Cutro si ribella all’ex prefetto De Miro: «La nostra comunità merita rispetto»
Riguardo alla proposta di cambiare il nome del viale in “Città libera da tutte le mafie”, Reggio Civica tuona: «Resti com’è». Dal Comune arriva un “ni”: «Interpellata la Consulta per la Legalità»
Reggio Emilia «Cancellare il nome di una via di Reggio Emilia intitolata alla Città di Cutro oggi sarebbe un atto gravissimo per tutta la città. Varrebbe dire siete tutti collusi, varrebbe dire siete tutti ’ndranghetisti. Non posso accettarlo. Io merito rispetto. La comunità cutrese merita rispetto». Questa la reazione di Palmina Perri, ex consigliera ex capigruppo ReggioÈ , ex avvocato oggi professoressa e membro del Centro studi e ricerca Diego Tajani.
Ha sollevato un vero polverone la proposta, lanciata dall’ex prefetto di ferro oggi in pensione Antonella De Miro, di re-intitolare il viale della tangenziale da “Città di Cutro” a “Città libera da tutte le mafie”. Martedì scorso, mentre era a Rubiera per ricevere la cittadinanza onoraria dopo quella di Reggio, la De Miro ha detto: «Mi turba vedere, arrivando a Reggio, la grande arteria di collegamento intitolata tutt’oggi alla Città di Cutro. Sarebbe bello, la prossima volta che arriverò qui, essere accolta dal viale “Reggio Emilia città libera da tutte le mafie”».
Apriti cielo. «Perché questa esternazione? – replica Perri – Come cittadina reggiana, cutrese di origine, mi colpisce molto una dichiarazione di tale portata. Da anni mi occupo attivamente della cultura della legalità nella mia città e nel mio paese di origine, nonché del difficile lavoro di riparazione dello strappo tra la comunità cutrese e quella reggiana dopo il processo Aemilia. L’onta che ha colpito i cittadini reggiani di origine cutrese accomunati indistintamente ad appartenenti alla criminalità organizzata è reale e sta alimentando un solco profondo nel tessuto sociale, che produce discriminazione e diseguaglianze. Sentimenti che non possono appartenere a Reggio Emilia e ai suoi cittadini. Il viale Città di Cutro è un riconoscimento a una comunità laboriosa e generosa che ha contribuito alla crescita e allo sviluppo reggiano. Ferma l’assolutà necessità di colpire duramente la ’ndrangheta , la cancellazione del viale verrebbe letta come “non meritate neanche la menzione del nome del vostro paese”. Serve più rispetto. Cutro è la città di Diego Tajani, il primo politico italiano che ha denunciato le infiltrazioni mafiose, ed è da qui che lancio l’auspicio della ripresa effettiva di un dialogo tra le comunità con primo punto comune la lotta alla criminalità organizzata e la costruzione comune di una cultura della legalità».
L’unico consigliere in carica cutrese, l’avvocato Carmine Migale, è più cauto. «Penso che la proposta dell’ex prefetto non avesse l’intenzione di offendere i tanti cittadini di origine cutrese qui residenti. Certamente il messaggio che però è passato è proprio questo ed è un errore: non si può far ricadere su un’intera comunità la responsabilità di pochi. Così facendo si rischierebbe un’inutile discriminazione delle tante persone di origine cutrese che lavorano onestamente e si impegnano nel sociale per contribuire al benessere di Reggio».
Reggio Civica, il gruppo di Migale guidato dall’avvocato Giovanni Tarquini, è sulla stessa linea d’onda. «Ci viene chiesto cosa ne pensiamo. Ebbene, nel manifestare la massima stima per De Miro e per il suo operato, riteniamo di commentare in senso critico la proposta di rimozione dell’intitolazione. Ogni comunità merita attenzione e considerazione per le proprie peculiarità positive e per l’apporto che arreca alla collettività. Su questo concetto non possono incidere, in modo generalizzato, comportamenti sbagliati di singoli individui o gruppi di individui. Associare Cutro sempre e solo, quasi d’istinto, a casi giudiziari che hanno coinvolto una piccola parte del quel piccolo mondo, rappresenta una generalizzazione sbagliata e suona come un’offesa ingiusta verso le tante persone oneste di origine cutrese. O all’epoca l’amministrazione comunale ha preso un abbaglio oppure non si può, oggi, ledere la reputazione sociale di chi in Calabria ha le proprie radici». In conclusione «pensiamo che quella via possa, anzi debba, rimanere così».
«La scelta di intitolare il viale risale all’anno 2009: come sempre, quando si tratta di toponomastica, bisogna considerare il momento storico in cui avviene», ha replicato il Comune di Reggio, che in una nota si dichiara possibilista sulla proposta: è un “ni”. «Nel rispetto dell’opinione espressa da De Miro, la giunta valuterà se e come accogliere la sua sollecitazione, una volta ascoltate le reazioni tra i cittadini. A tal fine la giunta ha anche deciso di chiedere un parere al Comitato Scientifico della Consulta per la Legalità. È evidente che qualsivoglia scelta verrà assunta non comporta in alcun modo giudizi negativi sulle migliaia di onesti cittadini calabresi, né il venir meno del sostegno alla lotta alle mafie».