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Il retroscena

Incendio Inalca, l’assessora Bonvicini: «Ad un certo punto l’azienda si è chiamata fuori, ma ora il Comune ha intenzione di rivalersi»

Incendio Inalca, l’assessora Bonvicini: «Ad un certo punto l’azienda si è chiamata fuori, ma ora il Comune ha intenzione di rivalersi»

È accaduto alcune settimane fa, nell’ultimo incontro che l’amministrazione ha avuto con i vertici aziendali. Una risposta che ha spiazzato la giunta Massari, spingendola a trovare una alternativa in tempi brevi

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Reggio Emilia «Non siamo più disposti a proseguire con un servizio di pronto intervento così come è stato fino a questo momento». Questo il tono con cui i vertici di Inalca si sono chiamati fuori dalle necessarie operazioni di bonifica attorno all’area dove sorgeva lo stabilimento devastato dalle fiamme la notte del 10 febbraio scorso. È accaduto alcune settimane fa , nell’ultimo incontro che il Comune ha avuto - in modalità online - con i vertici dell’azienda. Una risposta che ha spiazzato il Comune di Reggio, spingendolo a trovare una alternativa in tempi brevi e portando la giunta Massari a pubblicare una delibera come quella in cui il Comune assume l’impegno di fare quello che Inalca aveva detto di non voler più fare.

Una rottura pesante, quella nei rapporti tra Inalca e il l’amministrazione reggiana nella gestione del post-incendio, provata anche dal fatto che già prima di arrivare a ufficializzare la propria decisione di chiamarsi fuori, Inalca aveva già iniziato a disimpegnarsi su questo versante. La prova si ricorderà è arrivata dal Procuratore capo di Reggio che per sottolineare la correttezza del suo ufficio, aveva messo in fila le date della vicenda. Ad esempio la data del dissequestro di buona parte dell’area, provvedimento datato 24 aprile. Peccato che poi, per un mese, queste operazioni di bonifica non siano iniziate, scatenando le ire del Comune. È sempre stato così? No, assicurano dal Comune: «Gli interventi della ditta incaricata da Inalca all’inizio erano puntuali e rapidi. Per il primo mese – sottolinea l’assessora alla Protezione civile Carlotta Bonvicini –  il sistema di intervento funzionava bene: oltre ad essere intervenuti sulle strutture interne, hanno fatto tutte le aree limitrofe all’azienda, nei quartieri, nelle aiuole e sui tetti su cui sono stati trovati frammenti. Il metodo di intervento - ricorda l’assessora - fu concordato con Arpae, Ausl e vigili del fuoco: parliamo di frammenti di dimensioni molto piccole, che non generano polveri respirabili dalle persone e Arpae e Ausl sostengano non essere pericolosi nella loro attuale configurazione. Così si è deciso di andare alla raccolta prima manuale poi aspirata, a seconda delle quantità. Il parco della Resistenza è stato scandagliato due volte, i marciapiedi e le aiuole intorno hanno visto diversi passaggi».

E proprio questo lavoro quotidiano ha portato il Comune a maturare una convinzione: «dotarsi di una squadra che intervenga mano a mano che eventuali nuovi frammenti dovessero comparire: pensiamo ad esempio ai forti venti di questi giorni e a come questi frammenti in parte ancora presenti all’interno dello stabilimento sulle coperture sequestrate, possono essere stati trasportati fuori dall’area». E adesso che il Comune si è sostituito a Inalca? «Ovviamente - dice l’assessora Bonvicini - resta aperta la questione di chi debba farsi carico economicamente di queste operazioni. E la nostra intenzione è quella di rivalerci verso la ditta inadempiente».