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La risposta

Il sindaco di Cutro all’ex prefetta De Miro: «A Reggio c’è chi è stato eletto con i nostri voti»

Serena Arbizzi
Il sindaco di Cutro all’ex prefetta De Miro: «A Reggio c’è chi è stato eletto con i nostri voti»

Antonio Ceraso commenta la proposta di cambiare nome al viale: «Allora togliamo ai cutresi anche i certificati elettorali...»

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Reggio Emilia «Plaudo al lavoro che fanno la prefettura e le forze dell’ordine e mi sono costituito parte civile nei processi contro la ’ndrangheta. Ma togliere "Città di Cutro" dal nome di quel viale equivale a criminalizzare tutta la comunità cutrese. Si vuole dire che sono tutti delinquenti?». Il sindaco di Cutro Antonio Ceraso risponde così alla proposta dell’ex prefetta Antonella De Miro di sostituire il nome del viale con "Reggio Emilia, città libera da tutte le mafie". «Mi sembra eccessivo togliere il nome "Città di Cutro al viale" - aggiunge il primo cittadino -.Alla quarta generazione mica sono tutti figli di ’ndranghetisti. Perché, se sostituiamo il nome di quella strada, allora, non togliamo anche il certificato elettorale i cutresi? Mi pare che in tanti a Reggio Emilia siano stati eletti con i voti dei cutresi».

Che intende dire?

«Un conto è parlare di ’ndrangheta nei salotti di Roma e Milano - rimarca, poi, il primo cittadino di Cutro -. Un altro è costituirsi contro i clan, qui a Cutro. Io ho sempre sostenuto che la ’ndrangheta vada combattuta e non mi sono mai tirato indietro. Se mi indicate quali sono i delinquenti da punire mi spendo in prima persona per farlo, al contrario di tante associazioni che si riempiono la bocca di ’ndrangheta. Venissero qui, a Cutro, a parlarne come faccio io».

L’attenzione va tenuta alta contro il fenomeno mafioso.

«E sono stato l’unico a metterci la faccia, qui in Calabria, in questo senso. Ma non va fatta di tutta l’erba un fascio. La boutade dell’ex prefetta io me la sarei risparmiata. Ha scoperchiato a suo tempo una pentola importante e meno male che lo ha fatto. Ma il marchio di Cutro non deve essere marchio indelebile di malaffare. Qui ci sono scultori pittori, artisti di ogni genere. Di questi sono onorato di essere sindaco. Non dei Grande Aracri e dei Sarcone. Ferma restando la totale condanna a chi ha commesso atti delinquenziali togliere il nome mi sembra eccessivo».