Il comitato delle educatrici Unimore con laurea “mutilata”: «Ci salvi la Regione con una delibera»
Sabato alle ore 11 il presidio davanti alla sede dell’università in viale Timavo
Reggio Emilia «I tempi di una sanatoria sono troppo lunghi, incompatibili con l’emergenza che riguarda il personale del settore: secondo l’Anci, a settembre all’appello mancherebbero già 42mila educatori, cui si aggiungerebbero questi 30mila che con la loro laurea non potrebbero più lavorare nei nidi d’infanzia. Per questo chiediamo che venga fatta tempestivamente una delibera regionale, visti anche i poteri speciali delle Regioni sulla fascia 0-3». Silvio Rosati, portavoce di Adl Cobas Reggio Emilia, è intervenuto davanti alla sede Unimore di viale Allegri a fianco di alcune rappresentanti del neonato Comitato Difesa Professionale Educatrici Educatori (CDPE), che ieri ha convocato i giornalisti per annunciare pubblicamente l’apertura di un percorso di mobilitazione e rivendicazione a sostegno delle centinaia di educatrici ed educatori laureati all’Unimore – immatricolati nel 2017-2018 e 2018-2019 – coinvolti nell’invalidamento del titolo a causa di uno sbalzo temporale tra la riforma del 2017 e l’entrata in vigore nel 2020 dei provvedimenti. A loro, lo ricordiamo, oggi viene chiesto dall’ateneo di iscriversi nuovamente all’università, pagando 500 euro, per ottenere 55 crediti formativi aggiuntivi. «Non abbiamo ancora ricevuto una risposta ufficiale da Unimore e nemmeno dalle istituzioni regionali – ha proseguito Rosati –. Però il dato positivo è che oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo un incontro con l’assessora comunale con deleghe a Scuole e Nidi d’infanzia Marwa Mahmoud in rappresentanza del Comune». Il sindacato e il comitato, infatti, avevano chiesto di incontrare, senza successo, anche il rettore Unimore e gli assessori regionali, rispettivamente all’Università e al Lavoro, Vincenzo Colla e Giovanni Paglia. La prima azione a livello locale, un sit-in, si terrà sabato, alle ore 11, davanti alla sede Unimore di Viale Timavo (e non di viale Allegri, come inizialmente stabilito durante l’assemblea della scorsa settimana ai Chiostri della Ghiara a cui hanno partecipato oltre 70 educatrici). Il comitato e i Cobas invitano la cittadinanza a stare al loro fianco al presidio «perché è un problema di giustizia», come ha sottolineato il sindacalista, «che a settembre mette a rischio l’apertura dei nidi, facendo venire meno la garanzia di un servizio pubblico essenziale per tutta la comunità». Intanto, anche nella vicina Parma (come già detto, la questione sarebbe nazionale, non un problema solo dei laureati Unimore) si stanno organizzando: è stata fissata una riunione per oggi alle 18.30 in via Venezia 66. L’obiettivo è ottenere un intervento immediato da parte delle istituzioni che consenta alle educatrici non solo di mantenere il proprio posto di lavoro all’interno di cooperative e amministrazioni ma anche di accedere regolarmente ai bandi per nidi e scuole d’infanzia tramite una deroga transitoria. A parlare, ieri pomeriggio, sono state anche alcune delle educatrici coinvolte, che ci hanno tenuto, però, a non portare alla ribalta della cronaca storie personali ma problematiche comuni che riguardano centinaia di loro ex compagne e compagni di corso a Scienze dell’Educazione con specializzazione sia per i servizi per l’infanzia che per il settore sociale. «Non credo ancora a quello che sta succedendo – ha confidato Marta Laiza, che si è laureata nel 2021 –. Il futuro è incerto, siamo in un vero e proprio limbo: non sappiamo se lavoreremo, se siamo riusciti a entrare in eventuali concorsi. È molto frustrante». Accanto a lei, un’altra educatrice, Jessica Coda, ha messo l’accento su tutta la delusione che questo momento porta con se. «Noi abbiamo fatto il nostro pezzo: abbiamo studiato, pagato le tasse, ci siamo laureate. E ora resto basita perché a cinque anni dalla mia laurea mi dicono che non vale più. Non credo che siano quei 2-3 esami aggiuntivi, che ci richiedono, a fare di noi le educatrici che già oggi siamo». «La mia è soprattutto preoccupazione – ha detto un’altra delle rappresentanti, Cinzia Carella – perché questa situazione pare ci impedirà di partecipare ai prossimi concorsi pubblici, che già sono pochi. Se dovesse uscire un concorso nel breve periodo, non poterlo fare sarebbe un grosso problema per la mia carriera».
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