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Angeli e demoni

Affidi illeciti, le tappe della vicenda: da “Parlateci di Bibbiano” alla messa saltata

Serena Arbizzi
Affidi illeciti, le tappe della vicenda: da “Parlateci di Bibbiano” alla messa saltata

Nel Comune della Val d’Enza arrivò Giorgia Meloni e Matteo Salvini concluse la campagna elettorale. Giorni prima della sentenza era stata fissata una celebrazione poi annullata

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Reggio Emilia Da una parte, sul palco di piazza della Repubblica, imperversa il comizio di Matteo Salvini e della candidata alla presidenza della Regione, Lucia Borgonzoni, con un immenso strisicione che recita “Giù le mani dai bambini!”. A poche centinaia di metri, ci sono anche le Sardine, il movimento di attivisti a supporto della candidatura di Stefano Bonaccini. Siamo a Bibbiano, il 23 gennaio 2020: la chiusura della più feroce delle campagne elettorali per le Regionali in Emilia Romagna si sta consumando qui, mesi dopo l’esplosione dell’inchiesta denominata “Angeli e demoni”, che ha infiammato più che mai, dal giugno 2019, l’agone politico. Come sono stati e sono tuttora profondamente politici i risvolti del processo sugli affidi, concluso in primo grado nel tardo pomeriggio di mercoledì con 11 assoluzioni e tre condanne per reati non riconducibili alle accuse più gravi di quel “sistema Bibbiano” che negli ultimi sei anni ha fatto il giro del mondo.

“Angeli e demoni” e la politica, da subito, sono stati profondamente intrecciati. A partire dalla festa nazionale della Lega, nella torrida estate del 2019. Era il 13 luglio quando due donne che indossavano magliette ispirate all’inchiesta si presentarono alla festa in cui il leader Matteo Salvini annunciò l’endorsement: Lucia Borgonzoni sarebbe stata la candidata. «C’è aria di cambiamento, vi libereremo», promise la guida del Carroccio. La stessa Borgonzoni in Parlamento indossò la maglietta con lo slogan: “Parliamo di Bibbiano”, con le iniziali P e D ben evidenziate in rosso, come chiara allusione al partito. A Bibbiano venne Giorgia Meloni in persona, che posò accanto al cartello stradale insieme ad altri esponenti reggiani di Fratelli d’Italia, con un cartello che ben presto diventò virale: “Siamo stati i primi ad arrivare, saremo gli ultimi ad andarcene”.

Tra le figure più esposte di questi sei anni c’è senza dubbio il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, finito inizialmente ai domiciliari e sospeso dalle sue funzioni dal prefetto e autosospeso dal Pd. Per l’ex primo cittadino di Bibbiano il processo si è concluso nell’ottobre dello scorso anno, quando è stato prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio, fatto reso possibile, ironia del destino, dopo la riforma Nordio attuata dal governo Meloni. Il Pd di Bibbiano nelle scorse settimane gli ha riconsegnato la tessera nel corso di una cerimonia tanto informale quanto commovente. Così come stretto è il vincolo che lega il Pd di Bibbiano all’ex sindaco. «Caro Andre, non ci sono parole ma tante lacrime nel ripensare a questi anni così duri in cui ogni giorno abbiamo lottato insieme con la nostra Comunità contro questa assurda vicenda», sono le parole dell’attuale sindaco Stefano Marazzi, che quando scoppiò l’inchiesta era segretario del Pd bibbianese, dopo il verdetto di mercoledì. Lo scandalo degli affidi non impedisce al centrosinistra di incassare la vittoria alle amministrative nel giugno 2024, con un sostanzioso consenso alle urne del 73,2 per cento. «Sono stati sei anni lunghissimi: anni di bugie, menzogne, squallide strumentalizzazioni, indegne di un paese civile. Ci hanno provato in tutti i modi a cambiare la storia del Paese in quel 2019, non avevano, però, calcolato di trovare sulla loro strada una comunità di persone per bene - è il commento dell’attuale segretario dem, Daniele Caminati, dopo le 11 assoluzioni -. Se qualcuno avesse un minimo di dignità ed etica, sarebbe lungo, lunghissimo, l’elenco di persone, a partire da chi, oggi, rappresenta il Paese e riveste importanti cariche dello Stato, che dovrebbero scusarsi. Innanzitutto, con i bambini, che sono stati oggetto di slogan di campagne elettorali da parte di coloro che anteponevano il loro interesse politico al reale benessere dei minori». Carletti fu bersaglio di una pesantissima campagna diffamatoria scaturita in seguito a un post dell’allora ministro Luigi Di Maio: 46 persone sono a processo per i post su Facebook ai danni dell’ex sindaco.

A Bibbiano il tema degli affidi terrà banco di nuovo anche in occasioni pubbliche di tipo politico. Il festival d’Enza, che riunisce i circoli Pd di Bibbiano, Canossa, Cavriago e San Polo, debutterà il 6 agosto con la presentazione “Il lupo di Bibbiano”, in cui l’avvocato Luca Bauccio racconta il processo al suo assistito, Claudio Foti, assolto in via definitiva. Proprio il giorno della sentenza, il legale ha pubblicato un altro libro: “La giustizia non è una dea bendata: contro l’inganno di Bibbiano”, disponibile su Amazon. «Dentro questo libro breve e leggero ci sono tutte le ragioni dell’innocenza e tutte le prove dell’inganno», spiega il legale.

Se prima era il centrodestra a chiedere: “Parlateci di Bibbiano”, ora è il centrosinistra a chiederlo. «Ricordo bene quel periodo, ero ed eravamo in piena campagna elettorale per le elezioni regionali - rievoca Stefano Bonaccini, competitor e poi vincitore contro Lucia Borgonzoni -. Vennero qui più volte Meloni e Salvini a sostenere la mia avversaria di allora, Lucia Borgonzoni, che esibì persino una maglietta in Parlamento con la scritta "Parlateci di Bibbiano"». Gli affidi sono finiti al centro della polemica politica anche per una celebrazione religiosa, organizzata al Sacro cuore di Baragalla, da don Davide Poletti, annullata dopo che lo storico esponente di destra Marco Eboli ha sollevato il caso. La deputata Pd Ilenia Malavasi ricorda che «la vicenda di Bibbiano ha segnato un punto di non ritorno nella becera e violenta strumentalizzazione politica». Dopo la sentenza «il mio primo pensiero è andato all’intera comunità di Bibbiano, che ha saputo resistere, restando unita, offrendo a tutti una grande lezione di dignità e impegno. Infine, occorre fare una riflessione sulla delegittimazione cui è stato sottoposto l’intero sistema dei servizi». Anche la presidente regionale del Pd, Laura Arduini interviene: «Ora la politica chieda scusa e ricostruisca la fiducia».