Gazzetta di Reggio

Reggio

La protesta

Lauree “mutilate”, le educatrici davanti alla sede di Unimore: «L’università ci ha trattato in modo vergognoso»

Mattia Amaduzzi
Lauree “mutilate”, le educatrici davanti alla sede di Unimore: «L’università ci ha trattato in modo vergognoso»

Il picchetto si è svolto ieri, sabato 12 luglio, in viale Timavo: «Non vogliamo compromessi, la sanatoria è l’unica soluzione»

4 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Non si placa la protesta delle educatrici, laureate in Scienze dell’Educazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia - immatricolate negli anni 2017/18 e 2018/19 - a cui è stato comunicato che con la loro laurea potrebbero non più lavorare nei nidi d’infanzia. Nonostante l’incontro avvenuto venerdì pomeriggio (definito «non positivo» da Silvio Rosati, referente di Adl Cobas) tra i sindacati, le rappresentanti del comitato nato a Reggio e il direttore del corso, Antonio Gariboldi, ieri mattina è andato in scena il picchetto davanti alla sede di Unimore, in viale Timavo. Si sono presentati, oltre un centinaio tra educatrici ed educatori, genitori, cittadini e sindacalisti. Diversi gli striscioni e i cartelloni che sono stati esposti, per protestare contro l’ingiustizia subita e, soprattutto, il trattamento ricevuto da parte dell’università. Ricordiamo che Unimore aveva proposto alle educatrici - ribadito all’incontro di venerdì - di tornare ad iscriversi alla facoltà, pagando 550 euro, sostenere gli esami per ottenere i crediti formativi richiesti (55) e rifare tirocinio e una tesi (diventata poi un elaborato finale). Condizioni, queste, ritenute inaccettabili dalle stesse laureate, che reclamano a gran voce una sanatoria. Una mano è stata tesa dal governo visto che, sempre venerdì pomeriggio, il ministero dell’Università ha annunciato di avere pronta una norma che permetterà alle educatrici di poter tornare a lavorare. La norma sarà presentata come emendamento al decreto legge 90 del 2025, il cosiddetto decreto legge Università, ma ci vorranno almeno 60 giorni prima che venga approvata. E dunque i tempi stringono.

Le voci

Durante la protesta, sono stati diversi gli interventi delle dirette interessate, tra cui Alessia Dallari, di Bagnolo, la creatrice della prima chat di Whatspapp tra le educatrici: «Dopo aver ricevuto la mail da Unimore, la prima sensazione è stata poco piacevole. Abbiamo subito creato un gruppo Whatsapp facendolo girare per tutta la provincia, in modo tale da far arrivare la notizia a tutti. Questo perché in molte non sono state avvisate e questo è grave. Ci siamo mossi fin da subito per far valere il nostro diritto e la nostra laurea, per arrivare a questa sanatoria. Non siamo disposte a compromessi. La nostra laurea deve valere, perché l’abbiamo sudata e pagata. L’errore non è stato nostro e non è giusto che a pagare siano gli studenti». È intervenuta anche Erica Malaguti, di Rio Saliceto, ma che insegna a Carpi, nel Modenese: «Ho saputo di questa notizia mentre ero al mare. Ci ha sconvolto tutte quante, ma per fortuna in pochi giorni siamo riusciti a fare numero, e loro non se lo aspettavano. Si devono rendere conto che il nostro è un lavoro fatto di passioni: siamo le educatrici del 90% delle famiglie di Reggio Emilia. Facciamo tanti sacrifici e veniamo ripagati così. Siamo sconvolte dal comportamento tenuto dall’università, ed è vergognosa "l’umanità" che hanno avuto nei nostri confronti. Non ci sono venuti per niente incontro. La norma? Un minimo spiraglio di luce. Ci ha fatto piacere il fatto che gli assessori all’istruzione siano stati dalla nostra parte, così come il ministero. E infatti dispiace che l’università invece non l’abbia fatto». Infine è toccato a Martina Ferramola, di Luzzara: «L’unione fa la forza, ed è solo grazie a questo se ieri abbiamo ottenuto un risultato. Siamo in 400 solo qui a Reggio, ma in Italia siamo oltre 31 mila in questa condizione. Non bisogna farsi prendere dalla paura: questa energia femminile è potente. Questa è una problematica che riguarda intere famiglie, perché se i nidi a settembre non dovessero aprire, i bambini resterebbero a casa. Dobbiamo resistere e rimanere unite. Abbiamo studiato duramente e lavorato ed è impossibile che ci venga privato il nostro titolo in questo modo».

Le parole della deputata

Il sindacato Adl Cobas ha annunciato che domani incontrerà l’assessora regionale alla Scuola e Politiche per l’infanzia, Isabella Conti. Ilenia Malavasi, parlamentare reggiana del Partito democratico commenta: «La risposta del Mur dimostra la validità delle ragioni di migliaia di educatori. È un primo, importante passo che dà finalmente ascolto a una giusta e legittima rivendicazione. Ora è fondamentale che questo emendamento venga approvato senza ritardi e con il più ampio consenso parlamentare: il nostro sistema educativo ha bisogno di queste professionalità e non possiamo permetterci di disperdere competenze preziose per responsabilità non loro. Seguirò con attenzione l’iter del provvedimento affinché il diritto di queste persone venga finalmente riconosciuto».