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Angeli e demoni

Affidi illeciti Bibbiano, i genitori dei bambini coinvolti: «Irrispettosa la gioia degli assolti»

Ambra Prati
Affidi illeciti Bibbiano, i genitori dei bambini coinvolti: «Irrispettosa la gioia degli assolti»

L’amarezza di una madre: «Siamo rimasti senza un perché. I condannati non faranno un minuto in galera, noi l’abbiamo vissuta per 4 anni»

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Reggio Emilia «Non è per niente giusto, non è stata fatta giustizia. Non pretendevo 15 anni di carcere per Federica Anghinolfi, ma almeno 4 anni, che è esattamente il periodo che abbiamo vissuto noi senza nostro figlio. Anghinolfi e Monopoli non si faranno nemmeno un minuto di galera mentre noi la galera l’abbiamo fatta, quando nostro figlio non c’era, soffrendo come cani». A parlare è una mamma di 40 anni, residente in un Comune della Val d’Enza, uno dei casi pilota - non riconosciuti insieme ad altri tre - del processo sui presunti affidi illeciti. Si tratta della stessa famiglia per la quale il pediatra Costanzo Panza ha deposto dichiarandosi sorpreso dell’affido («Mi stupì quel disturbo, per me quel caso non era da bandierina rossa»).

Nel dicembre 2022, alle prime udienze, la Gazzetta di Reggio li aveva intervistati: «Saremo sempre presenti, l’abbiamo vissuta troppo grossa». Poi gli impegni lavorativi hanno avuto il sopravvento. Per loro l’incubo iniziò a fine 2014, dalla segnalazione di una pedagogista della scuola materna perché il bimbo toccava le parti intime a se stesso e agli altri; i Servizi adombrarono anche un disagio economico e l’approccio iniziale fu quello del sostegno. «Pensavamo fossero lì per aiutarci». Poi l’affido del minore, l’allontanamento del patrigno (accusato di abusi sessuali rivelatisi falsi), la revoca della genitorialità. La madre si è ritrovata da sola con altri due figli, il bimbo (che all’epoca aveva 6 anni) è stato dato in affido per poi tornare a casa nel 2020, quando aveva 10 anni. «Per due anni ho potuto parlarci una volta al mese solo io, non poteva vedere né i fratelli né colui che l’ha cresciuto come un padre». La madre era presente alla lettura della sentenza, mercoledì pomeriggio. «Già dalla prima parola, "assolto", siamo rimasti choccati. I nostri avvocati, che ringrazio si sono fatti in quattro, ci avevano preparato: ci aspettavamo una pena minima, ma non così. Non sono nemmeno arrabbiata: piuttosto delusa, non riesco a trovare il termine appropriato, diciamo che ha prevalso la tristezza, il senso di vuoto, l’inutilità della sofferenza. Il dispiacere per questa sentenza è stato enorme. Ci sentiamo come se nostro figlio ce l’avessero strappato via per la seconda volta».

Alla lettura del verdetto la madre ha assistito alla gioia degli assolti. «Per carità, è loro diritto: ne sono usciti puliti. Ma a vedere quella scena mi sono passate davanti le intercettazioni agghiaccianti, gli affidatari (abbiamo avuto la fortuna di conoscere degli affidatari giovani e carini, siamo ancora in contatto) che dicevano che mio figlio piangeva notte e giorno perché voleva tornare a casa quando i Servizi dicevano che andava tutto bene, mio figlio manipolato per fargli credere di aver subìto abusi, la faticaccia che ho fatto nei percorsi sulla genitorialità». In corte d’Assise a Reggio la coppia era accanto al papà, di origine albanese, che è stato allontanato dall’aula. «Siamo rimasti fuori per un po’ a parlare con lui. Ha detto di aver paura: paura che queste persone possano tornare al loro lavoro e a far danni».

L’unica consolazione è stata il ritorno alla normalità. «Quando a casa nostro figlio ha visto la nostra faccia, ha subito capito l’esito. Ormai ha 15 anni: ha pubblicato su Instagram la frase "Vi voglio tanto bene" e le nostre iniziali con i cuori. Un modo per esprimere vicinanza». Per chi non conosce i meccanismi giudiziari, è arduo comprendere il verdetto. «Non so cosa pensare. È come se tutto fosse finito nel dimenticatoio. Allora perché quando il giudice di Bologna ci ha ridato nostro figlio quasi chiedeva scusa? Perché i nostri bimbi sono tornati a casa, se era tutto a posto? Non c’è niente a posto. Il danno psicologico è stato enorme: per 4 anni non ho visto crescere mio figlio». E ancora: «In queste ore leggo dei commenti vergognosi, come "non ci sono mostri di bambini": lo trovo poco rispettoso nei confronti di noi genitori. Non ho mai pensato che ci fossero mostri, ma che siano stati commessi grossi sbagli sì».