunale e l’azienda più nota e importante del territorio; e ciò proprio nel momento in cui si stava perfezionando una operazione dai rilevantissimi effetti economici, sociali e lavorativi a vantaggio dell’intera città; di quella città di cui ora il sindaco dice che saremmo noi (ma chi..?) a non avere rispetto. Tutto ciò è inascoltabile - attacca Tarquini -. I cittadini sono stanchi di queste continue dimostrazioni di presunta onnipotenza, di chiusura e di negazione dell’evidenza».
La risposta del Pd
Sul Polo della moda intervengono anche i deputati dem Andrea Rossi e Ilenia Malavasi stigmatizzando «le prese di posizione che esasperano il confronto e rischiano di allontanare una riapertura del dialogo e una soluzione positiva. Reggio Emilia ha costruito, nel tempo, un rapporto costruttivo e virtuoso con il proprio tessuto imprenditoriale, fondato su un’idea di sviluppo condiviso, responsabilità reciproca e fiducia. È una sinergia che ha permesso al territorio di crescere, innovare e affrontare insieme le sfide del cambiamento. Proprio per questo oggi serve un’assunzione di responsabilità collettiva, che parta dal rispetto di tutti gli attori coinvolti. È necessario che si abbassino i riflettori dello scontro politico e che si lasci alle amministrazioni interessate - Comune e Regione - tutto lo spazio e l’agibilità per tentare di riannodare i fili del dialogo e della collaborazione. Solo così si potrà comprendere fino in fondo se esistano ancora margini per ricostruire un percorso condiviso.
Manghi e De Luca
Maura Manghi, presidente provinciale di Italia Viva Reggio Emilia, e Daria De Luca, segretaria cittadina del Psi criticano le parti politiche che hanno «agito quantomeno con leggerezza. Il progetto urbanistico è stato approvato a larghissima maggioranza è vero, ma non sono mancate le prese di posizione ed i distinguo anche all’interno della maggiore forza di governo in città, critiche non tanto sul progetto quanto sulla linea sindacale della proprietà. Rivelando in questo un totale appiattimento sulle posizioni di una sola sigla sindacale (la Cgil) senza ascoltare non solo l’azienda, ma anche i sindacati e i lavoratori che non concordano con la posizione della Cgil stessa». «Restano due considerazioni: la città ha perso un’occasione importante che non sappiamo se e quando si ripeterà; e l’inseguimento costante da parte del Pd alla Cgil e agli altri estremismi di stampo ottocentesco non porta niente di buono», continuano Manghi e De Luca. Il senatore di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo definisce «gravissimo» il ritiro del progetto e parla di «recita ideologica della sinistra».