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Ufficio immigrazione, la Questura replica alle accuse: «Critiche ingenerose e anonime»

Massimo Sesena
INAUGURAZIONE NUOVO UFFICIO IMMIGRAZIONE QUESTURA REGGIO EMILIA
INAUGURAZIONE NUOVO UFFICIO IMMIGRAZIONE QUESTURA REGGIO EMILIA

La risposta di via Dante sull’articolo pubblicato dalla Gazzetta riguardo l’episodio verificatosi martedì 8 luglio

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Reggio Emilia Non ci sta la questura a finire all’indice per le condizioni in cui devono stare le persone in coda per i documenti necessari per il permesso di soggiorno. Con una nota arrivata ieri pomeriggio, venerdì 11 luglio, la Questura di Reggio replica all’articolo pubblicato dalla Gazzetta lamentando il fatto che il lettore che ha raccontato la sua storia non sia identificabile. Peccato che lo faccia con un comunicato non firmato, né dal questore né dal dirigente dell’ufficio immigrazione.

La nota della Questura

«Questo Ufficio - dice la nota - ha intensificato in modo strenuo gli sforzi, già cospicui, quotidianamente profusi per migliorare i servizi offerti all’utenza nello specifico settore, rimpinguando, non senza sacrifici, in modo sostanzioso l’organico della specifica articolazione. Detti sforzi hanno, peraltro, consentito, negli ultimi tempi, dati alla mano, di raggiungere ottimi risultati».«Certamente non mancano le criticità, ma la mole dell’attività svolta è di tale entità che l’impegno del personale operante non dovrebbe, francamente, essere svillaneggiato. Le critiche, beninteso, sono sempre legittime, ma quando vengono formulate ben al di là del principio di continenza, con inaccettabili censure relative alla professionalità degli operatori, sulla scorta di affermazioni isolate e apodittiche, la replica volta a tutelare la dignità e la competenza del personale operante diventa assolutamente doverosa». Poi il comunicato entra nel merito delle file ma - sempre dietro l’anonimato - finisce per misurarne la lunghezza. «Per quanto concerne, invece - si legge nel comunicato - l’annosa questione relativa alla effettiva esposizione alle intemperie degli spazi esterni, su cui si snodano le file, peraltro - prosegue la nota - nemmeno particolarmente lunghe se paragonate a quelle di altri capoluoghi, magari gravati da un’utenza di minor mole, si rappresenta che detta cronica vicenda è, ovviamente, ben conosciuta a questo Ufficio ma che, trattandosi di spazi insistenti su aree pubbliche esterne alla Questura, l’eventuale competenza a intervenire non è di questo Ufficio. Nondimeno, non più tardi di un paio di mesi fa, è stata trasmessa una segnalazione formale all’Autorità amministrativamente competente, con cui veniva rappresentata la situazione, peraltro sotto gli occhi di tutti da tempo immemore, con preghiera di valutare la possibilità di intervenire. In conclusione, si ribadisce, non ci si può esimere dall’esprimere il più profondo rammarico per il modo in cui il fin qui anonimo estensore della segnalazione ha rappresentato i fatti, francamente irriguardoso non tanto nel merito degli stessi, tutti peraltro da verificare, quanto nel giudizio sulla professionalità degli operatori della Polizia di Stato che ogni giorno, non di rado con sacrificio, profondono il massimo impegno nell’adempimento delle funzioni a loro assegnate».

La posizione del Comune

Fin qui la questura. Su questa vicenda il Comune è da tempo alla ricerca di uno spazio idoneo, ovvero dotato di una sala d’attesa al coperto che possa ospitare le centinaia di persone che si accalcano ogni giorno fuori dai muri della caserma Taddei, su viale Piave. L’idea è quella di seguire, ad esempio, il percorso intrapreso a Ferrara. Anche lì, nello scorso inverno era scoppiato il caso delle lunghe code all’addiaccio. Lì sulla base di un accordo che ha coinvolto Comune e prefettura è stato individuato un immobile dove entro fine anno si trasferirà l’ufficio immigrazione. «In questo momento - spiega il vice sindaco Lanfranco De Franco - un immobile che faccia al caso nostro non c’è, ma il nostro impegno è quello di continuare a cercare, con l’obiettivo di rendere dignitosa una situazione che oggi dignitosa non è». Del resto l’impegno, il Comune lo ha promesso solennemente approvando una mozione a firma della consigliera del Pd Francesca Bedogni che impegna la giunta a trovare una soluzione. Secondo l’assessora Marwa Mahmoud «una strada da percorrere potrebbe essere quella già battuta durante l’emergenza Covid , quando ci si era organizzati per l’ufficio passaporti o, sul fronte comunale per l’anagrafe. Perché non ragionare, assieme alla questura, su modalità diverse di accesso a questo servizio?». Poi Mahmoud centra il problema: «Se si trattasse di un altro tipo di servizio, dal rinnovo di un altro documento alla spedizione di un pacco, saremmo disposti ad accettare questo tipo di servizio? Forse dovremmo metterci nei panni di chi vuole vivere qui e vuole farlo nella legalità e chiederci se ciò che vediamo è degno di questa città»